lunedì 30 aprile 2012

Bizzarro ragionamento: "ma se Dio esiste/ma se gli Angeli esistono, perché a me le cose sono andate male?"

Forse sarà capitato anche a voi di sentire in giro frasi come:

"Ma se Dio esiste, perché mio figlio è morto?"

"Ma se gli Angeli esistono, perché l'azienda in cui lavoravo è fallita?"

In breve: se Dio esiste, e se gli spiriti angelici sono operativi, perché il male abita il mondo, che è spesso teatro di tragedie?

Premettendo che nessuno di noi intende scrivere in un blog un trattato di morale, o di teologia, o che altro, né fornire rispostine facili facili a questioni che sono complesse, lasciamo la parola ad un'amica di Nobisco, peraltro molto schietta nel dire le cose.

" Queste sono domande, più che essere dei veri interrogativi, spesso sono soltanto un'espressione del dolore e della rabbia di persone che stanno attraversando un momento difficile. E' comprensibile come, di fronte all'esperienza di un lutto (inteso come "perdita" in senso generico, sia di una persona cara che del lavoro, status sociale, salute fisica e via dicendo) alcune persone possano sentirsi invase da sconcerto, rabbia, delusione, amarezza. Questo è a parer del tutto normale, prevedibile, è umano.

Tuttavia, prendendo sul serio questo tipo di domande, vorrei fare io a  mia volta una domanda a queste persone che se ne escono con simili interrogativi: - Ma voi, prima dell'evento doloroso che vi ha colpiti, che tipo di relazione avevate con le dimensioni dello Spirito e degli spiriti?

Avevate coltivato, in tempi di letizia, di salute, di prosperità e di pace, cioè prima di stare male e di soffrire a causa di qualcosa, la vostra spiritualita?

Oppure vi accontentavate di godere le gioie tutte materiali della vostra esperienza terrena, come se non esistesse nient'altro?

Non che io abbia qualcosa in contrario al godersi la vita - senza eccedere e senza fare sciocchezze - ma... è comodo "pretendere" l'intervento Celeste, il miracoletto, il segno per credere, quando ci si trova a star male e non si sa più dove sbattere la testa, mentre prima di Dio e dei Suoi Angeli chissenefregava !!

A costo di essere tanto schietta da sembrare dura, vorrei fosse chiara una cosa: la relazione positiva con le persone angeliche, che portano al Principio Spirituale da dove derivano/deriviamo e per cui esse sussistono, è una relazione che si coltiva giorno dopo giorno, nei momenti di ordinario benessere, di semplice quotidianità, e non soltanto quando si sta male e ogni rimedio naturale ha fallito, oppure correndo come matti dietro la straordinarietà.

Vorrei dire a tutti i ghost-hunters, e soprattutto ai miracle-hunters, che l'amicizia con gli Angeli e con Dio è lavoro di una vita,  è qualcosa che si sceglie di vivere giorno dopo giorno, senza autoesaltarsi, senza voler esibire alcunché.

E' qualcosa che tutti noi possiamo fare, non solo chi ha percezioni in tale senso, o esperienze mistiche o metapsichiche, o intuizioni spirituali. E' vero, c'è chi vive tutto questo, c'è chi è più sensibile nel senso di recettivo a spontanee esperienze (sottolineo "spontanee") di contatto con entità intelligenti non umane.

Tuttavia a nessuno è precluso di poter provare a fare un percorso spirituale volto ad approfondire, nel bene mi auguro, la conoscenza della purezza, della benevolenza, del soccorso, del consiglio del loro Custode angelico.

Come si può pretendere di poter fare, nell'ambito di una situazione di sofferenza, esperienze che dovevano essere vissute e valutate nell'ordinarietà dei giorni? O di costruire in poco tempo quello che, per molti, è percorso di anni se non di tutta la vita? La conversione intesa come un volgersi sempre più consapevole e deliberato alla logica dello Spirito e degli abitanti che popolani gli altri mondi, è cosa di una vita, non di alcuni giorni.

Non nego tuttavia che vi possano anche essere casi di persone che "si risvegliano spiritualmente", che "aprono il terzo occhio", che "diventano recettive e  coinvolte" in seguito ad esperienze dolorose o molto forti. Certo che può capitare. Ma questo è l'incipit, da lì poi si dovrebbe decidere di intraprendere un cammino vissuto all'interno della propria esperienza di vita quotidiana.

Inoltre, è bene introdurre il concetto dell'arbitrio umano. Come si può pretendere che un Angelo, che un Custode, intervenga a salvare un ragazzo da un incidente in moto (esempio) premesso che:

1. Quel ragazzo forse stava guidando malamente la moto, correva troppo velocemente, ha perso il controllo del mezzo per tale motivo. Oppure è rimasto coinvolto in un impatto con un'auto il cui condicente non ha rispettato un segnale di stop ad un incrocio? Qui è chiaro che c'è una responsabilità umana che va riconosciuta, e nessun Angelo potrà interferire con la decisione libera di un essere umano, anche nel caso in cui tale decisione fosse sciagurata.

2. Mettiamo caso che il Custode angelico avesse tentato un'ammonizione, cioè di ispirare alla creatura umana che sta seguendo di rallentare o di fermarsi in prossimità dell'incrocio. Bene, io dico questo: se quell'essere umano non ha mai fatto nessun tipo di cosa per diventare recettivo nei confronti del suo Angelo, o in altre parole: NON SA ASCOLTARE, come può accorgersi di questa ispirazione? Se fa sempre quel cavolo che gli pare agendo di testa sua, senza comunque riflettere neppure razionalmente sul fatto che guidare come pazzi può avere conseguenze negative (incidenti), come può, di punto in bianco, dirsi "preparato" ad accogliere un'ispirazione angelica?

3. Le persone che amavano quel ragazzo (la sua famiglia, la sua ragazza, gli amici...) pregavano per lui? Pregavano gli Angeli e il Cielo che lui fosse protetto, preservato da ogni fattaccio gli potesse capitare? Lo sapete che è egoista pregare solo per noi stessi, ma la preghiera, l'energia, è bene rivolgerla agli altri, e pregare i loro Angeli oltre che il nostro?

Ci sono effettivamente stati casi di persone che sono riuscite ad ascoltare e anche a seguire una buona ispirazione senza avere avuto precedenti esperienze di contatto, di ricezione del segnale e di ascolto anche del proprio cuore e della propria ragione. Senza allenamento. Ma sono casi rari. Solitamente chi non è preparato in qualche modo a fermarsi e ricevere, chi insomma non sa ascoltare le ispirazioni e neppure il suo sesto senso, o anche buon senso, molto probabilmente non cambierà comportamento, andando incontro alle conseguenze del suo agire, o di quello altrui, cioè di altre persone "che non ascoltano" né i loro Angeli, né la loro Ragione con la quale sempre questi spiriti collaborano.

Quindi, la "colpa" o meglio, la "responsabilità" di quanto avviene è sempre e primariamente DEGLI ESSERI UMANI, non di Dio, non degli Angeli. E neppure dei Demòni.

Dovremmo riflettere sul fatto che è in nostro potere, seppure entro dei limiti, il darci gioia o dolore gli uni gli altri, con le nostre scelte e comportamenti nei confronti di noi stessi e del prossimo, in ogni settore, sia su piccola che su larga scala. Anche se esiste la fatalità, le calamità naturali, esiste la malattia, resta il fatto che se tutti gli esseri umani rinunciassero a compiere il male deliberato, o a seguire logiche di egoismo, di accumulo di ricchezze, di violenza e di sopraffazione, non ci sarebbe neppure bisogno di invocare disperatamente né Dio né gli Angeli, ma soltanto di chiamarli al nostro fianco per rallegrarci con loro e parlare di quanto è bello rinunciare alla violenza e all'egoismo, vivere onestamente e volersi bene gli uni gli altri.

Perché dunque, nonostante Dio e i Suoi Angeli, il dolore abita il mondo? Perché gli uomini non pregano e non ascoltano quello che viene dal Cielo, non ascoltano neppure il loro cuore, parlano di etica, ma non ne seguono i princìpi, parlando di avere dei diritti, ma scordano i doveri, parlano di essere umili, ma rimangono chiusi in gusci di superbia, di autocelebrazione, di smania di successo e di potere.

Il male di cui facciamo esperienza, ad eccezione di quello naturale che comunque rientra nel meccanismo per cui esiste anche una selezione naturale, e per cui senza la morte non sarebbe possibile la vita, ecco dicevo, ad eccezione di questo, tutto il resto del male viene dall'uomo. Non dalla natura, non dai virus, non da anomalie o difetti genetici. Non nego che si possa stare male e morire per questo, ma la maggior parte della gente soffre a causa di quanto viene dagli uomini, cioè della conseguenza del comportamento umano, anche di persone a noi distanti che hanno preso decisioni (politiche, economiche) le cui conseguenze si sono ripercosse su larga scala.

E chi ha scelto? Dio? gli Angeli? Satana? La responsabilità, io dico, è degli uomini, e ciascuno nel suo piccolo, secondo le condizioni in cui si trova, secondo le sue possibilità (cognitive, intellettive, psicoaffettive ecc), dovrebbe prendere coscienza di essere arbitro di sé stesso, e assumersene le responsabilità nei confronti della sua persona, della sua vita e del suo prossimo, anziché lamentarsi che il Cielo non gli manda gli Angeli a fargli il miracoletto che gli risolve la vita.

