Questa
è una “testimonianza” … vorrei raccontare una serie di fatti che sono stati
direi decisivi nella mia storia di conversione personale e di ricerca spirituale
e morale. Vorrei anche parlare di come ho infine deciso di essere cristiana e
di come tutto questo è accaduto grazie a Maria, alla figura e all’intervento
della Madre di Gesù.
Nel 2006 conobbi
una ragazza che mi fu subito simpatica perché era una persona dolce, calma e
riflessiva. Lei praticava il reiki e
le piaceva molto. Io avevo avuto precedenti contatti, nell’ambiente
universitario, con persone che avevano praticato lo spiritismo, anche se
personalmente non mi ero mai fatta coinvolgere in queste loro attività.
Tuttavia, quando quella ragazza, peraltro del tutto avversa a sedute spiritiche
e cose del genere, mi propose il reiki, io fui tentata di accettare perché non
lo consideravo una cosa esoterica, bensì una disciplina come altre, di origine
orientale (giapponese per la precisione) ma comunque senza implicazioni
esoteriche o spiritiche o metafisiche. Non mi ero informata bene su reiki, mi
ero fidata del fatto che reiki viene a volte praticato nelle palestre, nei
centri benessere e persino in un paio di ospedali italiani. Ovviamente ero
scettica riguardo ai benefici effettivi di reiki, ma escludevo anche che
potesse nuocere. Infatti, quando vidi alcune persone eseguire un trattamento
reiki su un’altra persona e tracciare simboli "muovendo il dito” sopra il
corpo dell’altra persona, pensavo fossero tutte fantasie, o meglio, rituali
suggestivi, che avranno avuto un significato culturale simbolico, come tutti i
rituali e le preghiere, ma nulla più di questo. Non ero realmente interessata a
reiki perché … sono una ragazza europea mentre reiki è giapponese, e io non ho
mai provato il desiderio di conoscere cose diverse da quelle proposte dalla mia
cultura, ma dato che avevo conosciuto quella ragazza e i suoi amici, alla fine
decisi lo stesso di “stare al loro gioco”. Infatti ero curiosa e penso anche
che, inconsciamente, volessi introdurre una novità nella mia routine quotidiana
e nel mio modo di vivere di allora, che trovavo noioso. Inoltre, in quel
periodo la mia relazione con il mio partner non andava bene e io mi sentivo
triste ed insoddisfatta. E' la vita moderna, sapete, con i suoi ritmi, con lo
studio frustrante, con un lavoro arido o precario, con relazioni umane
insoddisfacenti, senza amore, a preparare a volte il terreno fertile per
un'evasione nel preternaturale.
Immagino stessi
solo cercando un diversivo, un modo per “consolarmi” da qualche amarezza che la
vita mi aveva riservato.
Alla fine accettai
di “ricevere” il primo livello di reiki da quella ragazza che avevo conosciuto,
come un regalo da provare, un regalo che lei considerava comunque “buono” anche
nel caso io avessi deciso di non farmene proprio un bel niente.
Io non mi
aspettavo nulla da reiki, tuttava, durante il breve e semplice rituale di
iniziazione al reiki, pensai che qualcosa di vero doveva esserci in tutta
quella faccenda di simboli e di energia, perché non appena ricevetti questa
“iniziazione al primo livello”, avvertii qualcosa tipo una scarica elettrica, e
vidi una piccola esplosione di luce che non mi abbagliava ma assumeva i colori
dell'iride, dell'arcobaleno, e poi diventava stabilmente di colore indaco. La
luce che vidi durò un paio di minuti e poi scomparve, ma tutta la stanza era
diventata per me di colore indaco: le pareti, i mobili, tutto. Per me esiste
una distinzione tra il vedere con i sensi e il visualizzare in senso
metafisico, metapsichico. Quest’ultimo nel mio caso consiste nell’interpretare
immagini che si formano “sul mio schermo mentale”, ma tali immagini non sono
casuali o prive di significato, anzi consentono di cogliere aspetti del Reale
che ai sensi sfuggono. E’ una specie di “seconda vista”, di “vista metafisica”,
di “vista spirituale” o di “veggenza”. Altre persone nella mia famiglia avevano
questa facoltà, reiki non c’entra nulla con queste cose, accadevano anche prima
e anche ad altri. Comunque torniamo ai fatti.
Nei giorni
successivi all’iniziazione reiki, svolsi regolarmente le mie attività, andando
al lavoro come sempre, vedendomi con il ragazzo che allora frequentavo, andando
a fare la spesa e via dicendo... tuttavia, qualcosa in me era cambiato. Mi
pareva di “avere addosso” una specie di energia, sembrava quasi di tipo
elettrico. Mi sentivo “elettrificata”. Però stavo bene e quindi non diedi molto
peso a quelle sensazioni, anche se talvolta erano molto intense, era come
essere … un conduttore elettrico.
Inoltre ero diventata ancora più sensibile e recettiva di quanto già lo fossi prima
nei confronti di me stessa, degli altri e dell’ambiente, al punto da avere
intuizioni e percezioni riguardanti le situazioni, le intenzioni altrui, le
altrui emozioni e anche lo stato di benessere o di malessere degli altri, che
prima non avevo. Ero diventata molto sensibile nel senso “come un’antenna”. Ero
già “una persona antenna” fin da bambina a dire il vero, senza reiki o altre
cose del genere e così mi ero limitata a pensare che reiki non avesse fatto
altro che “risvegliare una sensibilità latente” che la logica del mondo e il
modo di vivere materialista avevano offuscato. In effetti penso fosse così, e
questa è una cosa positiva in sé, il problema era che reiki è una forma di
canalizzazione dell’energia ambientale, e quindi può essere pericoloso perché
può seriamente esporre una persona al contatto con entità spirituali anzi
spiritiche negative, nocive, malintenzionate, ingannevoli o pesanti, cioè “che
non si sono elevate, che non si sono santificate” (quindi, che sono perdute).
