lunedì 21 maggio 2012

Una di noi racconta: "La strana notte del terremoto"

"Mi sono svegliata e non poteva essere già mattina. Fuori era ancora buio, penso, perché dalle tende filtrava soltanto la luce delle lampade che illuminano la via.

Tutto era calmo e silenzioso, ma il modo in cui mi ero svegliata era insolito: di soprassalto, all'improvviso. Ero perfettamente sveglia, perfettamente lucida. Di solito mi sveglio al bip-bip-bip di una sveglia satellitare, e ci metto qualche attimo a svegliarmi completamente. Invece quella notte, avevo aperto gli occhi trovandomi sveglia e per niente assonnata, come se non avessi mai dormito.

Rimasi per alcuni minuti immobile a guardare la luce che filtrava dalle tende. Mi sentivo vagamente inquieta, ma lo sono da un pezzo, per i fatti della mia vita, e sinceramente non me ne meraviglio neanche più.

Poi è stato come percepire che "qualcosa sopraggiungeva".

"Arriva qualcosa", intuii. Ma non sapevo cosa. Forse una telefonata? Forse sta male qualcuno?

Nella penombra della mia camera, rimasi vigilante, attenta a qualsiasi rumore. E il rumore arrivò. Ma che strano rumore. Profondo, vibrante.

" ma che... che sia un treno? " pensai tra me e me, poiché l'abitazione che mi ospita è costruita a poche decine di metri dalla ferrovia. A volte, nel silenzio della notte, i treni merci sferragliano e sembra passi un esercito, i convogli fanno tremare i vetri delle finestre.

Quindi rimasi in ascolto del rumore, pensando che avrei poi udito il tipico sferragliare dei vagoni carichi. Non avevo paura, mi piace molto anzi  rimanere sdraiata a letto, tra le coperte, ad ascoltare il rumore del treno nel cuore della notte, o poco prima dell'alba: quante volte l'ho fatto, fin da bambina!

Però doveva essere un treno insolito, che le mie orecchie da intenditrice di rumore di treni di notte non riconoscevano. Ma i vetri tremavano, allora doveva di certo essere un treno.

E che treno! Anche il letto si mise a tremare, anzi, ad oscillare, portandosi dolcemente a destra, scivolando come se il pavimento fosse stato fatto di ghiaccio e ci si potesse scivolare sopra. Urtò contro l'armadio, che però non cadde, è fissato, troppo stabile e pesante per oscillare in avanti. Poi il letto tornò a scivolare a sinistra, ed eccolo nella sua posizione di prima: mi sono risparmiata così la fatica di doverlo spostare, è tornato in posizione "da solo".

Tutto ciò è avvenuto in alcune decine di secondi, e io non scesi da letto. Mi sintonizzai sul mio Spirito Custode, sul mio Angelo, che percepivo alla mia destra, più indietro rispetto al mio viso, quindi "appoggiato" alla testata del letto, sopra il mio cuscino.

- Cos'è questo? - gli chiesi.

La sua risposta mi attraverò rapida la mente, e la visualizzai, come spesso accade, sul mio "schermo mentale": earthquake

Sono bilingua, talvolta le parole inglesi mi arrivano in modo più immediato che il loro equivalente italiano.

Terremoto.

Ma come? Qui? In questa zona? Mai.

Di terremoti, dove abito io, non ce ne sono mai stati. Al massimo qualche scossa il cui epicentro sta persino fuori regione.

E infatti. L'epicentro non era da noi, era in Emilia, noi stiamo parecchi km più a nord e poi ci sono le montagne.

Vuoi vedere che succede pure questa ora? Pensai, mentre mi alzavo dal letto e accendevo la luce (non so se sia controindicato accendere le luci in certi frangenti, ma mi ero coricata indossando solo la biancheria intima e, in caso di fuga, non volevo ritrovarmi per strada con solo la canottiera e le mutandine).

Ora, questi episodi, col senno di poi, danno di che pensare. Mentre accade, agisci d'istinto, su consiglio altrui o cerchi di escogitare strategie valide, ma dopo, quando ti fermi a riflettere, viene fuori di tutto.

Per esempio, ricordo ora che mi preoccupai perché non vedevo i jeans che avevo indossato il giorno precedente: forse li avevo piegati e riposti nell'armadio, perché sulla sedia accanto al letto non c'erano. Io di solito i vestiti li appoggio sulla sedia quando mi spoglio per andare a letto. Allora afferrai i primi pantaloni che mi capitarono a tiro: erano rosa confetto, parte di un pigiamino. Ricordo che pensai, con non poco disappunto:

Oh no, adesso mi toccherà fuggire e correre chissà dove con addosso questi pantaloni rosa del pigiama anziché i miei jeans...