Quindi: non aspettate di star male per rivolgervi agli Angeli e cercare di costruire con essi e con il Cielo una relazione di amicizia, di fiducia, di consiglio nel bene e anche di protezione. Vivete "da giusti" , onestamente, e siate gentili con gli altri, con tutti. Denunciate il male e cercate di combatterlo. Ma siate riflessivi e responsabili in prima persona di quanto dite e fate, protagonisti della vostra vita, delle vostre scelte. Non demandate al Cielo quello che spetta a voi di compiere, anche se il Cielo vi sarà alleato nel bene.

Diversamente, quando, sull'orlo di un baratro esistenziale, cercherete il vostro Angelo accanto a voi, potrebbe essere già troppo tardi per comprendere, per pregare, per scegliere. "

Cfr anche: www.angelibuoni.it
                http://esserecristiani.blogspot.it/

I due siti sopraelencati non sono nostri, ma riteniamo che valga la pena di visitarli per alcuni post da loro scritti che potrebbero essere interessanti, e comunque non presentano rischi manifesti. Nobisco declina ogni responsabilità riguardante preghiere ed invocazioni fatte male o atte a veicolare entità disturbanti.




domenica 29 aprile 2012

Risposta alla domanda di una persona: "ma se gli alieni/spiriti esistono e sono tanti, perché io non li vedo né li sento?"

Tempo fa, qualcuno di Nobisco ebbe modo di poter rispondere a questa domanda, che pare comunque legittima: perché alcuni riescono ad avere percezioni riguardo l'esistenza di presunte entità spirituali/aliene, e altri no? E dove sono e perché non tutti sembrano essere in grado di percepirli?

A voler rispondere fu una ragazza amica di Nobisco, e queste sono le sue parole (tralaltro si esprime molto bene):

"Vorrei solo dire alcune cose, per rispondere a questa domanda, cioè queste: sono nata e cresciuta in una famiglia dove pochissime, ma veramente pochissime persone, si professavano "credenti". Ho ricevuto un'educazione laica e anche scientifica, anche se poi, per mia passione e predisposizione, ho fatto studi di linguistica piuttosto che di fisica o chimica o quello che è.
Lo dico per sottolienare il fatto che non ho mai subito alcun di indottrinamento, di plagio o altro, né in famiglia, né fuori di essa.

Tuttavia devo, ripeto DEVO ammettere prima di tutto con me stessa, e poi, umilmente, vincendo imbarazzo e paura dell'altrui derisione, che in effetti io di esperienze di tipo "preternaturale", o "paranormale", come volete chiamarle, ne ho avute alcune.
Perché? Non lo so! Era come se, fin da piccola, io avessi una particolare predisposizione a vivere questo tipo di esperienze anche se nessuno me ne parlava, e quindi non ero suggestionata da niente, neppure da eventuali film o romanzi che avrei potuto guardare o leggere.

Anni dopo riuscii a confidarmi con dei miei parenti, scoprendo che due di essi avevano vissuto e anche al presente, di tanto in tanto, vivono, esperienze simili alle mie.
Non siamo affetti da nessuna patologia, e anzi trovo assurda la tendenza di alcune persone a voler a tutti i costi patologizzare tutto questo quando il soggetto che fa esperienza spontanea di tali fenomeni di fatto poi ragiona in modo lucido, non si scompensa, non segue ideazioni distorte o avulse dalla realtà, e vive insomma una vita normale, ordinaria in tutto il resto di cose che fa.

Io comprendo molto bene il punto di vista scettico, inteso come prudente, o anche perplesso, inadagatore, non credulone (ma neppure negazionista a priori). Mi metto infatti nei panni di chi non ha mai fatto esperienze diciamo "particolari" e pensa dentro di sé: - Accidenti, ma perché questa gente afferma di avere sperimentato questo e quello, e a me non è capitato un bel nulla? Perché alcuni sì e altri no? Chi ha ragione e chi si illude? -.
Capisco benissimo questo ragionamento, e lo farei pure io se non avessi io per prima, e fin da piccola (e ora sono una giovane donna) sperimentato saltuariamente certe cose.
Non sono una fissata con il preternaturale, anche se ad un certo punto della mia vita ho avvertito il desiderio di parlarne con qualcuno o di scrivere qualcosa in merito. Non so perché certe persone sono più predisposte di altre. Ad eccezioni dei palesi casi di psicopatologia, uso di sostanze allucinogene, compresi certi psicofarmaci o altre sostanze psicoattive, droghe, alcol e dipendenze varie, e ad eccezioni di casi di ciarlataneria e volontà di ingannare o di esibirsi, io penso che ci siano effettivamente persone che vivono esperienze "fuori dall'ordinarietà" come noi la intendiamo. Io non ci trovo niente di scandaloso, di antiscientifico o di retrogrado in tutto questo.
Anche perché le persone con cui, cerca qua e cerca là, sono entrata in contatto per condividere alcune esperienze di questo tipo, non erano persone ignoranti, superstiziose o disturbate, ma persone che avevano una famiglia normale, un percorso di studi universitari anche scientifici, di medicina o di fisica, per esempio, e un'intelligenza normale o persino più "sveglia" di altre.

Forse che l'evoluzione, la trasmissione del patrimonio genetico, ha fatto sì che taluni individui siano dotati in modo innato, più di altri, di facoltà di percezione che consentono loro di approfondire il concetto di realtà, cioè di percepire aspetti, o piani di essa, che altri non riescono a captare? So che il linguaggio che adopero non è probabilmente il migliore che potessi scegliere, per ora non mi viene in mente terminologia più adeguata, spero di riuscire a spiegarmi.
E' l'idea che mi sono fatta io. Vorrei, personalmente, avere modo di rendere partecipe chiunque lo desideri di quello che ho sperimentato io. Vale a dire: percezioni nitidissime di esseri/intelligenze/entità "aliene" nel senso di "altre da me", che presentavano alcune delle caratteristiche per cui potrebbero essere quelle stesse "creature" che la tradizione chiama "angeli" o anche, in certi altri casi, "demoni". Non penso di dire novità.
Non sono una contattista. Non sono una spiritista. Solo una volta, anni fa, per curiosità mia e mia immaturità feci la stupidaggine (perché, credetemi, da parte mia fu tale) di provare a fare "reiki". Avendolo provato, mi sento di consigliare di NON farlo !

Quindi non sono niente, nessuna medium, nessuna leggicarte, nessuna indovina (ma per carità!). Solo una ragazza, studentessa universitaria anche brava (sono sempre stata brava a scuola, sempre avuto voti alti e molto impegno nello studio) e ogni tanto, spontaneamente, vivo esperienze che rientrano in quello che si definisce "paranormale", o che inerisce a dimensioni altre, o ad esistenze aliene nel senso appunto di altre da noi, di un altro tipo. Non vedo comunque perché noi persone umane dovremmo avere la "presunzione" di voler essere a tutti i costi gli unici essere intelligenti e autocoscienti in tutto il vasto universo, o anche sul nostro pianeta.
Penso che, per alcune cose (altre non le condivido) abbia un po' di ragione di Prof. Corrado Malanga. Per alcune cose. Non mi sento di ridere di quanto afferma. Posso capire in parte sulla base di cosa lo affermi.
Io non ho mai provato a produrre documentazione (fotografie o registrazioni) perché le mie esperienze sono spontanea, non le programmo, non le provoco, succedono e basta.
Personalmente, sono contenta che nella mia vita ci sia, ogni tanto, anche questo. Non mi ritengo diversa, anomala o ridicola: IO VADO BENE COSI'.

Purtroppo non ho foto o altro da mostrare, perché non ho mai neppure provato a farne e comunque non sono neppure brava con la fotocamera.
A volte mi viene da sorridere pensando a come ci siano persone - senza voler mancare di rispetto a nessuno - che "corrono come matti" dietro a fenomeni presunti paranormali, o con la volontà di smentire o con il desiderio di farne esperienza, o entrambe le cose messe insieme. Scrivono libri, vanno intelevisione (tipo alcuni del CICAP, che di tutto questo ne hanno fatta, talvolta, una professione e ci campano così), indagano qua e là, parlano di scienza (come noi la intendiamo in occidente, e in questi tempi, poiché non sappiamo se e come in futuro il concetto stesso di scientificità e il metodo potrebbero subire modifiche).

Dicevo... mi viene da sorridere (con tenerezza, non con dileggio) pensando a quanto si affannano questi qui, mentre io e altre persone, persone comuni, normali, per niente superstiziose né fanatiche, sperimentiamo alcune cose con la massima naturalezza. Non vorrei sembrare snob dicendo questo, non penso di essere migliore di nessuno, come tutti ho pregi e difetti.
D'altra parte, c'è chi ha un talento, e chi ne ha un altro. Io per esempio da piccola avrei preferito diventare una campionessa di ginnastica artistica, piuttosto che fare la figura della "sensitiva" fin da bambina.
Ma come diceva quell'espressione latina..... unicuique suum."

