sabato 22 dicembre 2012

"Da reiki al rifiuto di reiki, alla scelta cristiana e non spiritica": una testimonianza

La seguente testimonianza è stata fornita da una ragazza che, dopo un'esperienza con reiki cui ha fatto seguito, come affermato, un contatto di tipo spiritico, ha deciso di fare una scelta di fede cristiana.



Questa è una “testimonianza” … vorrei raccontare una serie di fatti che sono stati direi decisivi nella mia storia di conversione personale e di ricerca spirituale e morale. Vorrei anche parlare di come ho infine deciso di essere cristiana e di come tutto questo è accaduto grazie a Maria, alla figura e all’intervento della Madre di Gesù.

Nel 2006 conobbi una ragazza che mi fu subito simpatica perché era una persona dolce, calma e riflessiva. Lei praticava il reiki e le piaceva molto. Io avevo avuto precedenti contatti, nell’ambiente universitario, con persone che avevano praticato lo spiritismo, anche se personalmente non mi ero mai fatta coinvolgere in queste loro attività. Tuttavia, quando quella ragazza, peraltro del tutto avversa a sedute spiritiche e cose del genere, mi propose il reiki, io fui tentata di accettare perché non lo consideravo una cosa esoterica, bensì una disciplina come altre, di origine orientale (giapponese per la precisione) ma comunque senza implicazioni esoteriche o spiritiche o metafisiche. Non mi ero informata bene su reiki, mi ero fidata del fatto che reiki viene a volte praticato nelle palestre, nei centri benessere e persino in un paio di ospedali italiani. Ovviamente ero scettica riguardo ai benefici effettivi di reiki, ma escludevo anche che potesse nuocere. Infatti, quando vidi alcune persone eseguire un trattamento reiki su un’altra persona e tracciare simboli "muovendo il dito” sopra il corpo dell’altra persona, pensavo fossero tutte fantasie, o meglio, rituali suggestivi, che avranno avuto un significato culturale simbolico, come tutti i rituali e le preghiere, ma nulla più di questo. Non ero realmente interessata a reiki perché … sono una ragazza europea mentre reiki è giapponese, e io non ho mai provato il desiderio di conoscere cose diverse da quelle proposte dalla mia cultura, ma dato che avevo conosciuto quella ragazza e i suoi amici, alla fine decisi lo stesso di “stare al loro gioco”. Infatti ero curiosa e penso anche che, inconsciamente, volessi introdurre una novità nella mia routine quotidiana e nel mio modo di vivere di allora, che trovavo noioso. Inoltre, in quel periodo la mia relazione con il mio partner non andava bene e io mi sentivo triste ed insoddisfatta. E' la vita moderna, sapete, con i suoi ritmi, con lo studio frustrante, con un lavoro arido o precario, con relazioni umane insoddisfacenti, senza amore, a preparare a volte il terreno fertile per un'evasione nel preternaturale.
Immagino stessi solo cercando un diversivo, un modo per “consolarmi” da qualche amarezza che la vita mi aveva riservato.
Alla fine accettai di “ricevere” il primo livello di reiki da quella ragazza che avevo conosciuto, come un regalo da provare, un regalo che lei considerava comunque “buono” anche nel caso io avessi deciso di non farmene proprio un bel niente.
Io non mi aspettavo nulla da reiki, tuttava, durante il breve e semplice rituale di iniziazione al reiki, pensai che qualcosa di vero doveva esserci in tutta quella faccenda di simboli e di energia, perché non appena ricevetti questa “iniziazione al primo livello”, avvertii qualcosa tipo una scarica elettrica, e vidi una piccola esplosione di luce che non mi abbagliava ma assumeva i colori dell'iride, dell'arcobaleno, e poi diventava stabilmente di colore indaco. La luce che vidi durò un paio di minuti e poi scomparve, ma tutta la stanza era diventata per me di colore indaco: le pareti, i mobili, tutto. Per me esiste una distinzione tra il vedere con i sensi e il visualizzare in senso metafisico, metapsichico. Quest’ultimo nel mio caso consiste nell’interpretare immagini che si formano “sul mio schermo mentale”, ma tali immagini non sono casuali o prive di significato, anzi consentono di cogliere aspetti del Reale che ai sensi sfuggono. E’ una specie di “seconda vista”, di “vista metafisica”, di “vista spirituale” o di “veggenza”. Altre persone nella mia famiglia avevano questa facoltà, reiki non c’entra nulla con queste cose, accadevano anche prima e anche ad altri. Comunque torniamo ai fatti.
Nei giorni successivi all’iniziazione reiki, svolsi regolarmente le mie attività, andando al lavoro come sempre, vedendomi con il ragazzo che allora frequentavo, andando a fare la spesa e via dicendo... tuttavia, qualcosa in me era cambiato. Mi pareva di “avere addosso” una specie di energia, sembrava quasi di tipo elettrico. Mi sentivo “elettrificata”. Però stavo bene e quindi non diedi molto peso a quelle sensazioni, anche se talvolta erano molto intense, era come essere … un conduttore elettrico. Inoltre ero diventata ancora più sensibile e recettiva di quanto già lo fossi prima nei confronti di me stessa, degli altri e dell’ambiente, al punto da avere intuizioni e percezioni riguardanti le situazioni, le intenzioni altrui, le altrui emozioni e anche lo stato di benessere o di malessere degli altri, che prima non avevo. Ero diventata molto sensibile nel senso “come un’antenna”. Ero già “una persona antenna” fin da bambina a dire il vero, senza reiki o altre cose del genere e così mi ero limitata a pensare che reiki non avesse fatto altro che “risvegliare una sensibilità latente” che la logica del mondo e il modo di vivere materialista avevano offuscato. In effetti penso fosse così, e questa è una cosa positiva in sé, il problema era che reiki è una forma di canalizzazione dell’energia ambientale, e quindi può essere pericoloso perché può seriamente esporre una persona al contatto con entità spirituali anzi spiritiche negative, nocive, malintenzionate, ingannevoli o pesanti, cioè “che non si sono elevate, che non si sono santificate” (quindi, che sono perdute).