Solo dopo essermi sistemata alla meno peggio mi resi conto che parevo essere l'unica in tutta la casa ad essere attiva. Uscii dalla mia stanza e, dal corridoio, sentii che mio padre russava in camera sua. Non si era neppure svegliato! Scesi allora al piano di sotto: dormiva anche mia madre, e non mi sentì neppure arrivare.

Con mia sorpresa, notai che il cane di mia madre, addormentato sul tappeto, aveva a malapena scondinzolato.

Allora è stata tutta una mia impressione o che? Pensai meravigliata.

Nella penombra, notai due occhietti brillare. Era la cagnolina di mia madre: era andata a raggomitolarsi sotto al tavolo e mi scrutava sospettosa. La guardai a mia volta e lei iniziò a uggiolare con voce roca, senza osare lasciare il suo rifugio.

Allora non sono l'unica ad avere sentito quel rumore, quei movimenti.

Andai nella cucina di mia madre e mi versai da bere. Non succedeva niente, così mi chinai sotto al tavolo, allungai una mano ad accarezzare la cagnolina - che comunque non accennava a voler uscire di lì - e tornai al secondo piano, chiundendo alle mie spalle un cancello interno che divide l'abitazione in due ambienti distinti e con ingressi indipendenti.

Mentre salivo le scale pensai che, in caso di sisma, sarebbero forse crollate o diventerebbero pericolanti o inagibili, perciò come via di fuga le dovevo escludere. Se ero di sopra, avrei dovuto imboccare l'ingresso  principale, non scendere nell'altro ambiente. Oppure, avrei potuto calarmi dalla finestra, aggrappandomi alla grondaia.

Dato che però tutto era tornato calmo, mi limitai ad aprire la finestra - era una bella serata - e guardare fuori. Il quartiere era immerso nel silenzio. Soltanto un paio di finestre erano illuminate.

Se fosse qualcosa di serio, la gente sarebbe già in strada. Pensai tra me e me.

Dato che non volevo trascorrere le ore che mi separavano dall'inizio della giornata guardando fuori dalla finestra, mi sdraiai di nuovo sul letto. Stavo per richiudere gli occhi quando tornarono il rumore e i movimenti, diversi però da prima, più lenti, tanto lenti che potei apprezzarli, nel senso che riuscii a capire in che direzione agivano le forze che si intrecciavano sotto di me. Prima fui spostata, di nuovo sul letto, in senso orizzontale, e poi in avanti, quindi erano due linee che si intrecciavano, come una sopra l'altra, come una specie di intreccio di vimini.

- Angelo mio... ma allora devo uscire! Alla terza scossa che arriva, prendo ed esco. -

Ma il mio spirito custode non pareva allarmato per la mia incolumità, percepivo la sua quiete e non gli rivolsi altre domande.

La terza scossa non venne. La attesi per una decina di minuti circa, e poi scivolai nel sonno e non sognai nulla, o almeno non ricordo di avere sognato, e quando mi svegliai tutto era come sempre. Solo il tempo stava cambiando, perché il cielo si era rannuvolato e un temporale era alle porte.

Come è strano il comportamento della gente. Io ero sul punto di uscire, con svariati minuti di anticipo, e mi ero destata di colpo addirittura prima della scossa più potente, come per intuizione, o forse fu il mio custode a svegliarmi. Mio padre e mia madre invece hanno continuato a dormire, ignari di tutto. Di due cani, uno dormiva profondamente, mentre l'altra si era già cercata un nascondiglio e stava in allarme, gli occhi sbarrati.

Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che edifici!». Gesù gli disse: «Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata». (Mc 13:1).

Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina;  perché, venendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quel che dico a voi, lo dico a tutti: "Vegliate"». (Mc 13:37 ).

Sono parole che si prestano bene a descrivere quello che ho pensato riguardo a questa faccenda del terremoto, e non a quella soltanto, ovviamente. Senza la prontezza di riflessi e la recettività (vigilanza) nei confronti dell'ambiente e di quanto accade in giro, attorno a noi e anche in noi, non si può neppure sperare di reagire in modo valido, neppure provarci.

Vigilanza.
Lucidità mentale.
Consapevolezza.
Prontezza decisionale.
Agilità.

Anche se ci sono circostanze per cui, purtroppo, neanche i più svelti e i più svegli ce la possono fare a sottrarsi al pericolo, vale la massima generale che tenere drizzate le antenne aiuta: il nostro è un mondo ostile ai rincoglioniti, ai dormienti (in senso ampio del termine, cioè addormentati non tanto fisicamente, ma mentalmente e spiritualmente, chiusi e presuntuosi)".