P.S. : il CICAP stesso è eterogeneo, è composto da diverse persone, con storie di vita, percorso formativo ed esperienze esistenziali e non solo molto diverse, pertanto anche lì, c'è chi la pensa in un modo, chi in un altro, probabilmente... si spera non siano tutti lì a "correre come matti" dietro questa o quell'affermazione "sul paranormale", ma che siano persone tranquille, e quanto al fatto di averne fatta una professione... e che volete, uno per vivere può anche fare giornalismo, scrivere libri, comparsate nei talk show... solo una cosa lascia Nobisco perplessa: che ci sia un articolo sul sito del CICAP (quello su Rosemary Altea, consultato il 29 aprire 2012) che per leggerlo bisogna pagare 0.50 centesimi di euro. Altri articoli invece no, ma questa cosa a Nobisco non piace: l'informazione deve essere gratuita e basta, almeno su internet. Nobisco è contraria ai siti a pagamento, o agli articoli a pagamento. Cosa ci sarà scritto mai  in questo articolo da doverlo pagare? Secondo noi, non  fa molto onore, questo fatti di far pagare un articolo, all'affermazione del CICAP che si dichiara esente da fini di lucro, pur accettando donazioni.

La diga del Vajont "mi stava chiamando"...

Riportiamo il racconto di un'esperienza interiore suggestiva avuta da un'adolescente.

" Avevo diciassette anni quando avvertii il desiderio intenso di vedere dal vero la diga del Vajont. A quell'età non avevo la patente e quindi persuasi i miei genitori ad accompagnarmi in automobile, il che significava fare un viaggio di diverse ore, modificando il tragitto verso la località delle vacanze estive.

Quando arrivai presso la diga, ebbi un'esperienza pazzesca... mi sentii travolgere da un'ondata di energia, era qualcosa che non riesco a descrivere. Tutte le mie facoltà, le mie percezioni extra sensoriali, erano amplificate.

La diga era così imponente, superba, o meglio, solenne. Come un oracolo.

Sentii che era stata lei a chiamarmi lì, per raccontarmi a suo modo della tragedia di cui era stata spettatrice, del rimorso che provava a non avere potuto trattenere l'acqua nell'invaso quando quel pezzo di monte vi cadde dentro.

Fu come andare lì per parlare con la diga, raccogliere le sue mute, brevi confidenze.

Al ritorno, quando mi fu chiesto perché avevo tanto insistito per andare a vedere quella diga, risposi che era stata la diga a chiamarmi. Mi aveva ritenuta degna del suo muto e limpido parlare tra i monti, il che a dire il vero non mi meraviglia più di tanto, poiché di molte altre cose mi hanno ritenuta degna le montagne...".

Essendo stati anche noi nel Vajont, possiamo capire il tipo di esperienza...

Grazie Francy per avere condiviso questo con noi.


sabato 28 aprile 2012

Qualcosa da leggere sugli Angeli... come mi è capitato di Sentirli o di Vederli...

Riporto in questo post le riflessioni di una nostra amica:

"Penso proprio che si possa parlare molto seriamente degli spiriti angelici, poiché essi esistono.

Certamente mi è capitato di avere percezioni che li riguardavano. E come è capitato a me, è capitato anche a moltissime, ripeto, moltissime altre persone in ogni luogo della terra, persone di sesso maschile e femminile, di varie età, estrazione sociale, cultura, religione (anche persone non credenti o scettiche) ecc.

Poi però bisogna vedere che idea una persona si è fatta degli Angeli.
Intanto, la parola angelo significa messaggero ed è una parola di origine greca. Infatti questi spiriti sono spesso latori di un messaggio di un qualche tipo, talvolta anche molto pragmatico. Se pregati con efficacia, invocati e ascoltati, possono darci consigli ed indicazioni pratiche, non solo di carattere spirituale o esistenziale, ma proprio riguardanti problemi o situazioni contingenti della vita quotidiana.

Penso che a rovinare la reputazione degli Angeli, specie dei Custodi, sia stata tutta una tradizione iconografica sdolcinata che li voleva per forza di cose biondicci, con addosso tunichette rosa pastello, rubicondi e con due occhi alla Shirley Temple.

Angeli melensi, che sanno da caramelle vecchie.

Gli Angeli, intesi come entità spirituali di origine aliena alla terra (quindi creature Celesti, extra terrestri) dotati di identità personale, intelligenza e autocoscienza, SONO PURI SPIRITI.

Essi NON hanno un corpo organico, fatto da cellule, come il nostro e come quello di altre specie animali. Noi persone umane abbiamo un corpo che è costituito da apparati formati da organi che sono formati da tessuti e i tessuti sono formati da cellule con caratteristiche diverse a seconda del tipo di tessuto.

All'università, il corso  in cui si studiano i tessuti che formano gli organi si chiama "corso di istologia".
Invece, quello in cui si studiano gli organi, come sono fatti, dove si trovano, i rapporti tra essi ecc, si chiama "corso di anatomia". Il corso poi dove si studiano le funzioni degli organi, quindi non tanto come sono fatti ma che funzioni svolgono, si chiama "corso di fisiologia".

Invece la cellula si studia più che altro al "corso di biologia" e le reazioni chimiche che avvengono nel corpo, i sistemi tampone ecc, si studiano nel "corso di biochimica".

Ovviamente tutte queste nozioni vanno integrate perché una cosa tira l'altra.

Ma tornando al discorso degli Angeli (ero uscita dal seminato); le persone angeliche sono puri spiriti, quindi non dispongono di un corpo come noi lo intendiamo.

Tuttavia, potrei osare dire che essi dispongono di un corpo eterico, e lo dico per esprimere il concetto che, per come io li percepisco, essi non si espandono nell'ambiente come le particelle di un gas, bensì rimangono in qualche modo compattati entro un determinato spazio fisico, quindi essi occupano a tutti gli effetti uno spazio definito.

Oso anche dire che, quando entro nel campo energetico di uno spirito Angeli, provo un senso di elevazione, di apertura dei chakra, chiamatelo come volete, più o meno intenso a seconda della potenza di questa entità benevola. Il fatto che io entri nel suo campo e che in certi casi esso spirito sia riuscito a stabilire una sorta di contatto fisico come (cioè a toccarmi o farsi toccare) implica che è fatto di qualcosa.

Io ho sentito, toccandolo, che è fatto di particelle in movimento. E' come toccare un flusso di particelle che formano un corpo. Insomma, esiste ed è fatto di qualcosa.

Non sono un fisico e non ho studiato fisica delle particelle, diversamente direi qualcosa di più specifico in merito a questa ipotesi. Ma conosco due ragazzi che hanno studiato fisica all'università e quindi, in caso, chiederò a loro se possono dirmi qualcosa di più sulle particelle che ho Sentito.

Sentire e percepire un campo energetico, e la presenza dell'entità che lo genera, e Sentire che questa fonte di energia è fatta essa stessa di particelle è già qualcosa. E' già molto. Riuscire a Vedere qualcosa è un passo in più. Mi è successo poche volte, in modo spontaneo, perché tutto ciò mi capita indipendentemente dal mio volere personale.

Cosa ho Visto? Anzitutto, devo precisare che non si trattava di un'immagine mentale o di un'immagine interiore, ma proprio di Vedere qualcosa che sta all'esterno, nell'ambiente esterno.

Ho dunque Visto qualcosa di simile ad una forma ovale, allungata, con una luminescenza opalescente, bianco-azzurra o talvolta verso il blu elettrico. Di solito si posiziona dietro la spalla destra dalla persona che intende custodire, proteggere, ispirare o comunque seguire nel suo percorso di vita.

Nulla però gli impedisce di cambiare posizione, passare a sinistra, o più spesso di fronte alla persona, o anche allontanarsi dalla persona anche di diversi metri o persino di lasciare la persona per andare in un altro luogo per qualche tempo.

In certi casi la forma che Vedo assume contorni più nitidi e può modificare così il suo contorno, e quindi il suo aspetto, diventando più piccola o più grande - entro determinati limiti di dimensione - così da sembrare un Essere piccino oppure un Essere alto due metri. Può inoltre plasmare il suo contorno così da assumere sembianze antropomorfe, di bambino, di fanciullo, di uomo, di vecchio, come pure sembianze di animale. Generalmente gli Angeli sono più propensi a manifestarsi visibilmente in forma opalescente oppure con sembianze di bambini o fanciulli. Sarà per questo che poi la tradizione ce li ha sempre propinati in veste di puttini cicciottelli o diafani fanciulli dal volto soave. Sono solo dei simulacri, poiché gli Angeli non sono né bambini, né adolescenti, né altro di quel tipo, sono spiriti e poiché non hanno un corpo fatto di cellule, non invecchiano e non muoiono, anche se possono, a modo loro, subire dei danni cui si può porre rimedio in modo molto più rapido e senza conseguenze rispetto alla guarigione dei nostri corpi fisici.  Più raramente questi spiriti possono prendere sembianze di animali, ma è capitato che in certi casi lo abbiano fatto. 

Ho letto che Don Bosco, quel Giovanni Bosco che fu poi canonizzato santo dalla Chiesa, aveva un Angelo che gli era apparso alcune volta prendendo sembianze di  un cane lupo grigio, e mettendo in fuga dei malintenzionati contro il santo. Quindi uno spirito può apparire e rendersi sensibilmente visibile tanto nei panni di un paffuto bimbetto di tre anni quanto di Zanna Bianca. O della gatta Nobisco, "con noi", appunto. Con gli Angeli, cioè. 

Inoltre, gli Angeli non hanno le ali. Non sono degli ibridi con un uccello. Anche qui, è soltanto un modo umano di rappresentare ciò che di fatto è, a tutti gli effetti, alieno.