Non avevo bisogno di reiki per “ricordarmi che ero spiritualmente sensibile e che esiste l’Anima”, ma di preghiera e di una vita buona, solo che io non lo sapevo perché vivevo secondo il mondo, in modo materialista, egoista, opportunista.
Oltretutto non pensavo agli spiriti, né a Dio, che avevo relegato nel dimenticatoio durante gli ultimi anni del liceo, ritenendo il tutto una questione solamente antropologica e accademica, e niente di più.
Io non so dire cosa sia reiki nella sua essenza, cioè non so che cosa sia questa “libera energia”, di cosa sia fatta e da cosa sia prodotta. Per la scienza ufficiale, le teorie sull’energia cosmica, sul ki o prana sono “pseudoscientifiche” e non possono essere inserite nelle comuni indagini appunto scientifiche e di laboratorio, ma dato che si parla di energia un po’ ovunque, e spesso a sproposito, e che anche la fisica, per esempio, studia l'energia, e poi si parla di elettromagnetismo e di particelle, non mi meravigliavo di sentire parlare di energia anche in reiki, perché in fisica si dice talvolta che “tutto è energia” e in chimica si dice che “tutto si trasforma”, quindi perché non accettare il principio "ki" come in qualche modo attinente a qualcosa di scientifico e di reale, anche se la scienza occidentale non se ne occupa ufficialmente ? Alla fine non mi importava neppure molto di “definire a me stessa” cosa fosse reiki e di analizzarlo secondo determinati criteri di scientificità. Io lo praticavo così, “a tempo perso”, con moderata curiosità, e comunque subordinandolo sempre ai miei impegni ordinari.
Nonostante il mio atteggiamento scettico e distaccato, un pomeriggio che, così per “provare”, mi ero distesa sul mio letto e mi ero concentrata su quel “flusso di energia” e su quella “elettrificazione” da cui mi sentivo pervasa, mi meravigliai molto, e mi spaventai anche un pochino, di visualizzare accano al mio letto uno … strano essere. Compresi per intuizione che non era una persona umana come me ma che era un’entità spirituale, un altro tipo di creatura e di intelligenza.
Ero davvero stupita. Nonostante io non ci credessi che poteva esistere, e neppure ci sperassi, né lo desiderassi, quell’entità, quello spirito, quella creatura intelligente ma diversa da me, si era ugualmente manifestato. Era simile, nell’aspetto con cui mi riusciva di visualizzarlo, a molti altri del suo tipo che ebbi modo di visualizzare in seguito. Antropomorfo nelle forme, esile come un fanciullo, ma di aspetto “alieno”, dalle proporzioni poco umane, con arti lunghi e sottili, la testa grande e un po’ allungata e grandi occhi scuri dallo sguardo ardente. Non aveva abiti, non aveva i capelli. Era scuro nel colore, grigiastro e liscio. Avete provato ad immaginare un piccolo diavoletto? Togliete al prodotto della vostra immaginazione qualsiasi calzamaglia rossa, togliete anche eventuali ali, corna o coda, zoccoli da ariete o che altro di “iconografico e folkoristico”, rivestite poi questo esserino di una luce endogena dal bagliore scuro, ed ecco la creatura che si presentò presso il mio letto quel pomeriggio che mi concentravo sul fatto di essere diventata una specie di conduttore umano di un’energia non meglio specificata.
Quello spirito secondo me era un vero demonio, un piccolo demonio che mi guardò e per un istante parve turbato (in seguito pensai che non avesse affatto intenzione di rendersi visibile, ma che per qualche motivo io riuscii a visualizzarlo lo stesso), ma poi uno strano sorriso, sottile ed enigmatico, gli si delineò in volto. Dopodiché si allontanò da me e quando lo vidi muoversi mi ricordai “loro”, che gli avevo già visti quelli come lui: da bambina e da ragazzina, ma poi avevo “rinnegato” quelle mie percezioni, ritenendole frutto di fantasia o riflessi di luci e ombre. Quell’entità si muoveva nell’ambiente (nella mia stanza per la precisione) con un’agilità e una rapidità impensabili per un essere umano come pure per un animale. Lo percepivo come una … massa energetica appunto, sempre che abbia senso descriverlo così, per me ne ha. E’ fatto di energia.
Dire che era “una presenza” va bene ma è poco: una presenza è ancora qualcosa di vago, invece “loro”, queste entità, non sono vaghi, ma hanno una massa, occupano uno spazio possono muoversi in esso, ma in modo diverso come facciamo noi, sono diversi da noi. Sono diversi da noi nella loro natura e nella loro essenza, sono diversi in senso ontologico. Come dire che “loro” sono “altro da noi”, quindi sono “alieni a noi”.