Non avevo
bisogno di reiki per “ricordarmi che ero spiritualmente sensibile e che esiste
l’Anima”, ma di preghiera e di una vita buona, solo che io non lo sapevo perché
vivevo secondo il mondo, in modo
materialista, egoista, opportunista.
Oltretutto non
pensavo agli spiriti, né a Dio, che avevo relegato nel dimenticatoio durante
gli ultimi anni del liceo, ritenendo il tutto una questione solamente
antropologica e accademica, e niente di più.
Io non so dire
cosa sia reiki nella sua essenza, cioè non so che cosa sia questa “libera
energia”, di cosa sia fatta e da cosa sia prodotta. Per la scienza ufficiale,
le teorie sull’energia cosmica, sul ki o prana sono “pseudoscientifiche” e non
possono essere inserite nelle comuni indagini appunto scientifiche e di
laboratorio, ma dato che si parla di energia un po’ ovunque, e spesso a
sproposito, e che anche la fisica, per esempio, studia l'energia, e poi si
parla di elettromagnetismo e di particelle, non mi meravigliavo di sentire
parlare di energia anche in reiki, perché in fisica si dice talvolta che “tutto
è energia” e in chimica si dice che “tutto si trasforma”, quindi perché non
accettare il principio "ki" come in qualche modo attinente a qualcosa
di scientifico e di reale, anche se la scienza occidentale non se ne occupa
ufficialmente ? Alla fine non mi importava neppure molto di “definire a me
stessa” cosa fosse reiki e di analizzarlo secondo determinati criteri di
scientificità. Io lo praticavo così, “a tempo perso”, con moderata curiosità, e
comunque subordinandolo sempre ai miei impegni ordinari.
Nonostante il
mio atteggiamento scettico e distaccato, un pomeriggio che, così per “provare”,
mi ero distesa sul mio letto e mi ero concentrata su quel “flusso di energia” e
su quella “elettrificazione” da cui mi sentivo pervasa, mi meravigliai molto, e
mi spaventai anche un pochino, di visualizzare accano al mio letto uno … strano
essere. Compresi per intuizione che non era una persona umana come me ma che
era un’entità spirituale, un altro tipo di creatura e di intelligenza.
Ero davvero
stupita. Nonostante io non ci credessi che poteva esistere, e neppure ci
sperassi, né lo desiderassi, quell’entità, quello spirito, quella creatura
intelligente ma diversa da me, si era ugualmente manifestato. Era simile,
nell’aspetto con cui mi riusciva di visualizzarlo, a molti altri del suo tipo
che ebbi modo di visualizzare in seguito. Antropomorfo nelle forme, esile come
un fanciullo, ma di aspetto “alieno”, dalle proporzioni poco umane, con arti
lunghi e sottili, la testa grande e un po’ allungata e grandi occhi scuri dallo
sguardo ardente. Non aveva abiti, non aveva i capelli. Era scuro nel colore,
grigiastro e liscio. Avete provato ad immaginare un piccolo diavoletto?
Togliete al prodotto della vostra immaginazione qualsiasi calzamaglia rossa,
togliete anche eventuali ali, corna o coda, zoccoli da ariete o che altro di
“iconografico e folkoristico”, rivestite poi questo esserino di una luce endogena
dal bagliore scuro, ed ecco la creatura che si presentò presso il mio letto
quel pomeriggio che mi concentravo sul fatto di essere diventata una specie di
conduttore umano di un’energia non meglio specificata.
Quello spirito
secondo me era un vero demonio, un piccolo demonio che mi guardò e per un
istante parve turbato (in seguito pensai che non avesse affatto intenzione di
rendersi visibile, ma che per qualche motivo io riuscii a visualizzarlo lo
stesso), ma poi uno strano sorriso, sottile ed enigmatico, gli si delineò in
volto. Dopodiché si allontanò da me e quando lo vidi muoversi mi ricordai
“loro”, che gli avevo già visti quelli come lui: da bambina e da ragazzina, ma
poi avevo “rinnegato” quelle mie percezioni, ritenendole frutto di fantasia o
riflessi di luci e ombre. Quell’entità si muoveva nell’ambiente (nella mia
stanza per la precisione) con un’agilità e una rapidità impensabili per un
essere umano come pure per un animale. Lo percepivo come una … massa energetica appunto, sempre che
abbia senso descriverlo così, per me ne ha. E’ fatto di energia.
Dire che era
“una presenza” va bene ma è poco: una presenza è ancora qualcosa di vago,
invece “loro”, queste entità, non sono vaghi, ma hanno una massa, occupano uno
spazio possono muoversi in esso, ma in modo diverso come facciamo noi, sono
diversi da noi. Sono diversi da noi nella loro natura e nella loro essenza, sono
diversi in senso ontologico. Come
dire che “loro” sono “altro da noi”, quindi sono “alieni a noi”.