Forse gli Angeli venivano rappresentati con le ali perché... perché ciò esprimeva la loro natura spirituale e celeste, ontologicamente superiore a quella materiale cui noi siamo confinati essendo corpi organici.
Oppure a qualcuno era parso che, per via del loro aspetto opalescente in grado di organizzarsi in forme diverse, avessero qualcosa di simile a delle ali.

Comunque non hanno le ali in senso letterale, ma nulla vieta loro di rendersi sensibilmente visibili a noi con le ali, per veicolare un certo tipo di concetto.

In un paio di occasioni mi è capitato di visualizzare il mio Custode in forma di ragazzino (diciamo sui 14-16 anni circa), di giovinetto. Alto circa 170 cm, di corporatura esile senza essere troppo magro, perfetto nelle proporzioni, con la carnagione chiara, il viso di forma ovale, magro, allungato, il naso molto piccolo, labbra sottili, occhi grandi e di forma allungata, di colore tra il blu e il grigio perla, capelli dritti, biondo chiaro, lunghi fino alle spalle e pettinati con la riga in mezzo. Un aspetto proprio angelico insomma. E d'altra parte, se la tradizione li ha sempre rappresentati in tale modo, qualcosa di vero ci dovrà pur essere! A me è apparso così, con questo aspetto algido, nordico. Indossava una veste lunga, sorta di tunica, di un colore bianco luminoso, come fosse vestito di luce. In realtà non indossano vestiti, ma aveva modulato le sue forme, organizzato le sue particelle, di modo che la sua opalescenza mi apparisse come una veste lunga fino a coprirgli i piedi, con le maniche lunghe e ampie. Nessun monile, ornamento, accessorio o altro né addosso, né in mano.  

Appena potrò, se ci riuscirò, proverò a buttar giù uno schizzo a matita di quello che Vedo, per quanto io non sia molto portata per il disegno e non abbia fatto il liceo artistico.

Piuttosto, soffermatevi a leggere e meditare questa affermazione di Carlo Wesley (un cristiano metodista del XVIII secolo con doti di percezione E.S.P.). Beh, non importa chi fosse Carlo Wesley, importa quello che ha scritto sugli Angeli, perché in effetti rende l'idea del ministero/missione di quelli tra loro che hanno a che fare in modo diretto con noi umani:

Dovunque andiamo, gli Angeli, con vigile cura,
accompagnano i nostri passi e,
qualunque cosa accada,
attendono il loro incarico e respingono il Male.

Rivolgiamoci dunque al nostro Custode, cioè allo spirito angelico che ha un incarico di cura nei nostri confronti, perché allontani da noi  il Male che può venirci da persone malevole o maleintenzionate, dai Demòni e anche da... animali molesti, incidenti automobilistici di moto, infortuni sportivi, cadute, inganni e confusione:

Assisteteci, Angeli del Cielo, Angeli Custodi, soccorso nel bisogno, confroto nella disperazione, luce nelle tenebre, protettore nei pericoli, ispiratori di buoni pensieri, intercessori presso Dio, scudi che respingono il nemico malvagio, compagli fedeli, amici verissimi, prudenti consiglieri, specchi di umiltà e purezza.
Assisteteci, angeli delle nostre famiglie, angeli dei nostri figli, angelo della nostra parrocchia, angelo della nostra città, angelo del nostro paese, angeli della Chiesa, angeli dell'Universo. AMEN !"

Grazie alla nostra amica per avere condiviso la sua esperienza e il suo pensiero.

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A qualcuno potrà sembrare ingenuo che io abbia concluso questo posto con una preghiera. Non lo è. Confidare e pregare gli Angeli non è né ingenuo, né infantile, né antiscientifico, o che altro.
E' saggezza.

Chi è disposto, vuoi per sua esperienza personale - solitamente è così - o per innata inclinazione spirituale ad entrare o desiderare un contetto con dimensioni aliene alla nostra - ha il diritto/dovere di rivolgersi ai benevoli Angeli.

Gli altri? Restino pure confinati  (poiché evidentemente è questo che vogliono) in un materialismo che li rende ciechi e mutilati, deficitari e duri di cuore. Infatti, autoprecludersi l'accesso al mondo degli spiriti per vivere una vita confinata esclusivamente nella dimensione materiale, può essere accettabile soltanto nel caso si tratti di una libera scelta consapevole.
Vale a dire nel caso di una persona che sa che esistono entità aliene ma deliberatamente sceglie di non avere con esse alcun contatto (nel bene, sia chiaro). Solo allora la sua scelta è libera e legittima.

Se invece una persona si ostina a negare e deridere tutto questo - poiché non è recettiva, è chiusa, oppure il suo pensiero è distorto da una logica materialistica cieca e da una pretesa di scientificità che è in realtà un insulto alla stessa scienza, di per sé possibilista e umile - allora la deficienza, intesa come mancanza di capacità di Sentire Oltre, e la rigidità mentale, appartengono purtroppo al soggetto che si è automutilato (diventando, talvolta, anche sprezzante o arrogante).

L'esistenza di entità non umane, non terrestri ed eteriche non contrasta con lo studio scientifico del fenomenico e di giò che appartiene al mondo naturale. Alcuni tra noi hanno fatto percorsi di studio scientifici in ambito universitario, e sostengono che conoscere meglio il mondo naturale e gli esseri umani ha di fatto anche definito con maggiore chiarezza quanto Sentiamo relativamente alle dimensioni spirituali.

Perciò pregare gli Angeli, cioè rivolgerci a loro e lasciarsi ispirare nel bene non è cosa ingenua, è invece stoltezza non farlo, rinunciando all'aiuto e al bene che ci può venire da essi.

La preghiera postata prima appartiene alla tradizione cristiana, ma nulla vieta di usare, per pregare, le nostre parole personali e rivolgerci agli Angeli, specie al nostro Custode, con fiducia e confidenzialità (la preghiera che segue, per esempio, l'abbiamo composta noi...lasciamoci guidare...):

Angelo della mia vita,
proteggi ogni mio giorno,
veglia ogni mia notte,
illumina ogni mia confusione,
conforta ogni mio dispiacere,
prendi parte alla mia gioia.
Ascolta queste mie parole,
ispirami le tue,
fino al giorno in cui io,
lasciato questo mio involucro mortale,
potrò guardare il tuo splendore.

AMEN!


Concludiamo noi con il link ad un sito web che ci sembra sostanzialmente privo di pericoli (nel senso: correre il pericolo di invocare ingenuamente gli spiriti sbagliati credendoli Angeli benevoli quando sono tutt'altro genere di entità). Non condividiamo pienamente tutto il contenuto di questo sito, ma non ci sembra che ci possano essere dei rischi ad usare le preghiere proposte e a pensare agli Angeli anche nel modo descritto in questo sito, per quanto la nostra amica li percepisce in modo sembra più nitido e più credibile (o meno sentimentalistico e più tecnico, se vogliamo). Il sito è:

http://www.angelibuoni.it

Decliniamo inoltre qualsiasi responsabilità da eventuali conseguenze spiacevoli di qualunque tipo che possano accadere in seguito ad invocazioni di spiriti angelici fatte male o che hanno veicolato altro tipo di intelligenze spirituali.




venerdì 27 aprile 2012

Una delle poesie più toccanti e più tremende che ho studiato: Der Panther, di Reiner Maria Rilke

Ho frequentato il Liceo Linguistico. Al corso di letteratura tedesca, il professore ci ha proposto uno studio della poesia Der Panther, di Reiner Maria Rilke (1875-1926).

cfr http://it.wikipedia.org/wiki/Rainer_Maria_Rilke

Der Panther

Im Jardin des Plantes, Paris

Sein Blick ist von Vorübergehen der Stäbe
so müd geworden, daß er nichts mehr hält.
Ihm ist, als ob es tausend Stäbe gäbe
und hinter tausend Stäben keine Welt.

Der weiche Gang geschmeidig starker Schritte,
der sich im allerkleinsten Kreise dreht,
ist wie ein Tanz von Kraft um eine Mitte,
in der betäubt ein großer Wille steht.

Nur manchmal schiebt der Vorhang der Pupille
sich lautlos auf—. Dann geht ein Bild hinein,
geht durch der Glieder angespannte Stille—
und hört im Herzen auf zu sein.



Propongo una delle più note traduzioni in lingua inglese di questa poesia (per coloro che, come me, amano assaporare la stessa...caramella - amara in questo caso - in più lingue):

The Panther In the Jardin des Plantes, Paris

His gaze has been so worn by the procession
Of bars that it no longer makes a bond.
Around, a thousand bars seem to be flashing,
And in their flashing show no world beyond.

The lissom steps which round out and re-enter
That tightest circuit of their turning drill
Are like a dance of strength about a center
Wherein there stands benumbed a mighty will.

Only from time to time the pupil's shutter
Will draw apart: an image enters then,
To travel through the tautened body's utter
Stillness—and in the heart end.

 
translation by Walter Arndt

E infine  una versione tradotta in italiano:


La Pantera

Nel Jardin des Plantes, Parigi

Il suo sguardo, divenuto così stanco dalla continua processione delle sbarre,
non sa più vedere.
Ora esistono solo quelle mille sbarre,
e oltre la sua gabbia, nessun mondo.

Il suo passo lento e flessuoso
descrive cerchi sempre più piccoli,
come una forza che danza attorno ad un centro
imprigionando in esso il suo volere.