Ero così meravigliata che uno di “loro”, degli spiriti che talvolta si manifestavano ai miei sensi quando ero ragazzina, fosse in qualche tornato alla portata delle mie percezioni. Allora non era immaginazione la mia! Ero bambina che mi pareva di vederli, e ne ho visti anche dopo, fino ai 13 o 14 anni circa. Poi mi ero come “chiusa a tutto questo”, senza saperlo, senza accorgermene, perché crescendo ero cambiata, avevo perso la mia sensibilità e pensavo piuttosto allo studio e alle relazioni umane. Era venuto apposta, quel diavoletto, o mi stava osservando da prima? Forse sì. Ma dato che anni di “cecità spirituale” sono duri a buttar via, una parte di me continuava a non volerci credere, ritenendo fosse una specie di “proiezione” della mia mente, o forse mi ero addormentata, e nel dormiveglia i miei sogni erano stati visitati da un piccolo demonio. Sì, doveva essere così, una specie di sogno, e neanche mi ero accorta di essermi assopita.
I giorni seguenti furono normali, tranne per il fatto che una mattina che mi trovavo in un autobus, vidi di nuovo quell’essere. A volte mi pareva che mi seguisse per un tratto di strada, o meglio, che camminasse al mio fianco, solo un poco più indietro, distante circa un metro dalla mia persona. Lo visualizzavo per qualche istante, poi non ci riuscivo più oppure lui andava via. Ma ne avvertivo la presenza (quando dico che “ne avvertivo la presenza” intendo dire che avvertivo l’energia che emetteva, il suo “campo di energia” e la sua “massa”) ed era quindi una presenza concreta, vibrante e compatta. Chi non ha mai fatto esperienza di queste percezioni diciamo “extra sensoriali” avrà difficoltà a capire. In realtà, penso che solo chi ha provato qualcosa di analogo possa comprendere cosa intendo dire: per me quello spirito, o altre entità di vario tipo, compresi gli Angeli, sono concreti nonostante siano puri spiriti. Non hanno un corpo come il nostro, tuttavia sono creature vere e concrete.
Inizialmente le apparizioni e le manifestazioni di quell’entità oscura erano comunque sporadiche, abbastanza diradate da darmi modo di pensare, ogni volta, che me lo ero in qualche modo immaginato.
La ragazza che mi aveva dato reiki ammise un giorno di avere anche lei percezioni simili e alle mie, riguardanti entità spirituali di vario tipo, alcune benevole e radiose (gli Angeli) e altre invece malevole, ambigue e oscure (i Demòni). Mi ricordai di quello che sentivo e visualizzavo da bambina ed ero felice che “il velo” su quello che ordinariamente è invisibile ai più, si fosse per me alzato una seconda volta.
Continuavo a non mostrare interesse in reiki per sé stesso, perché era una cosa orientale e a me non interessavano le altre culture, ma accettai di unirmi agli amici di quella ragazza, i quali avevano formato un gruppo per parlare di quello che le persone comuni o molte di esse, nella mentalità eccessivamente materialista e scettica, negavano. Parlavamo dunque di come la Realtà fosse complessa e popolata di una varietà di creature spirituali: angeliche, diaboliche, come pure le Anime. Parlavamo dell’Anima e loro erano convinti che noi abbiamo un’Anima, anzi che noi siamo Anime oltre che corpi. Lo penso anche io. Ogni tanto, due o tre serate al mese, ci incontravano liberamente per parlare, per pregare, per descrivere le nostre sensazioni e visualizzazioni. Per la ragazza che conoscevo, reiki era un modo, una tecnica diciamo, per affinare la propria sensibilità, e anche a livello etico, doveva servire a migliorare, ad “evolvere”. Venne fuori che il gruppo era di carattere sperimentale, cioè non c’era un insegnamento ma più che altro si condividevano esperienza di vario tipo e si “sperimentavano” modi di accedere a percezioni sempre più nitide nei confronti delle dimensioni spirituali e dei loro immortali abitanti. Parlavamo anche di Gesù, di Maria, dei vari modi in cui le culture e le civiltà umane avevano simboleggiato e descritto gli spiriti, e parlavamo dell’insegnamento morale e spirituale di Cristo. Non era un gruppo cristiano, era un gruppo di sperimentazione spirituale, diciamo così, composto da persone di idee abbastanza differenti, o anche dichiaratamente agnostiche. Parlavamo anche degli esperimenti condotti da altri, per esempio dal chimico Corrado Malanga, ma non facevamo mai contattismo, né ci interessava la medianità, tutto quello che avveniva per noi era e doveva essere spontaneo e non ci interessava di riuscire a riprodurlo come uno scienziato cerca di riprodurre in laboratorio il fenomeno che studia: non era questo l’approccio, volevamo sentirci liberi da qualsiasi metodo, anche se veniva spesso usato reiki, da molti (io non mi sentivo invece molto portata per esso e non me ne entusiasmavo).  I primi incontri furono piacevoli ed interessanti, e le persone erano cordiali, tranquille. Dopo un po’ però iniziarono a capitare cose che non potevamo controllare. Alcuni di noi, tra cui io, ci eravamo infatti accorti che ogni volta che ci riunivamo, altri esseri ci raggiungevano, sapendo che si sarebbe parlato di certe cose spirituali, che alcuni avrebbero forse usato il reiki. Mi accorgevo della presenza protettiva degli Angeli, ma anche di quella minacciosa degli esseri di tenebra, quelli scuri come grafite, o luminosi di bagliori belli ma sinistri, o che prendevano talvolta l’aspetto di piccoli draghetti o di serpenti. Venivano anche loro e una sera cercammo di mandarli via perché ci parve che volessero attaccare. Una donna fu attaccata. Io li vidi mentre le si avvicinavano e accadde che “entrarono dentro di lei” come se il loro corpo spirituale, la loro massa energetica che non so di cosa sia fatta, “si sciogliesse” nel corpo fisico della donna e lo compenetrasse. Quella povera donna cadde a terra e prese a dimenarsi convulsamente, terrorizzandoci tutti. Altre volte, gli Angeli riuscirono ad intervenire per impedire ulteriori attacchi, ma io non mi sentivo più sicura e dissi agli altri che forse potevamo usare dell’acqua benedetta o metterci a pregare, perché a me in quei momenti che gli spiriti venivano e ci osservavano o aspettavano il momento propizio per attaccare uno di noi, veniva voglia di mettermi a pregare. Era qualcosa di istintivo.