Ero
così meravigliata che uno di “loro”, degli spiriti che talvolta si
manifestavano ai miei sensi quando ero ragazzina, fosse in qualche tornato alla
portata delle mie percezioni. Allora non era
immaginazione la mia! Ero bambina che mi pareva di vederli, e ne ho visti anche
dopo, fino ai 13 o 14 anni circa. Poi mi ero come “chiusa a tutto questo”,
senza saperlo, senza accorgermene, perché crescendo ero cambiata, avevo perso
la mia sensibilità e pensavo piuttosto allo studio e alle relazioni umane. Era
venuto apposta, quel diavoletto, o mi stava osservando da prima? Forse sì. Ma
dato che anni di “cecità spirituale” sono duri a buttar via, una parte di me continuava
a non volerci credere, ritenendo fosse una specie di “proiezione” della mia
mente, o forse mi ero addormentata, e nel dormiveglia i miei sogni erano stati
visitati da un piccolo demonio. Sì, doveva essere così, una specie di sogno, e
neanche mi ero accorta di essermi assopita.
I giorni
seguenti furono normali, tranne per il fatto che una mattina che mi trovavo in
un autobus, vidi di nuovo quell’essere.
A volte mi pareva che mi seguisse per un tratto di strada, o meglio, che
camminasse al mio fianco, solo un poco più indietro, distante circa un metro
dalla mia persona. Lo visualizzavo per qualche istante, poi non ci riuscivo più
oppure lui andava via. Ma ne avvertivo la presenza (quando dico che “ne avvertivo
la presenza” intendo dire che avvertivo l’energia che emetteva, il suo “campo
di energia” e la sua “massa”) ed era quindi una presenza concreta, vibrante e
compatta. Chi non ha mai fatto esperienza di queste percezioni diciamo “extra
sensoriali” avrà difficoltà a capire. In realtà, penso che solo chi ha provato
qualcosa di analogo possa comprendere cosa intendo dire: per me quello spirito,
o altre entità di vario tipo, compresi gli Angeli, sono concreti nonostante
siano puri spiriti. Non hanno un corpo come il nostro, tuttavia sono creature
vere e concrete.
Inizialmente le
apparizioni e le manifestazioni di quell’entità oscura erano comunque
sporadiche, abbastanza diradate da darmi modo di pensare, ogni volta, che me lo
ero in qualche modo immaginato.
La ragazza che
mi aveva dato reiki ammise un giorno di avere anche lei percezioni simili e
alle mie, riguardanti entità spirituali di vario tipo, alcune benevole e
radiose (gli Angeli) e altre invece malevole, ambigue e oscure (i Demòni). Mi
ricordai di quello che sentivo e visualizzavo da bambina ed ero felice che “il
velo” su quello che ordinariamente è invisibile ai più, si fosse per me alzato
una seconda volta.
Continuavo a non
mostrare interesse in reiki per sé stesso, perché era una cosa orientale e a me
non interessavano le altre culture, ma accettai di unirmi agli amici di quella
ragazza, i quali avevano formato un gruppo per parlare di quello che le persone
comuni o molte di esse, nella mentalità eccessivamente materialista e scettica,
negavano. Parlavamo dunque di come la Realtà fosse complessa e popolata di una
varietà di creature spirituali: angeliche, diaboliche, come pure le Anime.
Parlavamo dell’Anima e loro erano convinti che noi abbiamo un’Anima, anzi che
noi siamo Anime oltre che corpi. Lo penso anche io. Ogni tanto, due o tre
serate al mese, ci incontravano liberamente per parlare, per pregare, per
descrivere le nostre sensazioni e visualizzazioni. Per la ragazza che
conoscevo, reiki era un modo, una tecnica diciamo, per affinare la propria sensibilità,
e anche a livello etico, doveva servire a migliorare, ad “evolvere”. Venne
fuori che il gruppo era di carattere sperimentale, cioè non c’era un
insegnamento ma più che altro si condividevano esperienza di vario tipo e si
“sperimentavano” modi di accedere a percezioni sempre più nitide nei confronti
delle dimensioni spirituali e dei loro immortali abitanti. Parlavamo anche di
Gesù, di Maria, dei vari modi in cui le culture e le civiltà umane avevano
simboleggiato e descritto gli spiriti, e parlavamo dell’insegnamento morale e
spirituale di Cristo. Non era un gruppo cristiano, era un gruppo di
sperimentazione spirituale, diciamo così, composto da persone di idee
abbastanza differenti, o anche dichiaratamente agnostiche. Parlavamo anche
degli esperimenti condotti da altri, per esempio dal chimico Corrado Malanga,
ma non facevamo mai contattismo, né ci interessava la medianità, tutto quello
che avveniva per noi era e doveva essere spontaneo e non ci interessava di
riuscire a riprodurlo come uno scienziato cerca di riprodurre in laboratorio il
fenomeno che studia: non era questo l’approccio, volevamo sentirci liberi da
qualsiasi metodo, anche se veniva spesso usato reiki, da molti (io non mi
sentivo invece molto portata per esso e non me ne entusiasmavo). I primi incontri furono piacevoli ed
interessanti, e le persone erano cordiali, tranquille. Dopo un po’ però
iniziarono a capitare cose che non potevamo controllare. Alcuni di noi, tra cui
io, ci eravamo infatti accorti che ogni volta che ci riunivamo, altri esseri ci
raggiungevano, sapendo che si sarebbe parlato di certe cose spirituali, che
alcuni avrebbero forse usato il reiki. Mi accorgevo della presenza protettiva
degli Angeli, ma anche di quella minacciosa degli esseri di tenebra, quelli
scuri come grafite, o luminosi di bagliori belli ma sinistri, o che prendevano
talvolta l’aspetto di piccoli draghetti
o di serpenti. Venivano anche loro e
una sera cercammo di mandarli via perché ci parve che volessero attaccare. Una
donna fu attaccata. Io li vidi mentre le si avvicinavano e accadde che
“entrarono dentro di lei” come se il loro corpo spirituale, la loro massa
energetica che non so di cosa sia fatta, “si sciogliesse” nel corpo fisico
della donna e lo compenetrasse. Quella povera donna cadde a terra e prese a
dimenarsi convulsamente, terrorizzandoci tutti. Altre volte, gli Angeli
riuscirono ad intervenire per impedire ulteriori attacchi, ma io non mi sentivo
più sicura e dissi agli altri che forse potevamo usare dell’acqua benedetta o
metterci a pregare, perché a me in quei momenti che gli spiriti venivano e ci
osservavano o aspettavano il momento propizio per attaccare uno di noi, veniva
voglia di mettermi a pregare. Era qualcosa di istintivo.