Solo ogni tanto quello sguardo si solleva
muto - sotto il velo delle pupille.
Ecco allora che un'immagine riesce a penetrarlo,
pervade il suo corpo, che si tende silenzioso,
raggiunge il suo cuore, e lì scompare.

Traduzione di Francesca Fassina

(P.S. Non è consentito usare o pubblicare questa traduzione senza il consenso del traduttore).

Der Panther è una poesia tremenda che, partendo dalla situazione concreta di un povero esemplare di pantera rinchiuso nella gabbia di un giardino zoologico, costretto a girare attorno al perimetro della gabbia, lui, un animale così fiero e forte, prigioniero di mille sbarre, può diventare metafora della condizione di ogni persona che si sente prigioniera di un contesto (esistenziale, relazionale, sociale, famigliare, economico, lavorativo, di pensiero etc...) in cui la sua forza di volontà è fiaccata, la gioia di vivere perduta, gli stimoli esterni irrilevanti. Alla pantera di questa poesia non gli importa più di niente, è diventato apatico, rassegnato, nella sua muta disperazione è chiuso ormai a quanto viene da fuori. E' perso nel suo insight che nessuno conosce, e lentamente, passo dopo passo, in quella prigione che è diventata la sua vita, ci muore, prima muore emotivamente, psicologicamente, poi, si suppone, si lascerà andare. Io ho pianto silenziosamente, a scuola quel giorno, quando il professore ce l'ha data da studiare ed interpretare...















Quella volta che sono andata a San Martino di Schio per pregare e cercare di aiutare delle Anime...

San Martino è una frazione di Schio (Vicenza).

Il 25 Marzo 1985 accadde che un tale di nome Renato Baron, recatosi nella chiesetta di San Martino per alcune incombenze, incominciò a Sentire la Voce di una donna che lui identificò infine con Maria, la Madre di Gesù. Sentì che Lei gli diceva: “Ti aspettavo anche ieri. Da oggi in poi verrai sempre qui, perchè devo parlare con te di tante cose e poi… scriverai, ma intanto aspetta, vieni domani e ti dirò il resto”. Renato però rimase sconvolto e scappo via. Il giorno dopo ritorno alla chiesetta, deciso a capire di cosa si fosse trattata quella sua percezione E.S.P. : “Mi inginocchiai davanti alla statua e comincia a pregare". Spiegò. "Feci delle letture e allungavo la preghiera per portare avanti il colloquio con Dio quando Maria venne un’altra volta. Mi sentii nuovamente uscire lo spirito, mentre la Voce ripeteva: “Sono Io, sono Maria, sono la Madonna, sono Io che ti parlo veramente, prendi sul serio quanto ti dico ed ora in poi scriverai tutte le mie parole. Ti preparerò. Un giorno parlerai, perchè noi insieme dovremmo convertire tante anime e portarle a Gesu”.

Renato Baron iniziò ad affermare di poter non soltanto udire la Voce di Maria, ma di averla anche Vista.
 Il 28 novembre 1985, la Madonna stessa disse a Renato come voleva essere chiamata: “ Io sono la Regina dell’Amore. Se vi amerete sarete vicini al Padre. Amore e carità. Preghiera senza fine. Camminate per le vie del mondo annunziando il Regno del Padre senza stancarvi. Chi salverà un fratello salverà se stesso. Amate e sarete amati. Io non vi abbandonerò. Vi benedico”.
Per approfondire i dettagli della storia delle apparizioni mariane a San Martino di Schio si può visitare il sito del movimento spirituale fondato in seguito a questi fatti sovrannaturali: www.reginadellamore.org/
Sono stata al cenacolo di preghiera di San Martino di Schio, e lì ho trovato un luogo di pace, semplicità e raccoglimento.
Il cenacolo è una costruzione non molto grande che ospita una cappellina per le celebrazioni e che si trova all'inizio di un grande giardino con viali in cui si può passeggiare in silenzio, pregare all'aperto e meditare.
Il contatto con la Natura è rigenerante, e si tratta di un luogo che non solo è immerso nel verde, ma è anche sacro e benedetto, intriso di grazia e di preghiera.
Consiglio a chi ci può andare, ci vada! Il cenacolo di preghiera è raggiungibile anche in treno (la stazione è quella di Schio, ma in alcuni minuti di cammino si arriva a San Martino, è una bella passeggiata da fare...).
Poco prima dell'area che ospita il cenacolo e il parco, c'è un monte con le stazioni della Via Crucis. Anche lì tutto è immerso nel verde, si cammina salendo il monte (lo si può fare tranquillamente senza essere particolarmente allenati perché la pendenza non è così proibitiva) finché si arriva alla sommità che ospita una campana, una statua raffigurante Gesù, una statua della Madonna, una di San Giuseppe, e un "sepolcro" con dentro una statua, peraltro piuttosto realistica, del corpo di Gesù.
In effetti, è un luogo davvero suggestivo, rigenerante, positivo, per questo ripeto: chi può andarci ci vada!
Secondo me, quello che Sento, una delle cose più importanti offerte dalla spiritualità di San Martino di Schio è la Consacrazione a Maria.
Essa consiste in un deliberato e consapevole ATTO DI AFFIDAMENTO di sé stessi alla PROTEZIONE infallibile della Madonna.
Sì certo, ho fatto questa consacrazione per ispirazione del mio Angelo edopo avendo anche le conoscenze per studiare e comprendere il contenuto spirituale di questo Atto di Affidamento, io la ritengo molto valida. I frutti di questa scelta si sono visti da subito e in concreto: Maria, Madre di Cristo e nostra poiché siamo stati riconosciuti Figli di Dio e di Lei " per adozione in Cristo" , sono stata protetta dalla vicinanza malevola sia di spiriti "non tanto benintenzionati o pesanti" che di persone, esseri umani, malintenzionati, ambigui o comunque da cui è bene stare alla larga.
Sì, Lei mi chiama figlia.
Sì, io la chiamo Madre.
Tutte le Grazie, il bene che possiamo ricevere e riceviamo, che otteniamo in preghiera, dai nostri Angeli, dalle Anime a noi care, passano attraverso di Lei.
E' per Maria, per la Sua intercessione potente, che le Anime trovano liberazione, che le persone ricevono Grazie di Guarigione e di Liberazione, e non solo...
Una persona che ho conosciuto proprio a San Martino di Schio, e di cui mi fido conoscendone la Fede e l'integrità morale, mi ha detto: "Qui vengono anche fatte, ogni tanto, preghiere di esorcismo sulle persone. Uno spirito demonio che possedeva un tale, costretto a dire la verità, alla domanda del sacerdote che gli chiedeva quante Anime di coloro che si erano consacrati a Maria i demoni fossero riusciti a rovinare, ha risposto rabbiosamente: - Neanche una ! -".
Per informazioni su questa speciale preghiera di Consacrazione e quindi di Affidamento alla Protezione del Cielo tramite la Madre di Cristo, telefonate al Cenacolo di San Martino:
Tel. (0039) 0445 532176 o chiedete di poter parlare con Mirco Agerde che si occupa personalmente di preparare le persone, con alcune spiegazioni, a questa preghiera solenne.
Attenzione: "consacrarsi" a Maria NON significa "prendere i voti" !! Significa affidarsi, come laici, e rimanendo allo stato laicale, quindi ci si può sposare senza problemi.
L'unica condizione è piuttosto ovvia: la responsabilità. Questa preghiera, come ogni vera preghiera, è energia, è consapevolezza, è atto del libero arbitrio di ciascuno di noi. Non è un gioco, non si fa "tanto per fare". Ci vuole un minimo di maturità psicologica e spirituale, e il proposito vero di impegnarsi a vivere la propria vita con serietà, cercando di mettere ordine laddove c'è caos, relazioni disordinate o deleterie, di rinunciare all'odio, al rancore, alla disonetà, per vivere invece onestamente e secondo la Logica dell'Amore.

"Maria, Regina dell'Amore, proteggi me, i miei cari, tutti coloro che visitano questo blog anche solo capitandoci per caso (ehi, guardate che non c'è niente di casuale se siete capitati a leggere questo...!!), proteggi proprio tutti dal Male e da ogni danno spirituale e anche materiale che ci può venire dalla Natura, dall'Uomo e da Satana. E proteggi e benedici anche...il blog Nobisco! AMEN !!"

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Am 25. März 1985 war Renato Baron wegen einiger Erledigungen in das Kirchlein von San Martino gekommen. Er blieb anschließend noch dort, um in einer Bank kniend vor der Statue der Madonna vom Rosenkranz zu beten. Plötzlich - so erzählt Renato - "fühlte ich das Leben aus meinem Körper entweichen und die Seele entschwinden ... Um mich herum sah ich nichts mehr, und fühlte ich nichts mehr ... Die Statue der Madonna begann zu sprechen und sich zu bewegen. Für mich war sie lebendig. Die Kleider schienen sich zu bewegen und Sie lächelte mit wunderschönen Augen. Sie sagte zu mir:
‘Ich habe dich auch gestern erwartet. Von heute an wirst du immer hierher kommen, denn ich muss mit dir über so viele Dinge reden und dann ... wirst du sie aufschreiben, aber inzwischen warte noch. Komm morgen, und ich werde dir den Rest sagen.’"