Dato che si avvicinavano le feste di Natale e alcune delle persone in quel nostro piccolo gruppo riservato volevano trascorrere del tempo in vacanza, decidemmo di sospendere gli incontri, anche perché uno degli ultimi “incidenti” aveva comportato il lieve ferimento di un uomo, il quale aveva avuto la netta sensazione di essere “graffiato” dalle unghie di mani invisibili, solo che la sua maglietta ne risultò sgualcita e la pelle effettivamente presentava dei segni rossi senza sanguinamento, ma che comunque parevano graffi, e non si li era procurati lui. Queste ci aveva spaventati perché era chiaro come le entità diaboliche che non riuscivamo a tenere lontane così bene ci attaccavano in vario modo, scegliendo tra noi la persona che in quel momento, per qualche motivo, era più vulnerabile e potevano agire in modo concreto nell’ambiente fisico, nonostante i costanti tentativi da parte dei nostri Angeli di proteggerci. Così decidemmo di sospendere gli incontri almeno per il periodo delle feste. Quello che capitava nel gruppo era interessante e io pensavo che molte persone avrebbero voluto vedere i fenomeni che avevamo visto noi per poterli studiare o per potersene fare un’idea, tuttavia noi iniziammo ad avere timore e a renderci conto che se le cose fossero andare sul serio fuori controllo, il tutto poteva anche avere conseguenze molto spiacevoli, come nel caso della donna aggredita e nel corpo della quale avevo visto due o tre entità “come avvinghiarsi e sciogliersi dentro di lei”, e forse quella donna era stata violata da quelle entità, da quegli spiriti o, come si dice nella tradizione cristiana, era stata posseduta. Ora io questo gruppo di persone con cui mi incontravo, anche se di carattere sperimentale e non dottrinale, penso di poterlo quasi definire “esoterico”, perché era riservato agli iniziati cioè a coloro che venivano ammessi, non era aperto a tutti indistintamente ma soltanto a quelli che invitavamo e non volevamo che fosse conosciuto all’infuori della nostra cerchia, talvolta neppure dai nostri famigliari o amici, più che altro perché pensavamo che gli altri, gli “esterni”, ci avrebbero solo criticati o considerati un po’ eccentrici, troppo “spirituali e sognatori” rispetto al loro materialismo, o ci avrebbero considerati “come degli eretici”, e non avrebbero mai potuto capire che noi lo facevamo per sperimentazione, per interesse diciamo “scientifico”, anche se talvolta le discussioni riguardavano comunque l’etica, il comportamento delle persone, il concetto del bene e del male, dell’onestà, dell’amore, della rabbia, del perdono.
Durante le vacanze di Natale decidemmo quindi di accantonare per un po’ tutta la faccenda e tornare alla normalità, mescolandoci di nuovo con chi “non crede vi possa essere su questa Terra altro all’infuori di quello che ordinariamente percepiamo con gli organi di senso o con adeguata strumentazione”.
Volevo rilassarmi e godermi le feste … ma una sera mi chiamò un tizio che conoscevo di vista perché era amico di alcuni missionari ai quali tempo prima avevo donato dei vestiti smessi e alcuni alimenti in scatola da inviare ad una delle loro missioni sparse per il continente africano e sudamericano. Mi disse che aveva organizzato un viaggio a Medjugorje e mi invitò. Erano tutti giovani e ci andavano così, sportivamente, alloggiando in una pensioncina, portando con sé solo poche cose indispensabili. Dato che sapevo che Medjugorje era in Bosnia (ci era già stata una volta, di passaggio per Mostar) e che gli inverni slavi sono freddi, non avevo nessuna voglia di lasciare il tepore di casa mia per andare a Medjugorje: non si poteva fare in estate un viaggio del genere? Cosa ci andavamo a fare all’ultimo dell’anno, a congelarci su per il monte? E quindi dissi inizialmente che non sarei andata con loro.