Dato che si
avvicinavano le feste di Natale e alcune delle persone in quel nostro piccolo
gruppo riservato volevano trascorrere del tempo in vacanza, decidemmo di
sospendere gli incontri, anche perché uno degli ultimi “incidenti” aveva
comportato il lieve ferimento di un uomo, il quale aveva avuto la netta sensazione
di essere “graffiato” dalle unghie di mani invisibili, solo che la sua
maglietta ne risultò sgualcita e la pelle effettivamente presentava dei segni
rossi senza sanguinamento, ma che comunque parevano graffi, e non si li era
procurati lui. Queste ci aveva spaventati perché era chiaro come le entità
diaboliche che non riuscivamo a tenere lontane così bene ci attaccavano in
vario modo, scegliendo tra noi la persona che in quel momento, per qualche
motivo, era più vulnerabile e potevano agire in modo concreto nell’ambiente
fisico, nonostante i costanti tentativi da parte dei nostri Angeli di proteggerci.
Così decidemmo di sospendere gli incontri almeno per il periodo delle feste.
Quello che capitava nel gruppo era interessante e io pensavo che molte persone
avrebbero voluto vedere i fenomeni che avevamo visto noi per poterli studiare o
per potersene fare un’idea, tuttavia noi iniziammo ad avere timore e a renderci
conto che se le cose fossero andare sul serio fuori controllo, il tutto poteva
anche avere conseguenze molto spiacevoli, come nel caso della donna aggredita e
nel corpo della quale avevo visto due o tre entità “come avvinghiarsi e
sciogliersi dentro di lei”, e forse quella donna era stata violata da quelle entità, da quegli spiriti o, come si dice nella
tradizione cristiana, era stata posseduta.
Ora io questo gruppo di persone con cui mi incontravo, anche se di carattere
sperimentale e non dottrinale, penso di poterlo quasi definire “esoterico”,
perché era riservato agli iniziati cioè
a coloro che venivano ammessi, non era aperto a tutti indistintamente ma
soltanto a quelli che invitavamo e non volevamo che fosse conosciuto
all’infuori della nostra cerchia, talvolta neppure dai nostri famigliari o
amici, più che altro perché pensavamo che gli altri, gli “esterni”, ci
avrebbero solo criticati o considerati un po’ eccentrici, troppo “spirituali e
sognatori” rispetto al loro materialismo, o ci avrebbero considerati “come
degli eretici”, e non avrebbero mai potuto capire che noi lo facevamo per
sperimentazione, per interesse diciamo “scientifico”, anche se talvolta le
discussioni riguardavano comunque l’etica, il comportamento delle persone, il
concetto del bene e del male, dell’onestà, dell’amore, della rabbia, del
perdono.
Durante le
vacanze di Natale decidemmo quindi di accantonare per un po’ tutta la faccenda
e tornare alla normalità, mescolandoci di nuovo con chi “non crede vi possa
essere su questa Terra altro all’infuori di quello che ordinariamente
percepiamo con gli organi di senso o con adeguata strumentazione”.
Volevo
rilassarmi e godermi le feste … ma una sera mi chiamò un tizio che conoscevo di
vista perché era amico di alcuni missionari ai quali tempo prima avevo donato
dei vestiti smessi e alcuni alimenti in scatola da inviare ad una delle loro
missioni sparse per il continente africano e sudamericano. Mi disse che aveva
organizzato un viaggio a Medjugorje e mi invitò. Erano tutti giovani e ci
andavano così, sportivamente, alloggiando in una pensioncina, portando con sé
solo poche cose indispensabili. Dato che sapevo che Medjugorje era in Bosnia
(ci era già stata una volta, di passaggio per Mostar) e che gli inverni slavi
sono freddi, non avevo nessuna voglia di lasciare il tepore di casa mia per
andare a Medjugorje: non si poteva fare in estate un viaggio del genere? Cosa
ci andavamo a fare all’ultimo dell’anno, a congelarci su per il monte? E quindi
dissi inizialmente che non sarei andata con loro.