Als die Erscheinung vorüber war, war Renato so verwirrt, dass er davonlief und auch vergaß, die Kirchentüre wieder zu verschließen. Am nächsten Tag kehrte er zur Kirche zurück, um die Türe zu versperren, zuvor aber fühlte er sich gedrängt, dort noch ein wenig zu beten.

Renato erzählt: "Ich kniete vor der Statue nieder und begann zu beten. Ich las einige Gebete und setzte sie noch länger fort, um mit Gott im Gespräch zu bleiben, wobei ich mir wünschte, dass nicht noch einmal geschehe, was sich am Tag zuvor ereignet hatte ... um nicht die gleichen Dinge noch einmal zu sehen ... kurz und gut, ich hatte Angst ... Jedoch Maria kam zum zweiten Mal. Ich fühlte neuerlich das Leben aus mir entweichen und den Geist mich verlassen, während die Stimme wiederholte:


‘Ich bin es, ich bin Maria, ich bin die Mutter Gottes, ich bin es, die wahrhaftig zu dir spricht. Nimm das, was ich dir sage, ernst, und schreibe von jetzt an alle meine Worte auf. Ich werde dich vorbereiten. Eines Tages wirst du sprechen, aber inzwischen musst du warten und deinen Geist vorbereiten, denn wir werden einen Glaubensweg gehen ... Ich werde dir Freunde vorbereiten, Apostel, die Maria lieben. Ich werde sie dir schicken, und du wirst einen weiten Weg mit ihnen zurücklegen, denn wir müssen gemeinsam so viele Seelen bekehren und sie zu Jesus führen.’


Als ich an jenem Tag wieder zu mir kam, lief ich nicht davon, sondern fühlte in meinem Inneren eine große Freude."


Renato ging zur Türe des Kirchturmes, denn er wollte die Glocke läuten, um allen mitzuteilen, was ihm widerfahren war. Doch die Türe des Kirchturmes war verschlossen, und so musste er sich damit begnügen, sein Glück in den Wind hinauszuschreien. Dann kehrte er zur Türe des Kirchleins zurück, hatte aber nicht den Mut, noch einmal einzutreten, sondern kniete auf der Schwelle nieder. Er weinte vor Freude und betete eine gute Stunde lang.

Nun hatte er keine Zweifel mehr: Die Madonna war ihm wirklich erschienen. Nach einigen Tagen entschloss er sich, mit seiner Frau darüber zu sprechen. Er sagte zu ihr: "Rita, ich habe eine schwere Last in mir... ich muss reden, ich muss es jemandem sagen, aber ich habe nicht den Mut dazu ..." Seine Gattin antwortete ihm: "Seit einigen Tage sehe ich dich bedrückt. Wenn du Schwierigkeiten hast, mit anderen davon zu sprechen, so sprich mit deiner Frau ... es sind über zwanzig Jahre, seit wir zusammen sind ..."


Durch diese Worte ermutigt erzählt Renato alles bis in die kleinsten Einzelheiten und bemüht sich, dabei möglichst objektiv zu sein. Von Zeit zu Zeit bricht er in Freudenrufe aus, aber sofort versucht er sich wieder zu beherrschen. Rita ist nachdenklich. Sie weiß nicht, ob sie so außerordentliche Ereignisse für denkbar halten kann, da sie aber andererseits ihren Gatten gut kennt, seine Ausgeglichenheit und seinen Glauben, nimmt sie doch an, dass eine Erscheinung tatsächlich möglich sein könnte.

Doch wenn es der Dämon wäre, der ihn täuschte?

Beunruhigt von dieser Möglichkeit sagt sie nach einem Moment der Stille: "Vielleicht täuschst du dich doch ... es kann doch nicht möglich sein! In dieser Kirche hast du so viele Arbeiten gemacht, du hast auch Skelette gefunden, die du in der Krypta wieder zusammengesetzt hast ... es könnte sein, dass sich irgend ein Geist zeigt, dass es irgend etwas gibt, das nicht in Ordnung ist ... An deiner Stelle würde ich Weihwasser nehmen und diesen Ort segnen."


Renato nahm den Rat seiner Frau an. Er ging mit einer Flasche zur Kirche der Patres, füllte sie mit Weihwasser und begab sich dann zur Statue der Madonna in San Martino. Und so erzählt Renato, was sich dann zutrug:

"Ich schüttete das Wasser in den Weihwasserkessel und trat mit dem Kessel in der Hand vor die Statue. Ich kniete nieder und tauchte meine Hand in das Weihwasser. Als ich aber den Arm hob, um sie zu segnen, da öffnete sich meine Hand, die den Kessel hielt, der Kessel fiel zu Boden und die Erscheinung sagte:


‘Ich bin es, die dich segnen muss. Ich bin es, die dich segnet. Fürchte dich nicht ... sei klug. Es wird der Moment kommen, da es sehr viele sein werden, die hier herauf kommen werden, um zu beten. Andere werden dir nicht glauben. Ertrage es, glaube daran und bete für sie.’"
Website: http://www.reginadellamore.org/td/

Marianische Bewegung Königin der Liebe - Schio/San Martino (Italien)

Cosa è un dispositivo Home Cleaner?





 HOME CLEANER’ è un riequilibratore d’ambiente. Tutte le energie sottili
nocive che in un ambiente creano congestioni (e sono quindi dannose nel tempo

per la nostra salute) vengono attirate ed assorbite all’interno del contenitore: e da

qui veicolate in un cuscinetto di pula (il sacchetto filtro).

Non può mancare in ogni abitazione: nelle camere da letto. Ma è anche

importantissimo nei luoghi di lavoro – uffici, sale d’attesa, negozi, ambulatori medici

e fisioterapici – e per chi guida e utilizza di frequente (quotidianamente) l’auto.

IN CASA:

da porre nelle camere da letto, (sotto le finestre, distante dal letto)

AL LAVORO:

vicino alla porta o alla finestra, non sotto la scrivania o accanto alle persone

IN AUTO:

non sotto il sedile del guidatore

MODO D’USO:

Aprire il contenitore, inserire il sacchetto-filtro all’interno e chiudere il tappo nero.

il SanaEterico è subito operativo





SOSTITUZIONE DEL SACCHETTO FILTRO:

Quando il sana-eterico viene posto in un ambiente per la prima volta, il sacchetto filtro va sostituito dopo 24-48 ore e poi dopo una settimana. In seguito una volta al mese. È importantissimo fare pulizia quanto più possibile: eliminando almeno una volta al mese il sacchetto, o più spesso se ne avvertite la necessità

AVVERTENZE:

1. Il sacchetto andrà distrutto (bruciato) e sostituito con uno nuovo. Si consiglia di non distruggere i sacchetti di
HOME CLEANER nella stufa di casa, ma allestendo un apposito falò all’esterno dell’abitazione. Verificate questa
possibilità poiché in alcune zone non è possibile allestire falò esterno. Questa però rimane sempre la migliore soluzione

2. Evitate di toccare e maneggiare il filtro da eliminare: fatelo cadere dentro un sacchetto di carta per poi

distruggerlo. Benché il filtro possa sembrare come nuovo, dopo un mese è già sovraccarico di energie negative

3. In alternativa i sacchetti filtro possono essere messi nel rifiuto secco – che sarà poi posto nell’inceneritore

4. Solo i nostri sacchettini filtro sono adatti allo scopo: cattura energie sottili. Si sconsiglia di inserire altri filtri

5. Non lasciate lavorare il sana eterico vuoto, senza sacchetto, o tenendo un sacchetto filtro per troppi mesi.

6. Qualora rimaniate senza sacchettini filtro, è preferibile capovolgere il sana-eterico a testa in giù, con il

coperchio in alto: che deve essere ben chiuso. In questo modo il sana-eterico
HOME CLEANER sarà inattivo.

Fonte web: http://zedbio.com/

Breve racconto di un viaggio a Shanghai

Nobisco ha il piacere di pubblicare questo breve racconto di un viaggio a Shanghai di una sua amica.

"Sono andata a Shanghai per motivi di lavoro, nel 2009. Ho preso l'aereo a Venezia (aeroporto Marco Polo) e sono atterrata all'aeroporto di Dubai dopo diverse ore di volo. La coincidenza con il volo per Shanghai non l'avevo subito. A Dubai erano circa le 3 del mattino quando sono atterrata e l'aeroporto era comunque affollato, come diverse altre zone di quella città degli Emirati.

Dubai never sleeps.

Avevo un pass per la vip lounge e così mi sono accomodata su un divanetto dopo avere riempito un vassoio di qualcosa da mangiare. C'era un buffet da convivio degli dèi, c'era tanto di quel cibo, e tanta varietà, da poter avere l'imbarazzo della scelta. Potevo scegliere se mangiare cibo salato oppure dolce, c'erano anche le brioches (i croissants) e il caffè bollente, cappuccino fatto con macchina da bar italiana, e poi frutta, macedonia, torte gelato, noccioline, pizza, e almeno cinque tipi diversi di acqua minerale in bottiglia, bibite gassate, succhi, vino... ho cercato di tenermi comunque, altrimenti mi sarei rimpinzata.