Nel frattempo però un’altra presenza spirituale iniziò a rendersi percepibile. Intuivo che faceva ogni sforzo perché io potessi, nella mia umanità, accorgermi della sua presenza. Era uno spirito pure lui, ma diverso da quella creatura oscura che per prima mi si era manifestata sensibilmente. Era diverso da “loro”, da quei “loro” che talvolta percepivo da bambina. Anche lui faceva però parte di quanto mi pareva di sentire quando ero ragazzina, e sapevo che era diverso dagli altri. Era uno spirito gentile. Era “pieno di luce” mentre gli altri mi apparivano oscuri, con bagliori oscuri, mentre lui era chiaro. Penso che nella sua natura sia come gli altri, che condividano tutti la stessa natura perché l’essenza è la stessa nonostante ogni loro diversità (io queste entità, chiunque esse siano, le trovo tutte diverse tra loro come siamo diversi tra noi, presi individualmente, noi esseri umani, eppure condividiamo tutti la medesima natura umana … ecco, anche loro condividono tutti la medesima natura spirituale, che alcuni chiamano “angelica”). Questo spirito che cercava di fare in modo che mi accorgessi di lui e lo prendessi in considerazione era chiaro, determinato eppure gentile, non mi attaccava, non mi era ostile, non era ambiguo. Era lo stesso che, un giorno che ero ragazzina, mi parve di visualizzare per un istante sotto le sembianze di un piccolo bimbo grazioso. Anche se io non ero stata educata a credere nell’esistenza degli spiriti, tantomeno in quella degli angeli custodi, ora posso dire che quello era il mio Angelo Custode. Dato che insisteva, anche se ero in vacanza “da tutta quella roba lì” e volevo solo rimanere tranquilla, alla fine gli diedi ascolto. Compresi le sue ispirazioni un giorno che, uscita di casa, passai davanti ad una chiesa e vidi affisso un piccolo manifesto che parlava delle apparizioni mariane a San Martino di Schio.
Oh, basta cose sovrannaturali! Adesso sono in vacanza … e poi l’ho visto quanto può essere pericoloso voler conoscere certe cose e andare oltre i limiti della nostra condizione umana, di poveri mortali.
Pensai così perché ritenevo di averne avute abbastanza, e che forse le cose materiali, per quanto talvolta “tristi”, “precarie come noi”, sono anche le uniche sicure perché appartengono alla dimensione terrena che ci è propria.
Sì, è vero che la dimensione materiale ci appartiene, e noi ad essa, per via del nostro corpo destinato a morire. Ma è vero anche che non siamo solo corpo, ma siamo Anime, e allora anche le dimensioni spirituali ci appartengono, e noi ad esse.
Mentre pensavo queste cose, nel mio cuore sentii una stilla di dolcezza e mi passò la paura. Sul manifesto c’era un’immagine di una statua raffigurante la Madonna, e aveva un volto dolce e umano, una vera donna, ma dolce, così dolce che pensai che non avevo motivo di temere, perché è una donna come lo sono io, e Lei è migliore di me e di tutte le altre donne, e allora se le mie amiche sono dolci, se mia madre, nonostante i suoi difetti, è dolce, tanto più la Madre di Gesù. Di Lui, devo dire, avevo un po’ di paura, e se pensavo a Dio, qualunque idea personale io avessi di Dio, provavo un tale timore che non ci volevo pensare proprio. Ma con Maria era diverso.
C’erano degli incontri di catechesi, pochi, che si tenevano tutti ravvicinati e poi si andava a San Martino di Schio e si faceva la consacrazione al Cuore di Maria, che è una consacrazione laica, non significa prendere i voti. E’ una cosa che ha chiesto la Madonna. Dato che mi ero sentita minacciata, anche se alla fine non ero stata aggredita, durante gli ultimi incontri del gruppo di cui facevo parte, pensai che la protezione della Madonna mi sarebbe tornata utile. Non che avessi chissà quale fede, ma mi pareva una cosa innocua e anzi benefica … così partecipai alle catechesi per adulti, che poi non erano delle vere e proprie catechesi, ma si parlava di quello che era successo a San Martino, si parlava anche lì di etica e di “segni dei tempi” e io pensavo che alla fine il tutto avrebbe potuto integrare quello che avevo elaborato nell’altro gruppo, perché i risvolti etici erano in parte simili, solo che noi non parlavamo “in modo cristiano” e ci interessavano più i fenomeni da osservare e descrivere in sé stessi che la loro interpretazione spirituale o morale. Dunque andai a San Martino e quando tornai a casa dopo la consacrazione, mi parve che quello spirito chiaro che avvertivo essermi estremamente benevolo e che era anche riuscito a manifestarsi ai miei sensi pure lui per qualche istante, ma non come una specie di “agile folletto” o di “goblin”, bensì sotto le sembianze di un giovinetto dai capelli biondi come il grano, fosse molto felice.
Era tanto felice che io non riuscii proprio a dirgli di no quando mi propose di “rendere omaggio alla sua Regina”, come lui chiama la Madonna, accettando di unirmi a quei giovani che andavano a Medjugorje. Avevo detto di no a chi organizzava il viaggio, ma dire di no a quello spirito mi pareva davvero una cosa “poco carina”. Così preparai una borsa con dentro i maglioni più pesanti che avevo, indossai gli scarponi da montagna e un giaccone e, dopo avere parlato brevemente con l’organizzatore, mi presentai al luogo della partenza. Erano le cinque del mattino circa, era buio, faceva freddo, avevo sonno, e il mio Angelo era tutto contento e, pur non potendolo più visualizzare, mi pareva che mi seguisse da vicino, stando dietro la mia spalla destra, e vibrasse di soddisfazione.