Nel frattempo
però un’altra presenza spirituale iniziò a rendersi percepibile. Intuivo che
faceva ogni sforzo perché io potessi, nella mia umanità, accorgermi della sua
presenza. Era uno spirito pure lui, ma diverso da quella creatura oscura che
per prima mi si era manifestata sensibilmente. Era diverso da “loro”, da quei
“loro” che talvolta percepivo da bambina. Anche lui faceva però parte di quanto
mi pareva di sentire quando ero ragazzina, e sapevo che era diverso dagli
altri. Era uno spirito gentile. Era “pieno di luce” mentre gli altri mi
apparivano oscuri, con bagliori oscuri, mentre lui era chiaro. Penso che nella
sua natura sia come gli altri, che condividano tutti la stessa natura perché
l’essenza è la stessa nonostante ogni loro diversità (io queste entità,
chiunque esse siano, le trovo tutte diverse tra loro come siamo diversi tra
noi, presi individualmente, noi esseri umani, eppure condividiamo tutti la
medesima natura umana … ecco, anche loro condividono tutti la medesima natura
spirituale, che alcuni chiamano “angelica”). Questo spirito che cercava di fare
in modo che mi accorgessi di lui e lo prendessi in considerazione era chiaro,
determinato eppure gentile, non mi attaccava, non mi era ostile, non era
ambiguo. Era lo stesso che, un giorno che ero ragazzina, mi parve di
visualizzare per un istante sotto le sembianze di un piccolo bimbo grazioso.
Anche se io non ero stata educata a credere nell’esistenza degli spiriti,
tantomeno in quella degli angeli custodi, ora posso dire che quello era il mio
Angelo Custode. Dato che insisteva, anche se ero in vacanza “da tutta quella
roba lì” e volevo solo rimanere tranquilla, alla fine gli diedi ascolto.
Compresi le sue ispirazioni un giorno che, uscita di casa, passai davanti ad
una chiesa e vidi affisso un piccolo manifesto che parlava delle apparizioni
mariane a San Martino di Schio.
Oh, basta cose sovrannaturali! Adesso sono in vacanza … e poi
l’ho visto quanto può essere pericoloso voler conoscere certe cose e andare
oltre i limiti della nostra condizione umana, di poveri mortali.
Pensai così
perché ritenevo di averne avute abbastanza, e che forse le cose materiali, per
quanto talvolta “tristi”, “precarie come noi”, sono anche le uniche sicure
perché appartengono alla dimensione terrena che ci è propria.
Sì, è vero che
la dimensione materiale ci appartiene, e noi ad essa, per via del nostro corpo destinato
a morire. Ma è vero anche che non siamo solo corpo, ma siamo Anime, e allora
anche le dimensioni spirituali ci appartengono, e noi ad esse.
Mentre pensavo
queste cose, nel mio cuore sentii una stilla di dolcezza e mi passò la paura.
Sul manifesto c’era un’immagine di una statua raffigurante la Madonna, e aveva
un volto dolce e umano, una vera donna, ma dolce, così dolce che pensai che non
avevo motivo di temere, perché è una donna come lo sono io, e Lei è migliore di
me e di tutte le altre donne, e allora se le mie amiche sono dolci, se mia
madre, nonostante i suoi difetti, è dolce, tanto più la Madre di Gesù. Di Lui,
devo dire, avevo un po’ di paura, e se pensavo a Dio, qualunque idea personale
io avessi di Dio, provavo un tale timore che non ci volevo pensare proprio. Ma
con Maria era diverso.
C’erano degli
incontri di catechesi, pochi, che si tenevano tutti ravvicinati e poi si andava
a San Martino di Schio e si faceva la consacrazione al Cuore di Maria, che è
una consacrazione laica, non significa prendere i voti. E’ una cosa che ha
chiesto la Madonna. Dato che mi ero sentita minacciata, anche se alla fine non
ero stata aggredita, durante gli ultimi incontri del gruppo di cui facevo
parte, pensai che la protezione della Madonna mi sarebbe tornata utile. Non che
avessi chissà quale fede, ma mi pareva una cosa innocua e anzi benefica … così
partecipai alle catechesi per adulti, che poi non erano delle vere e proprie
catechesi, ma si parlava di quello che era successo a San Martino, si parlava
anche lì di etica e di “segni dei tempi” e io pensavo che alla fine il tutto
avrebbe potuto integrare quello che avevo elaborato nell’altro gruppo, perché i
risvolti etici erano in parte simili, solo che noi non parlavamo “in modo
cristiano” e ci interessavano più i fenomeni da osservare e descrivere in sé
stessi che la loro interpretazione spirituale o morale. Dunque andai a San
Martino e quando tornai a casa dopo la consacrazione, mi parve che quello
spirito chiaro che avvertivo essermi estremamente benevolo e che era anche
riuscito a manifestarsi ai miei sensi pure lui per qualche istante, ma non come
una specie di “agile folletto” o di “goblin”, bensì sotto le sembianze di un
giovinetto dai capelli biondi come il grano, fosse molto felice.
Era tanto felice
che io non riuscii proprio a dirgli di no quando mi propose di “rendere omaggio
alla sua Regina”, come lui chiama la Madonna, accettando di unirmi a quei
giovani che andavano a Medjugorje. Avevo detto di no a chi organizzava il
viaggio, ma dire di no a quello spirito mi pareva davvero una cosa “poco
carina”. Così preparai una borsa con dentro i maglioni più pesanti che avevo,
indossai gli scarponi da montagna e un giaccone e, dopo avere parlato
brevemente con l’organizzatore, mi presentai al luogo della partenza. Erano le
cinque del mattino circa, era buio, faceva freddo, avevo sonno, e il mio Angelo
era tutto contento e, pur non potendolo più visualizzare, mi pareva che mi
seguisse da vicino, stando dietro la mia spalla destra, e vibrasse di
soddisfazione.