Dopo un paio d'ore trascorse a sfogliare riviste e guardare la televisione (pochi sonnecchiavano e qualcuno era andato a fare una doccia (sì, c'era anche questa possibilità, bagni con docce in aeroporto) mi sono nuovamente imbarcata. Ero preoccupata di non trovare il mio volo e di perdermi in aeroporto, ma c'è personale in servizio ovunque, soprattutto donne (carine, piuttosto alte, in uniforme, truccate, con la pelle abbastanza chiara, parlanti inglese e gentili) disponibili ad aiutarti anche a trovare, che ne so, l'orecchino che ti è caduto per terra. Con un servizio del genere, tutto diventa facile e nessuno si perde in giro per l'aeroporto, o perde il suo volo.

Dopo altre ore - non ricordo quante perché ho dormito un po' durante il volo - sono arrivata a Shanghai. Prima di farci scendere dall'aereo, il velivolo è stato "invaso" da cinesi che indossavano una mascherina, guanti e avevano un kit per prelevare saliva con una bastoncino, cioè per fare un tampone passando il bastoncino sulla mucosa all'interno della guancia. Facevano il prelievo a caso, a persone a campione, e lo hanno fatto pure a me. Penso che il motivo riguardasse la SARS (severe acute respiratory syndrome) ma potrei sbagliarmi. Non c'era comunque nessuna psicosi collettiva all'aeroporto di Shanghai: tutto era calmo e normale.

Ho cambiato del denaro - la ragazza seduta al banco del cambiavalute accettava le banconote, le inseriva in una macchina che le contava e distribuiva l'equivalente in renminbi (o yuan, è la valuta cinese corrente)  ad una velocità tale che mi sono chiesta se fosse una vera donna o uno di quei robot antropomorfi che si vedono ogni tanto e che forse si vedranno sempre più di frequente alle fiere asiatiche di robotica.

L'hotel che avevo prenotato - anzi, lo aveva scelto l'azienda, i dipendenti li mandava sempre lì quando erano a Shanghai - era l'Howard Johnson's, facente parte di una catena intercontinentale. Figuriamoci se ad una come me può piacere un simile albergo. Era pacchiano, e non me ne importava niente né di andare in palestra, né della jacuzzi.

Moquette in camera. Bleah. Lettone matrimoniale altissimo (mi ci sono letteralmente arrampicata sopra) con un piumino imbottito al posto delle coperte, lenzuola dure e un sacco di cuscini.

Personalmente non ho avuto problemi con il fuso orario, non avevo sonno (sarà che avevo dormito per almeno tre ore in aereo) e quindi, dato che a Shanghai era pomeriggio, non sono andata a dormire. Quella sera dopo cena avevo un appuntamento con il referente per la Cina e siamo rimasti a parlare (in inglese ovviamente) per un paio d'ore nel salottino dell'albergo, bevendo tè cinese amaro.

Ho dormito comunque bene la notte e il giorno dopo mi sono svegliata al primo trillo della sveglia senza problemi. Avevo autorizzato la reception a mandare pure qualcuno a buttarmi giù dal letto di peso se non mi fossi presentata alla colazione entro le otto e mezza del mattino.

Dopo una colazione a base di caffè, un po' di latte e dei fruttini succosi che si chiamano qualcosa come licis o liches (fruttini rotondi con un involucro spinoso, succosi, buonissimi) ho atteso il mio contatto in Cina nella hall. Lui è venuto a prendermi con un'automobile un po' vecchiotta di una marca che non ho mai visto dalle mie parti in Italia: Santana.

Dopo tre ore circa di macchina abbiamo raggiunto una zona di campagna e risaie fuori Shanghai (nel Pudong comunque?) dove il mio scopo era quello di trovare una determinata fabbrica dispersa appunto tra i campi di riso e parlare con la direttrice. La fabbrica non era per niente bella. I macchinari andavano a carbone. Donne e uomini, tutti relativamente giovani, lavoravano dalle nove alle dodici ore, cucivano, incollavano (respiravano l'odore del collante...) in condizioni di luminosità non sempre ottimale. Forse la direttrice li aveva istruiti, fatto sta che sorridevano sempre. Sembravano sottomessi e lieti di esserlo, ma chi lo sa, è tutta un'altra cultura. La mia guida in Cina mi disse che la rabbia, il fatto di arrabbiarsi, è considerato deplorevole, mancanza di stile, di self control. Io gli ho risposto che c'è differenza tra un'incazzatura momentanea, il rancore portato per anni verso una persona, la suscettibilità del carattere o l'irascibilità intesa come vizio o disturbo della persona. Comunque lì sorridono sempre...

La fabbrica era invasa da ragni. Ce ne erano ovunque. Mica ragnetti eh, ma belli grossi, facevano ragnatele e nidi. Agli operai e alla direttrice pareva non importasse nulla di avere i ragni in fabbrica. Sono andata in bagno per fare la pipì, c'era la turca e dei ragni che ci passeggiavano sopra, mi sa che qualcuno l'ho schizzato di pipì e gli altri sono fuggiti quando hanno sentito il rumore dello sciacquone.

Di ritorno a Shanghai, c'erano diversi posti che volevo visitare, i giardini, una casa di farfalle, il tempio buddhista, il museo della scienza e della tecnica. Alla fine sono riuscita a visitare soltanto in tempio perché dovevo finire un lavoro... e poi la mia guida mi ha praticamente costretto a seguirlo in un centro commerciale enorme perché voleva comprarsi la Portable Playstation...

Siamo stati poi nel tempio buddhista, lui ha pregato (non che fosse molto devoto, diceva, di niente e di nessuno, ma non si sa mai e quindi ogni tanto va al tempio...) e io ho osservato le persone, i monaci, le statue e alla fine ho pregato qualcosa pure io, a modo mio ovviamente.

Alla sera, cena cinese (vero cibo cinese in un buon ristorante, non le porcherie che qui in Italia spacciano per cibo cinese).

Il resto dei giorni, lavoro e lavoro, shopping, un sacco di cibo, qualche passeggiata, un po' di discoteca e altri locali...

Quando sono tornata ero un po' rincoglionita per via del fuso orario e del cambiamento di clima, di stile di vita, di tutto, ma insomma, nessun problema, mi piace viaggiare, è stata una bellissima opportunità visitare questa città e dintorni, in Cina".

Le foto postate qui di seguito sono proprietà della persona che ha raccontato brevemente di questo suo viaggetto (!) in Cina e non possono essere usate e pubblicate altrove.


foto di francesca








giovedì 26 aprile 2012

Percezioni E.S.P., percepire Presenze, Sentire le loro Voci, riuscire a Visualizzarle: tutto questo NON è sintomo di psicosi: conciliare il punto di vista della scienza medica con le autentiche esperienze di percezione extra sensoriale

Le persone che non sono recettive di natura, che sono chiuse a questo tipo di esperienza, che seguono ciechi vicoli di razionalismo anziché usare la Ragione, tendono ad etichettare qualsivoglia tipo di esperienza esuli dalle loro, o da quello che è stato loro ben ficcato in testa, come psicosi, come stati di allucinazione.

Nobisco pensa invece che etichettare come psicotiche le persone che, in un contesto di normalità, lucidità mentale e tranquillità esistenziale, fanno esperienze E.S.P. sia un atteggiamento superficiale, riduttivo, semplicisitico e... fondamentalmente anche malvagio.

Le parole chiave per dimostrare saggezza e maturità di fronte a queste istanze sono:

- calma e astensione dal giudizio
- riflessione e osservazione
- DISCERNIMENTO all'inerno della situazione di ciascun individuo, poiché ciascuno è diverso e unico, nessun caso è identico ad un altro (per quanto vi possano essere analogie) e generalizzare non porta a niente di buono o di veritiero.

 : dispercezioni ed allucinazioni uditive (a carattere imperativo, cioè sentirsi dare ordini, commentante il proprio comportamento o situazione di vita, denigratorio o anche teleologico, cioè tendente ad un fine ultimo), visive, olfattive, tattili, geusiche, cioè gustative, o di movimento. N.B: I sintomi della psicosi affliggono il pensiero nella sua forma e nel suo contenuto. In certi casi, riguardano anche la sensopercezione.
  • Disturbi di forma del pensiero: "fuga delle idee", incoerenza nelle idee, alterazioni dei nessi associativi.
  • Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione delirante, interpretazioni azzardate e drastiche degli eventi e delle idee.
  • Disturbi della sensopercezione: allucinazioni visive, uditive, olfattive, tattiche, geusiche, di movimento.
Generalmente si parla di episodi di psicosi, anche di brevissima durata, o di episodi di scompenso, il che non introduce la persona che fa tale esperienza di sofferenza in una situazione di cronicità.

In altre parole, può capitare che una persona che, in un momento magari molto difficile e delicato della sua vita, si scompensi, ma quella povera persona non è "diventata una psicopatica"... ha solo avuto un attimo di scompenso (mia nonna diceva, molto elegantemente, un momento di défaillance), anche intenso, ma ciò non fa di quella persona un soggetto psicotico o psicopatico nel senso cronico del termine, e neppure nel senso patologico.
L'eccezione a questo può essere rappresentata da quel numero (si spera esiguo) di soggetti affetti da schizofrenia, gravi disturbi schizoaffettivi, paranoia cronica, gravi disturbi della personalità, lesioni cerebrali, alcuni tipi di patologie organiche.

Riferimenti bibliografici:
Dr. G. Invernizzi, Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw Hill, 2006.
Dr.ssa C. Bressi, Dr G. Invernizzi, Psichiatria Clinica - Applicazioni in Medicina Generale, McGraw Hill, 2008.