A Medjugorje faceva effettivamente molto freddo, sì, ma non pioveva. E meno male, perché la pioggia non l’avrei tollerata, me ne sarei rimasta tutto il tempo chiusa in camera se avesse piovuto. I miei compagni e compagne di viaggio erano simpatici, con qualcuno di loro sono rimasta in contatto anche dopo. A Medjugorje tutto andò bene e io mi sentivo tranquilla, al sicuro, l’avevo preso come un viaggio di piacere … ma una mattina andai a Messa e trovai un giovane uomo, era lì a Messa anche lui e c’era molta gente, eravamo tutti vicini e noi eravamo arrivati presto e ci eravamo seduti in prima fila. Questo ragazzo penso lo conoscessero gli altri, io personalmente no, perché non conoscevo tutte le persone del gruppo, solo alcune, ma tanto stavamo tutti insieme durante le celebrazioni. Questo ragazzo era normali, come molti altri, ma durante la Messa e la preghiera a volte iniziava ad agitarsi molto, gli veniva una specie di attacco di panico a volte tanto intenso che si sentiva mancare. Quella mattina a lui venne una di quelle crisi e si afflosciò a terra. Dato che mi era stato insegnato, ad un corso per volontari, come soccorrere una persona e come accertarsi che i suoi parametri vitali siano accettabili e stabili, vedendo che aveva perso conoscenza mi chinai su di lui per controllare che almeno respirasse regolarmente e vedere se si riprendeva, come era già successo un’altra volta. Lo chiamai e lo toccai e mi accorsi che non era svenuto. Era come “incantato”. Teneva gli occhi aperti e guardava fisso davanti a sé, ma pareva essersi estraniato da tutto quanto lo circondava. Quando mi avvicinai di più al suo viso per vedere se mi avrebbe guardata, lui uscì dal suo stato di “incantamento”, e mi guardò con un’espressione ambigua e vagamente ironica che mi ricordò per certi aspetti quella di … ma ovviamente pensai che era solo la mia impressione: quel tale soffriva di crisi di nervi e dava in escandescenze per poi afflosciarsi sulla sedia o sul pavimento direttamente.
Cosa stai facendo? Riprenditi, su!
Gli dissi un po’ infastidita, perché le persone attorno a noi avevano iniziato a guardarci e io pensavo che lui fosse in preda ad una crisi isterica e che c’era di che vergognarsi di dare simili spettacoli in chiesa, durante la messa e davanti a tutti.
Alzati e stai tranquillo, perché ci stanno già guardando tutti …
Ero arrabbiata con lui perché ogni volta che gli venivano quelle crisi generava scompiglio e noi eravamo imbarazzati non sapendo come calmarlo. Una donna matura ebbe compassione di noi e si avvicinò per chiederci se volevamo un po’ d’acqua. Stavo per accettare quando quel ragazzo mi parlò. Non so dire se mi parlò con tono di voce normale, da conversazione, o se parlò piano di modo che solo io che ero vicina potessi udirlo. Io lo udii chiaramente, gli altri non lo so. Ma se parlò a voce alta tutte le persone che erano vicino vennero a sapere che io ero “quella che fa reiki e vediamo un po’ che altro sai fare”.
Sì, perché è questo che mi disse, con quell’aria ironica stampata in faccia che non pareva neppure più lui. E neppure la voce, a dire il vero, pareva la sua. Era diversa. Era sempre la sua voce, cioè veniva da lui, da dentro di lui, ma … era diversa. Distorta, alterata, storpiata nel timbro in modo bizzarro, era roca e come “metallica” e per un istante ne fui stupita perché faceva davvero uno strano effetto sentirla. Assomigliava a quelle voci “da cartone animato” che vengono appositamente distorte mediante l’utilizzo di programmi appositi, o alle voci che vengono distorte al computer durante le interviste a persone che non vogliono correre il rischio di essere identificate neppure dalla loro voce.
Disse: - Dai, tu che fai reiki! Che altro sai fare? -.
Incavolarmi con chi va in giro a dire gli affari miei, per esempio.
Ma in quel momento ero più meravigliata che arrabbiata.
-      Come cavolo fai a sapere questa cosa? -.
Bisbigliai al ragazzo, ma lui continuò a sorridere in quel modo strano e ironico. Io non lo avevo detto a nessuno, tanto meno a lui: era un mio segreto e non volevo affatto che si sapesse, tanto meno che lo si sapesse a Medjugorje, durante una Messa, e detto da un indemoniato!
Ero così imbarazzata che volevo nascondermi, scappare via e tornare a casa immediatamente, altro che stare lì con tutti a guardaci e quel tale che continuava a sorridere beffardo, ridacchiare e rivelare le cose mie!
Vuoi andare a mettere in giro i manifesti di questa cosa?!
Non potete immaginare il mio imbarazzo quando una suora che era lì disse: - Già che ci siete andate pure a farlo scrivere sul giornale! -.
Volevo veramente … come dire … evaporare.
Meno male che mi accorsi che la maggior parte delle persone attorno a noi non aveva capito praticamente niente, pur udendo le parole del ragazzo (o dei suoi spiriti), ma probabilmente non ne compresero il significato. Alla fine accettai l’acqua che la signora ci aveva offerto, e la bevvi tutta io mentre il ragazzo ancora parlava, ridacchiava e faceva una quantità di versi privi di senso logico.