Be vigilant at all times











venerdì 11 maggio 2012

Per quelli che hanno voglia di pregare per una decina di minuti di fila...è una preghiera che si fa usando una corona del rosario, è una preghiera basata sul valore redentivo e liberatorio della morte in croce di Gesù

L'anno scorso, a Medjugorje, ad alcuni di noi che eravamo lì per il Festival dei Giovani è stata insegnata una preghiera che si può recitare ogni venerdì veicolando l'intenzione di portare energia e quindi aiuto alle Anime tormentate.

E' una preghiera ripetitiva ma quel che conta è la visualizzazione e l'intento ben veicolato.

Si prega così:

- Si prende una comune corona del rosario da 50 grani.
- Al posto dell'Ave Maria si recita:

Ti adoro o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del Suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.

- Al posto del Padre Nostro si recita:

L'Eterno Riposo dona loro, o Signore, e risplenda ad essi la Luce Perpetua, ripòsino in Pace. Amen.

L'intenzione della preghiera riguarda l'aiuto spirituale portato a cinque Anime di persone defunte in attesa di elevarsi. Si recita di venerdì perché è il giorno in cui morì Cristo.

A la Recherche de Féerie, Tome 1

La foto ritrae la copertina di un libro in lingua francese, acquistato da una persona amica ad un festival celtico (Patavium Celtic Festival, 2003). E' un libro ottimamente illustrato che parla di ... fate.


Si tratta dunque del primo tomo del libro illustrato A la Recherche de Féerie (in lingua francese).


Attualmente un'altra copia di questo libro si trova in vendita su Amazon al prezzo di $ 686.43 (oggi 11 maggio 2012).


Per informazioni sull'acquisto di questo libro scrivete a flautodorato@gmail.com  perché il proprietario del libro è disposto a cederlo ad un prezzo inferiore.

acquistato ad un festival celtico nel 2003
A la Recherche de Féerie, acquistato al Patavium Celtic Festival nel 2003

Che significato attribuite alla parola "rinuncia" ? Che connotazione le date, e potete scalfire la superficie del suo pieno significato in varie situazioni della vita?



Il concetto di "rinuncia" è ampio e per alcuni già fastidioso solo a udirlo. Non sono pochi coloro che collegano alla parola rinuncia l'idea di un’ascesi preclusa ai pià, di un percorso faticoso. Se la vita va assaporata in pienezza, per quanto in modo intelligente, ponderato, non sfrenato e meramente edonistico, che senso avrebbe parlare di rinuncia in senso positivo, cioè che apporta beneficio.

Per anni molti di noi sono stati abituati a seguire una logica di consumismo, di sfruttamento poco equilibrato delle risorse disponbili. La rinuncia però non deve essere vista solo in un'ottica di purificazione dal superfluo con le sue scorie pesanti, o come un periodo di austerità, ma come uno strumento per renderci la vita più semplice, vissuta con maggiore consapevolezza. La rinuncia non è quindi ostile alla vita, bensì promuove la qualità di essa. Il verbo rinunciare rimanda al significato di deporre la pretesa su una cosa che ci spetta (il che lo pensiamo noi, che ci spetti, perché non è detto che qualcosa ci spetti veramente e legittimamente come noi riteniamo, o nel modo che noi riteniamo).

 L’obiettivo della rinuncia è la libertà interiore, ecco perché la rinuncia è funzionale al miglioramento della qualità della vita psichica, spirituale, ma anche materiale, dato che comunque tutto va insieme.

Chi deve avere tutto ciò che vede, è totalmente dipendente. Non è libero. Si lascia determinare dall’esterno. La rinuncia è espressione di libertà interiore. Se riesco a rinunciare a qualcosa che mi divertirebbe, sono libero interiormente. La rinuncia, però, può essere anche una via per esercitare la libertà interiore. (Anselm Grun)

La mia domanda, sulla quale vi invito a riflettere, è: siamo veramente noi ad autodeterminarci, ad determinare ed arbitrare noi stessi, o piuttosto sono i nostri bisogni a determinarci, per cui le nostre scelte sono sempre e solo in funzione del soddisfacento dei nostri bisogni ?
Un altro aspetto importante della rinuncia è che essa è funzionale all'acquisizione graduale (anche se limitata) di una maggiore libertà interiore e consapevolezza di noi stessi e delle risorse di cui disponiamo e di come ammnistrarle - e lo abbiamo detto - ma vi è anche il fatto che la rinuncia esalta poi il godimento di qualcosa, proprio come non esiste il freddo senza il caldo, cioè gli opposti si determinano a vicenda e l'uno permette all'altro di sussistere e viceversa. In altre parole, chi non è interioremente e quindi anche poi esteriormente capace di rinuncia, diventa poi incapace anche di godimento, poiché entrambi i concetti gli sfuggono.