A Medjugorje
faceva effettivamente molto freddo, sì, ma non pioveva. E meno male, perché la
pioggia non l’avrei tollerata, me ne sarei rimasta tutto il tempo chiusa in
camera se avesse piovuto. I miei compagni e compagne di viaggio erano
simpatici, con qualcuno di loro sono rimasta in contatto anche dopo. A
Medjugorje tutto andò bene e io mi sentivo tranquilla, al sicuro, l’avevo preso
come un viaggio di piacere … ma una mattina andai a Messa e trovai un giovane
uomo, era lì a Messa anche lui e c’era molta gente, eravamo tutti vicini e noi
eravamo arrivati presto e ci eravamo seduti in prima fila. Questo ragazzo penso
lo conoscessero gli altri, io personalmente no, perché non conoscevo tutte le
persone del gruppo, solo alcune, ma tanto stavamo tutti insieme durante le
celebrazioni. Questo ragazzo era normali, come molti altri, ma durante la Messa
e la preghiera a volte iniziava ad agitarsi molto, gli veniva una specie di
attacco di panico a volte tanto intenso che si sentiva mancare. Quella mattina
a lui venne una di quelle crisi e si afflosciò a terra. Dato che mi era stato
insegnato, ad un corso per volontari, come soccorrere una persona e come
accertarsi che i suoi parametri vitali siano accettabili e stabili, vedendo che
aveva perso conoscenza mi chinai su di lui per controllare che almeno
respirasse regolarmente e vedere se si riprendeva, come era già successo
un’altra volta. Lo chiamai e lo toccai e mi accorsi che non era svenuto. Era
come “incantato”. Teneva gli occhi aperti e guardava fisso davanti a sé, ma
pareva essersi estraniato da tutto quanto lo circondava. Quando mi avvicinai di
più al suo viso per vedere se mi avrebbe guardata, lui uscì dal suo stato di
“incantamento”, e mi guardò con un’espressione ambigua e vagamente ironica che
mi ricordò per certi aspetti quella di … ma ovviamente pensai che era solo la
mia impressione: quel tale soffriva di crisi di nervi e dava in escandescenze
per poi afflosciarsi sulla sedia o sul pavimento direttamente.
Cosa stai facendo? Riprenditi, su!
Gli dissi un po’
infastidita, perché le persone attorno a noi avevano iniziato a guardarci e io
pensavo che lui fosse in preda ad una crisi isterica e che c’era di che
vergognarsi di dare simili spettacoli in chiesa, durante la messa e davanti a
tutti.
Alzati e stai tranquillo, perché ci stanno già guardando
tutti …
Ero arrabbiata
con lui perché ogni volta che gli venivano quelle crisi generava scompiglio e noi
eravamo imbarazzati non sapendo come calmarlo. Una donna matura ebbe
compassione di noi e si avvicinò per chiederci se volevamo un po’ d’acqua. Stavo
per accettare quando quel ragazzo mi parlò. Non
so dire se mi parlò con tono di voce normale, da conversazione, o se parlò
piano di modo che solo io che ero vicina potessi udirlo. Io lo udii
chiaramente, gli altri non lo so. Ma se parlò a voce alta tutte le persone che
erano vicino vennero a sapere che io ero “quella che fa reiki e vediamo un po’
che altro sai fare”.
Sì,
perché è questo che mi disse, con quell’aria ironica stampata in faccia che non
pareva neppure più lui. E neppure la voce, a dire il vero, pareva la sua. Era
diversa. Era sempre la sua voce, cioè veniva da lui, da dentro di lui, ma … era
diversa. Distorta, alterata, storpiata nel timbro in modo bizzarro, era roca e
come “metallica” e per un istante ne fui stupita perché faceva davvero uno
strano effetto sentirla. Assomigliava a quelle voci “da cartone animato” che
vengono appositamente distorte mediante l’utilizzo di programmi appositi, o
alle voci che vengono distorte al computer durante le interviste a persone che
non vogliono correre il rischio di essere identificate neppure dalla loro voce.
Disse:
- Dai, tu che fai reiki! Che altro sai fare? -.
Incavolarmi con chi va in giro a dire gli affari miei, per esempio.
Ma in quel
momento ero più meravigliata che arrabbiata.
-
Come cavolo fai a
sapere questa cosa? -.
Bisbigliai al
ragazzo, ma lui continuò a sorridere in quel modo strano e ironico. Io non lo
avevo detto a nessuno, tanto meno a lui: era un mio segreto e non volevo
affatto che si sapesse, tanto meno che lo si sapesse a Medjugorje, durante una
Messa, e detto da un indemoniato!
Ero così
imbarazzata che volevo nascondermi, scappare via e tornare a casa
immediatamente, altro che stare lì con tutti a guardaci e quel tale che
continuava a sorridere beffardo, ridacchiare e rivelare le cose mie!
Vuoi andare a mettere in giro i manifesti di questa cosa?!
Non potete
immaginare il mio imbarazzo quando una suora che era lì disse: - Già che ci
siete andate pure a farlo scrivere sul giornale! -.
Volevo veramente
… come dire … evaporare.
Meno male che mi
accorsi che la maggior parte delle persone attorno a noi non aveva capito
praticamente niente, pur udendo le parole del ragazzo (o dei suoi spiriti), ma
probabilmente non ne compresero il significato. Alla fine accettai l’acqua che
la signora ci aveva offerto, e la bevvi tutta io mentre il ragazzo ancora
parlava, ridacchiava e faceva una quantità di versi privi di senso logico.