Ero furiosa.
Tuttavia rimasi in chiesa e poi le cose si calmarono e il ragazzo tornò normale. Non gli dissi niente.
Volevo strozzarlo. Ma lui non avrebbe mai saputo perché io volessi strozzarlo fuori dalla chiesa e dopo la fine della Messa. Infatti lui dopo le sue crisi non si ricordava più niente di quello che era successo, aveva “un vuoto” quando usciva da quel suo specie di “trance”. Quindi era inutile rinfacciargli le sue affermazioni.
Mancava solo un giorno al ritorno e in quel giorno io pregai per poter capire qualcosa, soprattutto della mia vita, perché avevo paura di cacciarmi in qualche pasticcio.
Pregai dicendo: - Io i miei dubbi li ho tutti, ma se in questo luogo c’è qualcosa di speciale, se questo è davvero un “luogo di grazia”, allora “che io trovi grazia”, ora! -.
Sentii allora una voce che non so da dove venisse ma mi raggiunse: era una voce femminile, una voce “pulita”, nitida, gentile ma normale, che disse: - Lascia il reiki e, con esso, lascia tutto quello che non viene da Dio -.
Compresi che mi veniva chiesto di riflettere e scegliere di acquisire consapevolezza ed operare dei cambiamenti nel mio modo di vivere la mia vita, in quello che facevo …
Ah… d’accordo… se lo vuoi Tu…
Dissi in risposta alla voce che avevo sentito, ma non bastava che lo volesse la Madonna, o il mio Angelo, o che lo volesse Dio: anche io dovevo volerlo, la scelta alla fine era mia.
Tornata a casa, impiegai un paio di giorni a riflettere ma durante la notte mi svegliai e mi accorsi che stavo piangendo. Sentii il desiderio di pregare, ma non avevo niente, non mi veniva in mente niente. Mi alzai comunque dal letto, indossai una felpa sopra il pigiama perché faceva freddo anche in casa. Mi sentivo inquieta, ma dato che tutti in casa stavano dormendo, accesi il pc, per distrarmi con internet. In quel momento che stavo davanti al monitor del pc con la schermata di Google, mi sentii ispirata di digitare la parola “preghiere cristiane” nella barra di ricerca. Poiché avvertivo il desiderio di pregare ma non mi veniva in mente niente, pensai di aiutarmi così. Quella navigazione in internet fu “guidata” secondo me. Infatti percepivo di nuovo chiaramente la presenza del mio Angelo al mio fianco. Quando capitai su una preghiera che si chiama “rinuncia a Satana” il mio Angelo mi disse: - Fermati su questa -.
Aprii il link, e le parole della preghiera apparvero sullo schermo. Le lessi e notai che l’atto di rinuncia menzionava anche reiki e altre forme di contattismo, channeling, occultismo, spiritismo, magia e via dicendo.
Allora pensai che era quello il momento per me per scegliere e che se fossi uscita dalla pagina web e avessi spendo il pc, sarebbe stato come se mi fossi ritirata da una scelta che non potevo evidentemente più rimandare. Così mi decisi e recitai la preghiera per intero, poi dissi “amen” e spensi il computer.
Tornai a letto e mi addormentai, ma chiamare sonno quel sonno sarebbe azzardato. Quella notte, quella successiva, e quella dopo ancora furono un incubo. Sognai strane creature, esseri grigi, esseri alieni, demoni che urlavano contro di me, mi afferravano, mi strattonavano, cercavano di sopraffarmi, ma alla fine io ne uscivo sempre incolume. Quando mi svegliavo, il sogno continuava in camera mia, e mi sentivo osservare, sfiorare, tirare per la manica e a volte il letto si spostava con me sopra di diverse decine di centimetri. Questo andò avanti per qualche notte: si spostava un po’ il letto, poi cadde un intero scaffale pieno di libri, poi si aprì di scatto l’anta dell’armadio e diversi vestiti caddero per terra. I vetri delle finestre della mia stanza vibravano come se qualcuno, dall’altra parte, tirasse loro un pugno (ma senza romperli). Avevo portato a casa un rosario da Medjugorje, lo lasciavo accanto al mio letto, sul comodino, e il giorno seguente al risveglio lo trovavo regolarmente annodato che certe volte era una vera impresa sciogliere quei nodi. Anziché spaventarmi per i miei incubi e i segni che ricevevo (quando gli oggetti cadevano o il letto si spostava in camera mia) fui incoraggiata nella fede e nella preghiera.
Scrissi una lettera al gruppo dove facevamo reiki e parlavamo, per dire che trovavo pericolose quelle cose e per dire loro che secondo me ci eravamo sbagliati, che era la strada sbagliata. Mi risposero che era bene parlarne … che forse le cose si potevano rivedere senza per questo sospendere l’attività del gruppo, che dopotutto rappresentava un diversivo e anche un punto di riferimento per alcune delle persone che vi prendevano parte e che come lo usavano come antidoto alla mentalità materialista, alla noia e alla routine quotidiana, del lavoro e della famiglia.
Tuttavia, io non volli più tornare nel gruppo e loro non mi cercarono, perché fui risoluta nella mia scelta. Diversi mesi più tardi venni a sapere che il gruppo si era sciolto a causa di diversi incidenti, problemi di salute e personali che avevano colpito a turno ciascuno dei suoi membri. E meno male che ne ero uscita prima!