Una condotta eccessivamente rigida, perfezionista, "ascetica", chiude le porte alla recettività, al godimento della bellezza, del piacere sano (non smodato, non perverso) che in vario modo la vita offre. L’avido , come pure la persona eccessivamente rigida, controllata e perfezionista diventa incapace di godere, di riconoscere il Buono, di riconoscere il Bello, di riconoscere il Lodevole e il Santo che la vita ci mette innanzi, ogni giorno.

Pensate a cosa potete rinunciare per pulire la vostra vita...

. Sigarette
. Bevande alcoliche, vino
. Bibite gassate, dolciumi
. Un acquisto non proprio necessario (forse quel denaro può essere speso meglio)

Ma soprattutto, secondo me, le migliori rinunce da fare sono di tipo etico, cioè inerenti il comportamento:

. Rinunciare alla maleducazione, a risposte sgarbate, brusche, scorbutiche.
. Rinunciare alla polemica sterile, ad alterarsi per questioni futili
. Rinunciare ad un litigio, ad uno scontro
. Rinunciare a voler prevaricare, a volersi imporre, a voler sempre avere l'ultima parola.
. Rinunciare al conflitto
. Rinunciare all'offesa
. Rinunciare alla vendetta
. Rinunciare alla presunzione di avere capito tutto, di conoscere tutto, di essere sempre nel giusto
. Rinunciare al nostro pensiero e sentimento, nel senso di mettere da parte noi stessi per un po' e ascoltare quello che un'altra persona ha da dirci.

...





mercoledì 9 maggio 2012

Gesù tentato dal Demonio, nel deserto (dalle visioni di Maria Valtorta)

(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Capp. 46 e 80.8/11 – Centro Ed. Valtortiano)

24 febbraio 1944. Giovedì dopo le Ceneri.