Ero furiosa.
Tuttavia rimasi
in chiesa e poi le cose si calmarono e il ragazzo tornò normale. Non gli dissi
niente.
Volevo strozzarlo. Ma
lui non avrebbe mai saputo perché io volessi
strozzarlo fuori dalla chiesa e dopo la fine della Messa. Infatti lui dopo
le sue crisi non si ricordava più niente di quello che era successo, aveva “un
vuoto” quando usciva da quel suo specie di “trance”. Quindi era inutile
rinfacciargli le sue affermazioni.
Mancava solo un
giorno al ritorno e in quel giorno io pregai per poter capire qualcosa,
soprattutto della mia vita, perché avevo paura di cacciarmi in qualche
pasticcio.
Pregai dicendo:
- Io i miei dubbi li ho tutti, ma se in questo luogo c’è qualcosa di speciale,
se questo è davvero un “luogo di grazia”, allora “che io trovi grazia”, ora! -.
Sentii allora
una voce che non so da dove venisse ma mi raggiunse: era una voce femminile, una
voce “pulita”, nitida, gentile ma normale, che disse: - Lascia il reiki e, con
esso, lascia tutto quello che non viene da Dio -.
Compresi che mi
veniva chiesto di riflettere e scegliere di acquisire consapevolezza ed operare
dei cambiamenti nel mio modo di vivere la mia vita, in quello che facevo …
Ah… d’accordo… se lo vuoi Tu…
Dissi in
risposta alla voce che avevo sentito, ma non bastava che lo volesse la Madonna,
o il mio Angelo, o che lo volesse Dio: anche io dovevo volerlo, la scelta alla
fine era mia.
Tornata a casa,
impiegai un paio di giorni a riflettere ma durante la notte mi svegliai e mi
accorsi che stavo piangendo. Sentii il desiderio di pregare, ma non avevo
niente, non mi veniva in mente niente. Mi alzai comunque dal letto, indossai
una felpa sopra il pigiama perché faceva freddo anche in casa. Mi sentivo
inquieta, ma dato che tutti in casa stavano dormendo, accesi il pc, per
distrarmi con internet. In quel momento che stavo davanti al monitor del pc con
la schermata di Google, mi sentii
ispirata di digitare la parola “preghiere cristiane” nella barra di ricerca.
Poiché avvertivo il desiderio di pregare ma non mi veniva in mente niente,
pensai di aiutarmi così. Quella navigazione in internet fu “guidata” secondo
me. Infatti percepivo di nuovo chiaramente la presenza del mio Angelo al mio
fianco. Quando capitai su una preghiera che si chiama “rinuncia a Satana” il
mio Angelo mi disse: - Fermati su questa -.
Aprii il link, e
le parole della preghiera apparvero sullo schermo. Le lessi e notai che l’atto
di rinuncia menzionava anche reiki e altre forme di contattismo, channeling,
occultismo, spiritismo, magia e via dicendo.
Allora pensai
che era quello il momento per me per scegliere e che se fossi uscita dalla
pagina web e avessi spendo il pc, sarebbe stato come se mi fossi ritirata da
una scelta che non potevo evidentemente più rimandare. Così mi decisi e recitai
la preghiera per intero, poi dissi “amen” e spensi il computer.
Tornai a letto e
mi addormentai, ma chiamare sonno quel sonno sarebbe azzardato. Quella notte,
quella successiva, e quella dopo ancora furono un incubo. Sognai strane
creature, esseri grigi, esseri alieni, demoni che urlavano contro di me, mi
afferravano, mi strattonavano, cercavano di sopraffarmi, ma alla fine io ne
uscivo sempre incolume. Quando mi svegliavo, il sogno continuava in camera mia,
e mi sentivo osservare, sfiorare, tirare per la manica e a volte il letto si
spostava con me sopra di diverse decine di centimetri. Questo andò avanti per
qualche notte: si spostava un po’ il letto, poi cadde un intero scaffale pieno
di libri, poi si aprì di scatto l’anta dell’armadio e diversi vestiti caddero
per terra. I vetri delle finestre della mia stanza vibravano come se qualcuno,
dall’altra parte, tirasse loro un pugno (ma senza romperli). Avevo portato a
casa un rosario da Medjugorje, lo lasciavo accanto al mio letto, sul comodino,
e il giorno seguente al risveglio lo trovavo regolarmente annodato che certe
volte era una vera impresa sciogliere quei nodi. Anziché spaventarmi per i miei
incubi e i segni che ricevevo (quando gli oggetti cadevano o il letto si
spostava in camera mia) fui incoraggiata nella fede e nella preghiera.
Scrissi una
lettera al gruppo dove facevamo reiki e parlavamo, per dire che trovavo
pericolose quelle cose e per dire loro che secondo me ci eravamo sbagliati, che
era la strada sbagliata. Mi risposero che era bene parlarne … che forse le cose
si potevano rivedere senza per questo sospendere l’attività del gruppo, che
dopotutto rappresentava un diversivo e anche un punto di riferimento per alcune
delle persone che vi prendevano parte e che come lo usavano come antidoto alla
mentalità materialista, alla noia e alla routine quotidiana, del lavoro e della
famiglia.
Tuttavia, io non
volli più tornare nel gruppo e loro non mi cercarono, perché fui risoluta nella
mia scelta. Diversi mesi più tardi venni a sapere che il gruppo si era sciolto
a causa di diversi incidenti, problemi di salute e personali che avevano
colpito a turno ciascuno dei suoi membri. E meno male che ne ero uscita prima!