Nel frattempo, avevo iniziato a vivere fenomeni strani, per quanto di intensità comunque moderata: avevo incubi molto frequenti riguardanti i demoni, incubi in cui i simboli usati in reiki balenavano di fronte ai miei occhi assumendo forme distorte, sperimentavo stati di angoscia, ma soprattutto, quando ero sveglia, diventavo vittima di strani incidenti domestici che capitavano solo a me in famiglia (mi cadevano le cose che prendevo in mano come se qualcuno me le portasse via dalle mani per poi farle cadere, oppure un mobile si spostava da solo mentre io passavo così ci andavo a sbattere contro, e altre volte mi sentivo spingere di modo che rischiassi di perdere l’equilibrio). Avevo percezioni strane, come di essere “sotto attacco”, e avevo ispirazioni sotto forma di idee e concetti mentali, le quali corrispondevano al significato di frasi provocatorie o atte a spaventarmi (ispirazioni da significato del tipo “che avevo tradito Dio, che ero una fallita, che sarei morta, che avevo rovinato la mia famiglia, che mi sarebbero venute malattie orrende, che nessuno mi avrebbe creduto ma tutti mi avrebbero presa per una pazza”, ecc).
Una sera si arrivò al culmine quando apparve una scritta misteriosa su un muretto di cinta davanti alla mia finestra. Nessuno sapeva chi l’avesse prodotta e quando, era come se fosse spuntata fuori all’improvviso. Quando la lessi, sentii che era rivolta a me. La scritta, in stampatello e a caratteri grandi e neri, riportava il mio nome, anzi il diminutivo con cui sono famigliarmente chiamata da amici e famigliari, seguita dalle parole: “torna da noi”.
A volte di notte si spostava il letto con me sopra, e quindi mi svegliavo. I vetri vibravano come se qualcuno ci battesse sommessamente, ma ripetutamente contro e io intravedevo sagome oscure muoversi attorno al mio letto e me ne sentivo in qualche modo minacciata. Prendevo allora un’immagine della Madonna che P. Jozo aveva benedetto nei pressi di Medjugorje dopo un incontro con i pellegrini, e mi addormentavo con quell’immagine sotto il cuscino. A volte dicevo: - Per favore, Signora, mandali via! -. Io la Madonna all’epoca di quei fatti la chiamavo Signora perché “loro”, quelle entità oscure, la chiamavano così. In quel periodo avevo molti contatti con “loro”, con gli spiriti che venivano a “tormentare” le mie notti, e talvolta anche le mie giornate, e avevo sentito che essi chiamavano la Madonna “Signora”.
Una volta arrivai a pensare che quegli spiriti mi avrebbero voluta ammazzare proprio, perché fu solo grazie all’intervento dell’Angelo Custode se non caddi rovinosamente giù per le scale, visto che avevo ricevuto una spinta mentre le scendevo. Ma alla fine ogni incidente rimase contenuto, non mi fu fatto del male perché “la Signora non lo permetteva”.
Un regalo che mi fece la Madonna in quel periodo fu quello di conoscere alcune persone di un gruppo di Rinnovamento nello Spirito, alle quali raccontai le mie vicende e con le quali iniziai a pregare. Io ho sempre avuto il desiderio di fare parte di un gruppo per condividere valori ed esperienze, per questo ero entrata nel gruppo di reiki e di discussioni spirituali ed etiche. Mi piace stare in compagnia, non sempre da sola. Ci sono dei momenti in cui si procede da soli, ma poi abbiamo bisogno di stare con gli altri e condividere le nostre esperienze e la nostra preghiera con loro. Per me la vera “Chiesa” è questa, stare con gli altri per pregare insieme, come una piccola comunità. Per questo il gruppo di Rinnovamento nello Spirito fu importante per me, perché è come un piccola comunità in cui ho trovato preghiera, luce, ispirazione, conforto e amicizia. In cui ho trovato una dimensione adatta a me per vivere la mia relazione con Dio, tramite Maria Ss.
Adesso queste vessazioni di cui ho fatto esperienza sono praticamente finite, dopo diversi mesi di preghiere e di vita “in Grazia”… negli ultimi mesi erano diventate molto sporadiche e io, sapendo che erano una permissione divina, le accoglievo come un dono bellissimo di Dio per rendermi forte nella fede e nella preghiera. Se mai dovesse capitare dell’altro, lo accoglierò sempre in questo modo, come un Regalo del Signore.
Sono grata a Dio di tutto questo Amore che ho ricevuto … un Amore concreto, che mi ha fatto capire molte cose e mi ha dato modo di scegliere consapevolmente … vorrei non avere mai combinato pasticci né con reiki, né con qualsiasi altro tentativo che avevo fatto in da ragazzina nei confronti del paranormale e del preternaturale … ma questa è stata la mia vita, o comunque un periodo di essa abbastanza lungo e lo devo accettare.
Ora ho una vita normale, ma in realtà vivere “da cristiani”, cercando di seguire Gesù “non è normale” in un mondo come il nostro di ora, che è lontano dal Vero, cioè è lontano da Dio e dal Suo Amore … perciò in realtà la mia vita e la vita di quelli che pregano, credono e sperano … non è normale, ma è straordinaria, è difficile ed è bellissima.

F.