            Vedo la solitudine petrosa già vista alla mia sinistra nella visione del battesimo di Gesù al Giordano. Però devo essere molto addentrata in essa, perché non vedo affatto il bel fiume lento e azzurro, né la vena di verde che lo costeggia alle sue due rive, come alimentata da quell'arteria d'acqua. Qui solo solitudine, pietroni, terra talmente arsa da esser ridotta a polvere giallastra, che ogni tanto il vento solleva con piccoli vortici, che paion fiato di bocca febbrile tanto sono asciutti e caldi. E tormentosi per la polvere che penetra con essi nelle narici e nelle fauci. Molto rari, qualche piccolo cespuglio spinoso, non si sa come resistente in quella desolazione. Sembrano ciuffetti di superstiti capelli sulla testa di un calvo. Sopra, un cielo spietatamente azzurro; sotto, il suolo arido; intorno, massi e silenzio. Ecco quanto vedo come natura.
Addossato ad un enorme pietrone, che per la sua forma, fatta su per giù così come mi sforzo a disegnarla, fa un embrione di grotta, e seduto su un sasso trascinato nell'incavo, al punto +, sta Gesù. Si ripara così dal sole cocente. E l'interno ammonitore mi avverte che quel sasso, su cui ora siede, è anche il suo inginocchiatoio e il suo guanciale quando prende le brevi ore di riposo avvolto nel suo mantello, al lume delle stelle e all'aria fredda della notte. Infatti là presso è la sacca che gli ho visto prendere prima di partire da Nazareth. Tutto il suo avere. E, dal come si piega floscia, comprendo che è vuota del poco cibo che vi aveva messo Maria.
Gesù è molto magro e pallido. Sta seduto con i gomiti appoggiati ai ginocchi e gli avambracci sporti in avanti, con le mani unite ed intrecciate nelle dita. Medita. Ogni tanto solleva lo sguardo e lo gira attorno e guarda il sole alto, quasi a perpendicolo, nel cielo azzurro. Ogni tanto, e specie dopo aver girato lo sguardo attorno e averlo alzato verso la luce solare, chiude gli occhi e si appoggia al masso, che gli fa da riparo, come preso da vertigine.
Vedo apparire il brutto ceffo di Satana. Non che si presenti nella forma che noi ce lo raffiguriamo, con corna, coda, ecc. ecc. Pare un beduino avvolto nel suo vestito e nel suo mantellone, che pare un domino da maschera. Sul capo il turbante, le cui falde bianche scendono a far riparo sulle spalle e lungo i lati del viso. Di modo che di questo appare un breve triangolo molto bruno, dalle labbra sottili e sinuose, dagli occhi nerissimi e incavati, pieni di bagliori magnetici. Due pupille che ti leggono in fondo al cuore, ma nelle quali non leggi nulla, o una sola parola: mistero. L'opposto dell'occhio di Gesù, tanto magnetico e fascinatore anche esso, che ti legge in cuore, ma nel quale leggi anche che nel suo cuore è amore e bontà per te. L'occhio di Gesù è una carezza sull'anima. Questo è come un doppio pugnale che ti perfora e brucia.
Si avvicina a Gesù: « Sei solo? ».
Gesù lo guarda e non risponde.
« Come sei capitato qui? Ti sei sperduto? ».
Gesù lo guarda da capo e tace.
« Se avessi dell'acqua nella borraccia, te la darei. Ma ne sono senza anche io. M'è morto il cavallo e mi dirigo a piedi al guado. Là berrò e troverò chi mi dà un pane. So la via. Vieni con me. Ti guiderò ».
Gesù non alza più neppure gli occhi.
« Non rispondi? Sai che, se resti qui, muori? Già si leva il vento. Sarà bufera.Vieni ».
Gesù stringe le mani in muta preghiera.
« Ah! sei proprio Tu, dunque? E' tanto che ti cerco! Ed ora è tanto che ti osservo. Dal momento che sei stato battezzato. Chiami l'Eterno? E' lontano. Ora sei sulla terra ed in mezzo agli uomini. E negli uomini regno io. Pure mi fai pietà e ti voglio soccorrere, perché sei buono e sei venuto a sacrificarti per nulla. Gli uomini ti odieranno per la tua bontà. Non capiscono che oro e cibo, e senso. Sacrificio, dolore, ubbidienza, sono parole morte per loro più di questa terra che ci è d'intorno. Essi sono aridi più ancora di questa polvere. Solo il serpe può nascondersi qui, attendendo di mordere, e lo sciacallo di sbranare. Vieni via. Non merita soffrire per loro. Li conosco più di Te ».
Satana si è seduto di fronte a Gesù e lo fruga col suo sguardo tremendo, e sorride con la sua bocca di serpe. Gesù tace sempre e prega mentalmente.
« Tu diffidi di me. Fai male. Io sono la sapienza della terra. Ti posso esser maestro per insegnarti a trionfare. Vedi: l'importante è trionfare. Poi, quando ci si è imposti e si è affascinato il mondo, allora lo si conduce anche dove si vuole noi. Ma prima bisogna essere come piace a loro. Come loro. Sedurli facendo loro credere che li ammiriamo e li seguiamo nel loro pensiero.
Sei giovane e bello. Comincia dalla donna. E' sempre da essa che si deve incominciare. Io ho sbagliato inducendo la donna alla disubbidienza. Dovevo consigliarla per altro modo. Ne avrei fatto uno strumento migliore e avrei vinto Dio. Ho avuto fretta. Ma Tu! lo t'insegno, perché c'è stato un giorno che ho guardato a Te con giubilo angelico, e un resto di quell'amore è rimasto, ma Tu ascoltami ed usa della mia esperienza. Fatti una compagna. Dove non riuscirai Tu, essa riuscirà. Sei il nuovo Adamo: devi avere la tua Eva.
E poi come puoi comprendere le malattie del senso se non sai che cosa sono? Non sai che è lì il nocciolo da cui nasce la pianta della cupidità e della prepotenza? Perché l'uomo vuole regnare? Perché vuole essere ricco, potente? Per possedere la donna. Questa è come l'allodola. Ha bisogno del luccichio per essere attirata. L'oro e la potenza sono le due facce dello specchio che attirano le donne e le cause del male nel mondo. Guarda: dietro a mille delitti dai volti diversi ce ne sono novecento almeno che hanno radice nella fame del possesso della donna o nella volontà di una donna, arsa da un desiderio che l'uomo non soddisfa ancora o non soddisfa più. Vai dalla donna se vuoi sapere cosa è la vita. E solo dopo saprai curare e guarire i morbi della umanità.
