lunedì 21 maggio 2012

Una di noi racconta: "La strana notte del terremoto"

"Mi sono svegliata e non poteva essere già mattina. Fuori era ancora buio, penso, perché dalle tende filtrava soltanto la luce delle lampade che illuminano la via.

Tutto era calmo e silenzioso, ma il modo in cui mi ero svegliata era insolito: di soprassalto, all'improvviso. Ero perfettamente sveglia, perfettamente lucida. Di solito mi sveglio al bip-bip-bip di una sveglia satellitare, e ci metto qualche attimo a svegliarmi completamente. Invece quella notte, avevo aperto gli occhi trovandomi sveglia e per niente assonnata, come se non avessi mai dormito.

Rimasi per alcuni minuti immobile a guardare la luce che filtrava dalle tende. Mi sentivo vagamente inquieta, ma lo sono da un pezzo, per i fatti della mia vita, e sinceramente non me ne meraviglio neanche più.

Poi è stato come percepire che "qualcosa sopraggiungeva".

"Arriva qualcosa", intuii. Ma non sapevo cosa. Forse una telefonata? Forse sta male qualcuno?

Nella penombra della mia camera, rimasi vigilante, attenta a qualsiasi rumore. E il rumore arrivò. Ma che strano rumore. Profondo, vibrante.

" ma che... che sia un treno? " pensai tra me e me, poiché l'abitazione che mi ospita è costruita a poche decine di metri dalla ferrovia. A volte, nel silenzio della notte, i treni merci sferragliano e sembra passi un esercito, i convogli fanno tremare i vetri delle finestre.

Quindi rimasi in ascolto del rumore, pensando che avrei poi udito il tipico sferragliare dei vagoni carichi. Non avevo paura, mi piace molto anzi  rimanere sdraiata a letto, tra le coperte, ad ascoltare il rumore del treno nel cuore della notte, o poco prima dell'alba: quante volte l'ho fatto, fin da bambina!

Però doveva essere un treno insolito, che le mie orecchie da intenditrice di rumore di treni di notte non riconoscevano. Ma i vetri tremavano, allora doveva di certo essere un treno.

E che treno! Anche il letto si mise a tremare, anzi, ad oscillare, portandosi dolcemente a destra, scivolando come se il pavimento fosse stato fatto di ghiaccio e ci si potesse scivolare sopra. Urtò contro l'armadio, che però non cadde, è fissato, troppo stabile e pesante per oscillare in avanti. Poi il letto tornò a scivolare a sinistra, ed eccolo nella sua posizione di prima: mi sono risparmiata così la fatica di doverlo spostare, è tornato in posizione "da solo".

Tutto ciò è avvenuto in alcune decine di secondi, e io non scesi da letto. Mi sintonizzai sul mio Spirito Custode, sul mio Angelo, che percepivo alla mia destra, più indietro rispetto al mio viso, quindi "appoggiato" alla testata del letto, sopra il mio cuscino.

- Cos'è questo? - gli chiesi.

La sua risposta mi attraverò rapida la mente, e la visualizzai, come spesso accade, sul mio "schermo mentale": earthquake

Sono bilingua, talvolta le parole inglesi mi arrivano in modo più immediato che il loro equivalente italiano.

Terremoto.

Ma come? Qui? In questa zona? Mai.

Di terremoti, dove abito io, non ce ne sono mai stati. Al massimo qualche scossa il cui epicentro sta persino fuori regione.

E infatti. L'epicentro non era da noi, era in Emilia, noi stiamo parecchi km più a nord e poi ci sono le montagne.

Vuoi vedere che succede pure questa ora? Pensai, mentre mi alzavo dal letto e accendevo la luce (non so se sia controindicato accendere le luci in certi frangenti, ma mi ero coricata indossando solo la biancheria intima e, in caso di fuga, non volevo ritrovarmi per strada con solo la canottiera e le mutandine).

Ora, questi episodi, col senno di poi, danno di che pensare. Mentre accade, agisci d'istinto, su consiglio altrui o cerchi di escogitare strategie valide, ma dopo, quando ti fermi a riflettere, viene fuori di tutto.

Per esempio, ricordo ora che mi preoccupai perché non vedevo i jeans che avevo indossato il giorno precedente: forse li avevo piegati e riposti nell'armadio, perché sulla sedia accanto al letto non c'erano. Io di solito i vestiti li appoggio sulla sedia quando mi spoglio per andare a letto. Allora afferrai i primi pantaloni che mi capitarono a tiro: erano rosa confetto, parte di un pigiamino. Ricordo che pensai, con non poco disappunto:

Oh no, adesso mi toccherà fuggire e correre chissà dove con addosso questi pantaloni rosa del pigiama anziché i miei jeans...