Forse vi è, talvolta,  in certi contesti di diagnosi e cura, o da parte di alcuni medici, un'eccessiva tendenza a patologizzare atteggiamenti e comportamenti che sono di fatto transitori e trovano la loro ragion d'essere all'interno di contesti esistenziali, lavorativi, famigliari, in cui il soggetto è sottoposto a notevole tensione, stress, dispiacere, frustrazione, delusione, solitudine, rabbia, amarezza, disperazione.

Riporto un articolo/intervista dello psicologo A. Salvini che riguarda appunto la tendenza a patologizzare condizioni di disagio psichico di fatto transitorie e risolvibili, con danni anche seri al paziente, sia dal punto di vista medico (a causa di una somministrazione impropria, eccessiva e prolungata di sostanze psicotrope - psicofarmaci) che psicologico ed emotivo, andando a ledere l'autostima e la dignità del paziente stesso, cioè facendolo sentire lo psicopatico di turno che, di fatto, non è e non è mai stato.


Chi "sente le voci" non è necessariamente un soggetto malato. Il nuovo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali parla chiaro: avere allucinazioni uditive è del tutto normale per gli uomini. Il decano di psicologia clinica italiana, ordinario di psicologia a Padova e autore di numerosi testi sull'argomento Alessandro Salvini commenta con Affari: "La psichiatria ha sempre stigmatizzato questi fenomeni, considerandoli sintomo di psicosi. Da oggi invece, con il nuovo Dsm, non sarà più così: le allucinazioni uditive, le cosiddette voci, sono presenti, secondo i dati che la psichiatria accetta e fornisce su un range di popolazione normale che va dall'8 al 15%".


Svolta nella psichiatra dopo le pubblicazioni del noto medico Mario Maj. Chi "sente le voci" non è necessariamente un soggetto malato. Non solo. Avere allucinazioni uditive è del tutto normale per gli uomini. E' scritto nell'ultima revisione del Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders («Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali»), noto anche con l'acronimo DSM, uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella clinica che nella ricerca.
Così tutti quegli studiosi che per anni hanno sostenuto e studiato questo fenomeno (come Enrico Molinari, Maria Quarato e Cristina Contini del movimento Parlo con le voci) hanno vinto, ottenendo dalla comunità scientifica il riconoscimento di questo principio. "Finalmente la scienza si accorge che possono esserci allucinazioni in soggetti normali", commenta il decano di psicologia clinica italiana, ordinario di psicologia a Padova e autore di numerosi testi sull'argomento Alessandro Salvini. "Ho speso parte della mia vita a scrivere sulle allucinazioni in soggetti normali e accolgo con grande soddisfazione la dichiarazione del professor Mario Maj, che ammette che l'8-15 % della popolazione ha allucinazioni acustiche senza essere psicotico. Per anni sono stati stigmatizzati fenomeni che in molte persone sono naturali e che antropologicamente richiamano alle voci degli antichi padri ebraici e greci, da Platone a Mose, o anche Jung, che era anche lui uditore di voci per parlare della contemporaneità".
Che cosa significa in sintesi la pubblicazione del professor Maj?
"Significa che le allucinazioni uditive, le cosiddette voci, sono presenti, secondo i dati che anche oggi la Psichiatria accetta e fornisce (congresso Sopsi 2012) su un range di popolazione normale che va dall'8 al 15%. Secondo noi i dati sono ancora più alti, riferendosi a persone che, almeno una volta a settimana, sentono una voce".

In che senso questa "scoperta" può essere considerata rivoluzionaria?
"La psichiatria ha sempre stigmatizzato questi fenomeni, considerandoli sintomo di psicosi. Se è vero che le allucinazioni possono essere presenti nelle psicosi e in molte altre patologie (epilessie, tumori cerebrali, demenze) è altrettanto vero che l'udire voci, senza avere nessun altro sintomo, non ha rilevanza dal punto di vista patognonomico".

Quindi da oggi si considerano soggetti sani anche coloro che sentono le voci...
"Sì, la psichiatria internazionale oggi, con il nuovo Dsm, che uscirà a maggio del 2013, non considera più le voci come sintomo di primo rango e le ritiene finalmente insufficienti, da sole, per formulare una diagnosi di psicosi. Dai nostri studi all'Università di Padova abbiamo campionato centinaia di persone, uditrici di voci, non rilevando alcuna traccia di psicosi".

E allora da che cosa dipende questa sensazione che non ha un riscontro nella realtà?
"L'antropologia ci ha insegnato a capire che l'attitudine ad ascoltare voci è presente in ognuno di noi. Validi contributi sono stati forniti dallo studioso Julian Jaynes (" La mente bicamerale") e da altri grandi autori.
La storia, da Mose, a Gesù, a Buddha, ricordando le grandi religioni, sino ai giorni nostri, attraverso Jung o attori famosi come Anthony Hopkins o Penelope Cruz, ci insegna che l'udire voci è un'esperienza umana".

E scientificamente come si inquadra questro fenomeno?
"Di recente la psichiatria, che oggi ha accettato questo assunto, ha iniziato a parlare di una sindrome subclinica che si chiama psychotic like experience, che riguarderebbe il 20% degli adolescenti e l'8% delle persone e che presenta sintomatologie simili alle psicosi che, però, scompaiono nel 75-90% dei casi. Purtroppo, nonostante queste percentuali (e nonostante poche persone del gruppo rimanente transitino verso le psicosi) la psichiatria ritenta di patologizzare una situazione che considera, essa stessa, transitoria".




Alla luce di questa definizione medica (che ho riassunto per motivi di spazio e volontà di concisione) del quadro psicotico, come pure dell'intervista al medico, Nobisco e amici affermano con letizia che le percezioni E.S.P. da lorosperimentate non trovano alcun riscontro in tutto quanto la psichiatria al presente cerca di descrivere, diagnosticare e curare.

Dice Nobisco: "... quando le mie facoltà percettive si amplificano e capisco che sto per avere o che è in corso di svolgimento qualcosa che di fatto coinvolge la mia capacità intuitiva o anche, in altri casi, l'azione di entità eteriche, cioè spirituali, non organiche, io non perdo il contatto con la realtà. Non deliro. Rimango cosciente del luogo in cui mi trovo, di essere sempre io, e persino della posizione del mio corpo, del fatto di indossare dei vestiti, delle condizioni di sicurezza del luogo in cui mi trovo con il mio corpo fisico. Non esco dal corpo fisico, non ho questa sensazione (anche se mi è capitato un paio di volte, ma questo è un altro discorso, un altro tipo di esperienza).
La mia personalità resta integra. Non sono, le mie esperienza di dolore o di sofferenza, quasi mai. La maggior parte delle volte, mi lasciano nel cuore un profondo senso di gratitudine, e anche di indegnità, nel senso che sono spronata a lavorare su me stessa per diventare pià umile. L'umiltà, non la superbia o la vanagloria, è la disposizione che maggiormente predispone e aiuta una persona "scivolari tra i mondi", quello materico e quello eterico, riducendo al minimo i rischi. Va da sé che umiltà non è sinonimo di umiliazione, né di auto-avvilimento.
L'umiltà è l'apertura del cuore, è disposizione all'apprendimento, è astensione dal giudizio specie se negativo su qualcuno o su qualcosa e anche su noi stessi (non spetta a noi sputacchiare sentenze). Umiltà è anche affermazione serena del proprio pensiero, senza offendere, senza insultare, pur sapendo che non tutti, o pochi, saranno disposti a condividerlo.

Quando percepisco, ad esempio, la presenza di un corpo eterico vicino a me (non è necessario che io riesca a visualizzarlo), è come se il mio campo energetico e quello dell'entità in questione (dell'Anima di un defunto per esempio) entrassero in contatto. Se il contatto non è casuale, ma è deliberato, cioè da parte di quello spirito vi è la volontà di essere percepito da me, allora noto che l'entità cerca di aiutarmi perché il contatto sia mantenuto il tempo necessario per la comunicazione che intende farmi. Laddove io non sono più in grado di rimanere recettiva nei suoi confronti, lo spirito - l'Anima in questione - cerca di venirmi incontro, di supplire, se può, a questo mio limite percettivo.

Se invece il contatto è indesiderato, e io lo percepisco come un attacco, sta a me attivare comportamenti di difesa di vario tipo, a seconda della situazione.

L'intuizione invece non proviene da fuori di me, come nel caso della percezione di un Essere eterico di un qualche tipo, bensì da me. E' endogena e io la ritengo, più che un'ispirazione da fonte esterna (cosa che a volte comunque mi arriva, per esempio, se chiedo qualcosa all'Angelo Custode), il prodotto di un lavoro rapido della mia mente.

Certo che tutto riguarda comunque, e coinvolge, il cervello inteso come organo, anzi tutto il corpo fisico.

La persona umana è UNA nel suo corpo, mente, anima e spirito, e non ha senso volerla "sezionare" poiché, finché abbiamo vita organica, biologica, siamo sinolo di ciò che è materico e di ciò che è spirituale.

Anzi di più: noi persone umane siamo Esseri spirituali aventi un corpo organico.

Non è corretto, a parer mio, dire che abbiamo un'Anima: meglio dire che siamo Anime: ma con un corpo, per ora. Meglio usare il verbo essere piuttosto che avere quindi. Esprimiamo cioè una condizione di stato, esistenziale, non di possesso".

Grazie per avere letto.