E' bella, sai, la donna! Non c'è nulla di più bello nel mondo. L'uomo ha il pensiero e la forza. Ma la donna! Il suo pensiero è un profumo, il suo contatto è carezza di fiori, la sua grazia è come vino che scende, la sua debolezza è come matassa di seta o ricciolo di bambino nelle mani dell'uomo, la sua carezza è forza che si rovescia sulla nostra e la accende. Si annulla il dolore, la fatica, il cruccio quando si posa presso una donna, ed essa è fra le nostre braccia come un fascio di fiori.
Ma che stolto che sono! Tu hai fame e ti parlo della donna. La tua vigoria è esausta. Per questo, questa fragranza della terra, questo fiore del creato, questo frutto che dà e suscita amore, ti pare senza valore. Ma guarda queste pietre. Come sono tonde e levigate, dorate sotto al sole che scende. Non sembrano pani? Tu, Figlio di Dio, non hai che dire: " Voglio ", perché esse divengano pane fragrante come quello che ora le massaie levano dal forno per la cena dei loro familiari. E queste acacie così aride, se Tu vuoi, non possono empirsi di dolci pomi, di datteri di miele? Satollati, o Figlio di Dio! Tu sei il Padrone della terra. Essa si inchina per mettere ai tuoi piedi se stessa e sfamare la tua fame.
Lo vedi che impallidisci e vacilli solo a sentir nominare il pane? Povero Gesù! Sei tanto debole da non potere più neppure comandare al miracolo? Vuoi che lo faccia io per Te? Non ti sono a paro. Ma qualcosa posso. Starò privo per un anno della mia forza, la radunerò tutta, ma ti voglio servire, perché Tu sei buono ed io sempre mi ricordo che sei il mio Dio, anche se ora ho demeritato di chiamarti tale. Aiutami con la tua preghiera perché io possa... ».
« Taci. Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che viene da Dio ».
Il demonio ha un sussulto di rabbia. Digrigna i denti e stringe i pugni. Ma si contiene e volge il digrigno in sorriso.
« Comprendo. Tu sei sopra le necessità della terra e hai ribrezzo a servirti di me. L'ho meritato. Ma vieni, allora, e vedi cosa è nella Casa di Dio. Vedi come anche i sacerdoti non ricusano di venire a transazioni fra lo spirito e la carne. Perché infine sono uomini e non angeli. Compi un miracolo spirituale. Io ti porto sul pinnacolo del Tempio e Tu trasfigurati in bellezza lassù, e poi chiama le coorti di angeli e di' che facciano delle loro ali intrecciate pedana al tuo piede e ti calino così nel cortile principale. Che ti vedano e si ricordino che Dio è. Ogni tanto è necessario manifestarsi, perché l'uomo ha una memoria tanto labile, specie in ciò che è spirituale. Sai come gli angeli saranno beati di far riparo al tuo piede e scala a Te che scendi! ».
« " Non tentare il Signore Iddio tuo " è detto ».
« Comprendi che anche la tua apparizione non muterebbe le cose, e il Tempio continuerebbe ad esser mercato e corruzione. La tua divina sapienza lo sa che i cuori dei ministri del Tempio sono un nido di vipere, che si sbranano e sbranano pur di predominare. Non sono domati che dalla potenza umana.
E allora, vieni. Adorami. Io ti darò la terra. Alessandro, Ciro, Cesare, tutti i più grandi dominatori passati o viventi saranno simili a capi di meschine carovane rispetto a Te, che avrai tutti i regni della terra sotto il tuo scettro. E, coi regni, tutte le ricchezze, tutte le bellezze della terra, e donne, e cavalli, e armati e templi. Potrai alzare dovunque il tuo Segno, quando sarai Re dei re e Signore del mondo. Allora sarai ubbidito e venerato dal popolo e dal sacerdozio. Tutte le caste ti onoreranno e ti serviranno, perché sarai il Potente, l'Unico, il Signore.
Adorami un attimo solo! Levami questa sete che ho d'esser adorato! E' quella che mi ha perduto. Ma è rimasta in me e mi brucia. Le vampe dell'inferno sono fresca aria del mattino rispetto a questo ardore che mi brucia l'interno. E' il mio inferno, questa sete. Un attimo, un attimo solo, o Cristo, Tu che sei buono! Un attimo di gioia all'eterno Tormentato! Fàmmi sentire cosa voglia dire essere dio e mi avrai devoto, ubbidiente come servo per tutta la vita, per tutte le tue imprese. Un attimo! Un solo attimo, e non ti tormenterò più! ».
E Satana si butta in ginocchio, supplicando.
Gesù si è alzato, invece. Divenuto più magro in questi giorni di digiuno, sembra ancora più alto. Il suo volto è terribile di severità e potenza. I suoi occhi sono due zaffiri che bruciano. La sua voce è un tuono, che si ripercuote contro l'incavo del masso e si sparge sulla sassaia e la piana desolata, quando dice: «Va' via, Satana. E' scritto: " Adorerai il Signore Iddio tuo e servirai Lui solo "! ».
Satana, con un urlo di strazio dannato e di odio indescrivibile, scatta in piedi, tremendo a vedersi nella sua furente, fumante persona. E poi scompare con un nuovo urlo di maledizione.
Gesù si siede stanco, appoggiando indietro il capo contro il masso. Pare esausto. Suda. Ma esseri angelici vengono ad alitare con le loro ali nell'afa dello speco, purificandola e rinfrescandola. Gesù apre gli occhi e sorride. lo non lo vedo mangiare. Direi che Egli si nutre dell'aroma del Paradiso e ne esce rinvigorito.
Il sole scompare a ponente. Egli prende la vuota bisaccia e, accompagnato dagli angeli, che fanno una mite luce sospesi sul suo capo mentre la notte cala rapidissima, si avvia verso est, meglio verso nord-est. Ha ripreso la sua espressione abituale, il passo sicuro. Solo resta, a ricordo del lungo digiuno, un aspetto più ascetico nel volto magro e pallido e negli occhi, rapiti in una gioia non di questa terra.