Solo dopo essermi sistemata alla meno peggio mi resi conto che parevo essere l'unica in tutta la casa ad essere attiva. Uscii dalla mia stanza e, dal corridoio, sentii che mio padre russava in camera sua. Non si era neppure svegliato! Scesi allora al piano di sotto: dormiva anche mia madre, e non mi sentì neppure arrivare.

Con mia sorpresa, notai che il cane di mia madre, addormentato sul tappeto, aveva a malapena scondinzolato.

Allora è stata tutta una mia impressione o che? Pensai meravigliata.

Nella penombra, notai due occhietti brillare. Era la cagnolina di mia madre: era andata a raggomitolarsi sotto al tavolo e mi scrutava sospettosa. La guardai a mia volta e lei iniziò a uggiolare con voce roca, senza osare lasciare il suo rifugio.

Allora non sono l'unica ad avere sentito quel rumore, quei movimenti.

Andai nella cucina di mia madre e mi versai da bere. Non succedeva niente, così mi chinai sotto al tavolo, allungai una mano ad accarezzare la cagnolina - che comunque non accennava a voler uscire di lì - e tornai al secondo piano, chiundendo alle mie spalle un cancello interno che divide l'abitazione in due ambienti distinti e con ingressi indipendenti.

Mentre salivo le scale pensai che, in caso di sisma, sarebbero forse crollate o diventerebbero pericolanti o inagibili, perciò come via di fuga le dovevo escludere. Se ero di sopra, avrei dovuto imboccare l'ingresso  principale, non scendere nell'altro ambiente. Oppure, avrei potuto calarmi dalla finestra, aggrappandomi alla grondaia.

Dato che però tutto era tornato calmo, mi limitai ad aprire la finestra - era una bella serata - e guardare fuori. Il quartiere era immerso nel silenzio. Soltanto un paio di finestre erano illuminate.

Se fosse qualcosa di serio, la gente sarebbe già in strada. Pensai tra me e me.

Dato che non volevo trascorrere le ore che mi separavano dall'inizio della giornata guardando fuori dalla finestra, mi sdraiai di nuovo sul letto. Stavo per richiudere gli occhi quando tornarono il rumore e i movimenti, diversi però da prima, più lenti, tanto lenti che potei apprezzarli, nel senso che riuscii a capire in che direzione agivano le forze che si intrecciavano sotto di me. Prima fui spostata, di nuovo sul letto, in senso orizzontale, e poi in avanti, quindi erano due linee che si intrecciavano, come una sopra l'altra, come una specie di intreccio di vimini.

- Angelo mio... ma allora devo uscire! Alla terza scossa che arriva, prendo ed esco. -

Ma il mio spirito custode non pareva allarmato per la mia incolumità, percepivo la sua quiete e non gli rivolsi altre domande.

La terza scossa non venne. La attesi per una decina di minuti circa, e poi scivolai nel sonno e non sognai nulla, o almeno non ricordo di avere sognato, e quando mi svegliai tutto era come sempre. Solo il tempo stava cambiando, perché il cielo si era rannuvolato e un temporale era alle porte.

Come è strano il comportamento della gente. Io ero sul punto di uscire, con svariati minuti di anticipo, e mi ero destata di colpo addirittura prima della scossa più potente, come per intuizione, o forse fu il mio custode a svegliarmi. Mio padre e mia madre invece hanno continuato a dormire, ignari di tutto. Di due cani, uno dormiva profondamente, mentre l'altra si era già cercata un nascondiglio e stava in allarme, gli occhi sbarrati.

Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che edifici!». Gesù gli disse: «Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata». (Mc 13:1).

Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina;  perché, venendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quel che dico a voi, lo dico a tutti: "Vegliate"». (Mc 13:37 ).

Sono parole che si prestano bene a descrivere quello che ho pensato riguardo a questa faccenda del terremoto, e non a quella soltanto, ovviamente. Senza la prontezza di riflessi e la recettività (vigilanza) nei confronti dell'ambiente e di quanto accade in giro, attorno a noi e anche in noi, non si può neppure sperare di reagire in modo valido, neppure provarci.

Vigilanza.
Lucidità mentale.
Consapevolezza.
Prontezza decisionale.
Agilità.

Anche se ci sono circostanze per cui, purtroppo, neanche i più svelti e i più svegli ce la possono fare a sottrarsi al pericolo, vale la massima generale che tenere drizzate le antenne aiuta: il nostro è un mondo ostile ai rincoglioniti, ai dormienti (in senso ampio del termine, cioè addormentati non tanto fisicamente, ma mentalmente e spiritualmente, chiusi e presuntuosi)".


Be vigilant at all times