Nel frattempo, avevo
iniziato a vivere fenomeni strani, per quanto di intensità comunque moderata:
avevo incubi molto frequenti riguardanti i demoni, incubi in cui i simboli
usati in reiki balenavano di fronte ai miei occhi assumendo forme distorte,
sperimentavo stati di angoscia, ma soprattutto, quando ero sveglia, diventavo
vittima di strani incidenti domestici che capitavano solo a me in famiglia (mi
cadevano le cose che prendevo in mano come se qualcuno me le portasse via dalle
mani per poi farle cadere, oppure un mobile si spostava da solo mentre io
passavo così ci andavo a sbattere contro, e altre volte mi sentivo spingere di
modo che rischiassi di perdere l’equilibrio). Avevo percezioni strane, come di
essere “sotto attacco”, e avevo ispirazioni sotto forma di idee e concetti
mentali, le quali corrispondevano al significato di frasi provocatorie o atte a
spaventarmi (ispirazioni da significato del tipo “che avevo tradito Dio, che
ero una fallita, che sarei morta, che avevo rovinato la mia famiglia, che mi
sarebbero venute malattie orrende, che nessuno mi avrebbe creduto ma tutti mi
avrebbero presa per una pazza”, ecc).
Una sera si
arrivò al culmine quando apparve una scritta misteriosa su un muretto di cinta
davanti alla mia finestra. Nessuno sapeva chi l’avesse prodotta e quando, era
come se fosse spuntata fuori all’improvviso. Quando la lessi, sentii che era
rivolta a me. La scritta, in stampatello e a caratteri grandi e neri, riportava
il mio nome, anzi il diminutivo con cui sono famigliarmente chiamata da amici e
famigliari, seguita dalle parole: “torna da noi”.
A volte di notte
si spostava il letto con me sopra, e quindi mi svegliavo. I vetri vibravano come se qualcuno ci battesse
sommessamente, ma ripetutamente contro e io intravedevo sagome oscure muoversi
attorno al mio letto e me ne sentivo in qualche modo minacciata. Prendevo allora un’immagine della Madonna che P. Jozo aveva
benedetto nei pressi di Medjugorje dopo un incontro con i pellegrini, e mi
addormentavo con quell’immagine sotto il cuscino. A volte dicevo: - Per favore,
Signora, mandali via! -. Io la Madonna all’epoca di quei fatti la chiamavo
Signora perché “loro”, quelle entità oscure, la chiamavano così. In quel
periodo avevo molti contatti con “loro”, con gli spiriti che venivano a
“tormentare” le mie notti, e talvolta anche le mie giornate, e avevo sentito
che essi chiamavano la Madonna “Signora”.
Una volta
arrivai a pensare che quegli spiriti mi avrebbero voluta ammazzare proprio,
perché fu solo grazie all’intervento dell’Angelo Custode se non caddi
rovinosamente giù per le scale, visto che avevo ricevuto una spinta mentre le
scendevo. Ma alla fine ogni incidente rimase contenuto, non mi fu fatto del
male perché “la Signora non lo permetteva”.
Un regalo che mi
fece la Madonna in quel periodo fu quello di conoscere alcune persone di un
gruppo di Rinnovamento nello Spirito, alle quali raccontai le mie vicende e con
le quali iniziai a pregare. Io ho sempre avuto il desiderio di fare parte di un
gruppo per condividere valori ed esperienze, per questo ero entrata nel gruppo
di reiki e di discussioni spirituali ed etiche. Mi piace stare in compagnia,
non sempre da sola. Ci sono dei momenti in cui si procede da soli, ma poi
abbiamo bisogno di stare con gli altri e condividere le nostre esperienze e la
nostra preghiera con loro. Per me la vera “Chiesa” è questa, stare con gli
altri per pregare insieme, come una piccola comunità. Per questo il gruppo di
Rinnovamento nello Spirito fu importante per me, perché è come un piccola
comunità in cui ho trovato preghiera, luce, ispirazione, conforto e amicizia.
In cui ho trovato una dimensione adatta a me per vivere la mia relazione con
Dio, tramite Maria Ss.
Adesso queste
vessazioni di cui ho fatto esperienza sono praticamente finite, dopo diversi
mesi di preghiere e di vita “in Grazia”… negli ultimi mesi erano diventate
molto sporadiche e io, sapendo che erano una permissione divina, le accoglievo
come un dono bellissimo di Dio per rendermi forte nella fede e nella preghiera.
Se mai dovesse capitare dell’altro, lo accoglierò sempre in questo modo, come
un Regalo del Signore.
Sono grata a Dio
di tutto questo Amore che ho ricevuto … un Amore concreto, che mi ha fatto
capire molte cose e mi ha dato modo di scegliere consapevolmente … vorrei non
avere mai combinato pasticci né con reiki, né con qualsiasi altro tentativo che
avevo fatto in da ragazzina nei confronti del paranormale e del preternaturale
… ma questa è stata la mia vita, o comunque un periodo di essa abbastanza lungo
e lo devo accettare.
Ora ho una vita
normale, ma in realtà vivere “da cristiani”, cercando di seguire Gesù “non è
normale” in un mondo come il nostro di ora, che è lontano dal Vero, cioè è
lontano da Dio e dal Suo Amore … perciò in realtà la mia vita e la vita di
quelli che pregano, credono e sperano … non è normale, ma è straordinaria, è
difficile ed è bellissima.