disegno di James Tissot

Dipinto di James Tissot

sabato 5 maggio 2012

La donna che "faceva la collezione" di tragedie marittime

La realtà supera sempre la fantasia, e così è stato anche nella vita di Violet Jessop.

Nata nell'ormai lontano 1887, Violet dovette lasciare l'Argentina per l'Inghilterra, dove si mantenne lavorando come cameriera e riuscendo infine a farsi assumere da una delle maggiori compagnie di navigazione dell'epoca, la White Star Line, proprietarie, tra le altre navi, anche del famoso transatlantico Titanic.

Violet lavorò per molti mesi come hostess e camierera a bordo della navi della linea White Star, ma nel 1911 la nave su cui stava lavorando entrò in collisione con un incrociatore, subendo danni che furono riparati quando la nave raggiunse l'attracco.

Tutti contenti per la resistenza dimostrata dalla Olympic, che non era affondata nonostante il danno subito nell'incidente, gli amministratori della White Star Line ultimarono entusiasticamente la costruzione della nave Titanic, destinata al servizio di linea transoceanico (Europa - Stati Uniti).

Violet non aveva voglia di imbarcarsi sul Titanic e avrebbe rifiutato l'offerta di lavoro della White Star Line, anche perché i turni di lavoro per una cameriera erano pesanti, lunghi, pagati poco e la clientela della middle e upper class del Titanic era snob e capricciosa. Inoltre, il clima dell'Atlantico in quel freddo aprile non poteva essere favorevole. L'incidente della Olympic aveva dilazionato il varo di Titanic in quanto una parte del materiale destinato ad ultimare Titanic era invece stato utilizzato per le riparazioni della Olympic. Tuttavia, le settimane di ritardo non avevano collocato il viaggio inaugurale in mesi più caldi: quell'aprile prometteva di essere freddo quasi come il mese che lo aveva preceduto, e nebbioso.

Violet però aveva bisogno di uno stipendio, inoltre alcuni amici e amiche con cui aveva lavorato parevano entusiasti di imbarcarsi sul Titanic:

- E' una nave eccezionale, la più grande nel suo genere, ed è il suo viaggio inaugurale: sarà un'esperienza meravigliosa essere lì, vedrai ! -. Le diceva un amico.

Sì, certo. Davvero un'esperienza...indimenticabile. Nessun dubbio su questo. E infatti Violet, scampata al naufragio di Titanic, non se la dimenticò mai più.

Ma chi era la viziata Rose in confronto? A bordo del transatlantico dall'infausto destino c'era "un altro fiore", meno ricco e meno appariscente di una rosa: una violetta. Che però di cose da raccontare ne aveva più di Rose, e non si trattava di un flirt finito nelle gelide acque dell'Atlantico, ma di una vera avventura che la vide superstite non solo del disastro del Titanic (e prima era stata sull'Olympic speronato da un incrociatore!) ma anche di quello, accaduto alcuni dopo, del Britannic, nave-sorella di Titanic, e affondata pure quella.

Dopo avere evitato il peggio sull'Olympic ed essere sfuggita alla morte durante l'affondamento del Titanic, Violet disse a sé stessa che non avrebbe mai più messo piede su una nave!

Qualcosa però le fece cambiare idea: la guerra.

Violet era una donna generosa e voleva aiutare e rendersi utile. Da cameriera che era, acconsentì a vestire i panni dell'infermiera mentre la White Star Line convertiva una delle sue navi, la nave Britannic, simile nel modello al Titanic, in nave ospedale, per ordine della Regina.

