venerdì 11 maggio 2012

Che significato attribuite alla parola "rinuncia" ? Che connotazione le date, e potete scalfire la superficie del suo pieno significato in varie situazioni della vita?



Il concetto di "rinuncia" è ampio e per alcuni già fastidioso solo a udirlo. Non sono pochi coloro che collegano alla parola rinuncia l'idea di un’ascesi preclusa ai pià, di un percorso faticoso. Se la vita va assaporata in pienezza, per quanto in modo intelligente, ponderato, non sfrenato e meramente edonistico, che senso avrebbe parlare di rinuncia in senso positivo, cioè che apporta beneficio.

Per anni molti di noi sono stati abituati a seguire una logica di consumismo, di sfruttamento poco equilibrato delle risorse disponbili. La rinuncia però non deve essere vista solo in un'ottica di purificazione dal superfluo con le sue scorie pesanti, o come un periodo di austerità, ma come uno strumento per renderci la vita più semplice, vissuta con maggiore consapevolezza. La rinuncia non è quindi ostile alla vita, bensì promuove la qualità di essa. Il verbo rinunciare rimanda al significato di deporre la pretesa su una cosa che ci spetta (il che lo pensiamo noi, che ci spetti, perché non è detto che qualcosa ci spetti veramente e legittimamente come noi riteniamo, o nel modo che noi riteniamo).

 L’obiettivo della rinuncia è la libertà interiore, ecco perché la rinuncia è funzionale al miglioramento della qualità della vita psichica, spirituale, ma anche materiale, dato che comunque tutto va insieme.

Chi deve avere tutto ciò che vede, è totalmente dipendente. Non è libero. Si lascia determinare dall’esterno. La rinuncia è espressione di libertà interiore. Se riesco a rinunciare a qualcosa che mi divertirebbe, sono libero interiormente. La rinuncia, però, può essere anche una via per esercitare la libertà interiore. (Anselm Grun)

La mia domanda, sulla quale vi invito a riflettere, è: siamo veramente noi ad autodeterminarci, ad determinare ed arbitrare noi stessi, o piuttosto sono i nostri bisogni a determinarci, per cui le nostre scelte sono sempre e solo in funzione del soddisfacento dei nostri bisogni ?
Un altro aspetto importante della rinuncia è che essa è funzionale all'acquisizione graduale (anche se limitata) di una maggiore libertà interiore e consapevolezza di noi stessi e delle risorse di cui disponiamo e di come ammnistrarle - e lo abbiamo detto - ma vi è anche il fatto che la rinuncia esalta poi il godimento di qualcosa, proprio come non esiste il freddo senza il caldo, cioè gli opposti si determinano a vicenda e l'uno permette all'altro di sussistere e viceversa. In altre parole, chi non è interioremente e quindi anche poi esteriormente capace di rinuncia, diventa poi incapace anche di godimento, poiché entrambi i concetti gli sfuggono.

Una condotta eccessivamente rigida, perfezionista, "ascetica", chiude le porte alla recettività, al godimento della bellezza, del piacere sano (non smodato, non perverso) che in vario modo la vita offre. L’avido , come pure la persona eccessivamente rigida, controllata e perfezionista diventa incapace di godere, di riconoscere il Buono, di riconoscere il Bello, di riconoscere il Lodevole e il Santo che la vita ci mette innanzi, ogni giorno.

Pensate a cosa potete rinunciare per pulire la vostra vita...

. Sigarette
. Bevande alcoliche, vino
. Bibite gassate, dolciumi
. Un acquisto non proprio necessario (forse quel denaro può essere speso meglio)

Ma soprattutto, secondo me, le migliori rinunce da fare sono di tipo etico, cioè inerenti il comportamento:

. Rinunciare alla maleducazione, a risposte sgarbate, brusche, scorbutiche.
. Rinunciare alla polemica sterile, ad alterarsi per questioni futili
. Rinunciare ad un litigio, ad uno scontro
. Rinunciare a voler prevaricare, a volersi imporre, a voler sempre avere l'ultima parola.
. Rinunciare al conflitto
. Rinunciare all'offesa
. Rinunciare alla vendetta
. Rinunciare alla presunzione di avere capito tutto, di conoscere tutto, di essere sempre nel giusto
. Rinunciare al nostro pensiero e sentimento, nel senso di mettere da parte noi stessi per un po' e ascoltare quello che un'altra persona ha da dirci.

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