Britannic era una nave di linea, come Titanic. Nel progetto originale, doveva essere persino più grande del Titanic, tanto che inizialmente il nome pensato per lei era Gigantic. Tuttavia, la tragedia del Titanic e i costi che la White Star Line dovette sostenere non consentirono di varare una nave più grande e con un nome pomposo.

Così si ultimò la costruzione di un transatlantico più piccolo e il nome fu Britannic. Pochi mesi dopo, Britannic fu decorata con una grande croce rossa, simbolo dei mezzi di soccorso, e attrezzata per essere un ospedale galleggiante pronto ad accogliere, curare e assistere soldati feriti in piena emergenza bellica.

Violet si dava da fare meglio che poteva a bordo del Britannic, come crocerossina. Sapeva che i mezzi di soccorso erano tutelati e le insegne di Britannic erano ben visibili.
Forse qualcuno approfittò della nave ospedale perché si dice che nella stiva fosse stato nascosto un carico di esplosivo destinato ad uso bellico. Quasi nessuno lo sapeva delle persone in servizio sulla nave, Violet per esempio non sapeva nulla di quel carico clandestino, ed era convinta che la nave trasportasse innocentemente solo feriti, personale medico e paramedico, e il personale di bordo e della sala macchine, oltre al capitano.

Si vede che a bordo c'era una spia, o i tedeschi ebbero una soffiata. Non poteva essere un errore, né un atto meschino, ma probabilmente i tedeschi sapevano di quel carico perché qualcuno li aveva avvertiti di nascosto. E così silurarono il Britannic senza pietà.

Britannic impiegò soltanto un'oretta circa ad affondare, a differenza di Titanic. Tuttavia, i soccorsi furono organizzati meglio e soprattutto, Britannic non si trovò sola come la sorella Titanic, anche perché non era in mezzo all'Atlantico bensì al largo dell'isola di Kea, nel Mare Egeo.

Morirono 30 persone, la cui scialuppa fu disgraziatamente risucchiata nel vortice creato dalle eliche della nave che poi uscirono dall'acqua quando la nave incominciò ad affondare. Non era stato possibile fermare le eliche per via dei danni subiti dalla sala macchine, che si era allagata.

Violet non era su quella sfortunata scialuppa, e così sopravvisse anche al naufragio del Britannic.

Sconcertata dal fatto di averla scampata bella a ben tre incidenti marittimi (ma questa White Star Line come le costruiva quelle navi? E fortuna che lo scafo del Britannic era pure rinforzato, per resistere anche agli iceberg...ma non ai siluri tedeschi), Violet decise di scrivere un libro in cui raccontava queste tragedie, come le aveva vissute, come era fuggita alla morte.

Altre informazioni su Violet Jessop si trovano cercando il suo nome su Wikipedia.

Ecco un sito in lingua inglese che parla di lei: http://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/violet-constance-jessop.html



Questo disegno raffigura la nave ospedale Britannic sulla quale Violet Jessop prestava servizio come crocerossina durante la Prima Guerra Mondiale. La nave fu affondata nel 1916.

mercoledì 2 maggio 2012

Che sarà mai questo? Cosa vi sembra?

un demonio, un vecchietto, o solo una nuvola di fumo?

Le persone da cui ho avuto questa foto l'hanno trovata a loro volta e postata nel loro web site www.paranormalism.com (sito in lingua inglese) dicendo che si trattava di una nuvola di fumo (un incendio? dove e quando? non era specificato).

Alcuni sostengono di vedere nella nuvola (quante volte è stata ingrandita la foto?) un volto "diabolico".

Nobisco ricorda che la mente umana tende spesso e volentieri ad interpretare immagini in modo che esse assumano un significato, e quindi a scorgere volti nelle nuvole e così via. Questo è normale, non paranormale.

Cosa vi sembra questa immagine? Soltanto una nuvola di fumo denso, oppure un demonio, oppure...

Interpretazione di una di Nobisco: - Beh, io personalmente ci vedo un vecchietto senza la dentiera -. Infatti, sapete, io torno da poco da una visita a mia nonna ricoverata in una casa di riposo, e c'era un vecchietto senza dentiera, aveva quell'espressione circa... dato che la mia mente è ancora nel contesto "casa di riposo" è ovvio che io ci vedo più un vecchietto che un diavolo!-.

Inoltre, non si capisce per quale motivo un demonio debba rendersi visibile in una nuvola di fumo, e pure senza denti...

Quindi, in tutta franchezza, persino i più "recettivi spiritualmente" tra noi sono più per il no, cioè non c'è nessun demonio nel fumo, solo una nube che, guarda caso, formandosi e alzandosi nell'aria ha dato forma tale che la nostra mente la interpreta come un volto, e per di più diabolico - o di un vecchietto.