venerdì 13 luglio 2012

Una "piccola" esperienza di vessazione diabolica

Prima Parte:

"Doll Brava" è il mio nickname.


Ho accettato di contribuire a questo blog perché conosco una delle persone che scrivono articoli qui dentro e so che sono persone "buone" e così mi sono fidata.


Sono una ragazza. Scrivo per raccontare la mia piccola esperienza di "vessazione diabolica", almeno così è stata chiamata. 


Diciamo che tutto è iniziato nel momento in cui io "aprii delle porte" ad "entità" malevole,  e lo feci perché in passato fui imprudente e vendicativa e rivolsi una richiesta agli spiriti sbagliati. 


All'inizio le cose riguardanti la magia e lo spiritismo mi parevano tutte scemenze, tutte superstizioni, "roba da Medioevo", come si dice.... credenze popolari e antiquate. Ora invece penso che, superstizione a parte, esistono veramente queste "entità", questi "demoni", queste "forze oscure" perché ho avuto questa esperienza e perché comunque molte persone hanno esperienze di questo tipi, simili o anche diverse, ma riguardanti comunque queste "entità" avverse.


Tutto iniziò quando conobbi un ragazzo. 


Mi piaceva e anche iopensavo di piacergli. Lui mi portò in casa sua, mi offrì un bicchiere di aranciata e poi decidemmo di guardare un film e parlare un po' tra di noi. Era la prima volta che andavo a casa sua, lo conoscevo da appena una settimana.Lo credevo un tipo tranquillo. Io ero una studentessa e lui era già laureato e aveva anche un lavoro. Dopo un po' di film, lui spense il televisore perché disse che si stava annoiando e si concentrò su di me. Pensai lì per lì che volesse solo tentare qualche effusione, per vedere come reagivo. Invece dopo pochissimi minuti mi chiese se volevo avere un rapporto sessuale, ma in quel momento mi parve che le cose stessero andando troppo di fretta, non era quello che avevo in mente io, lo conoscevo da una settimana e volevo aspettare per il sesso, aspettare di avere un dialogo con lui, un minimo di confidenza. 


Dissi che preferivo aspettare ancora un poco, e lui, di fronte al mio rifiuto del rapporto, cambiò atteggiamento. Ne fu molto contrariato. Si arrabbiò e disse che gli facevo solo perdere tempo. Poi mi diede uno spintone facendomi cadere sul divano e iniziò a spogliarsi perché voleva avere quel rapporto a tutti i costi e non sopportava di essere respinto da una ragazza. Si spogliò in fretta, mostrandomi con aria quasi di sfida il suo pene già eretto.


Io a quel punto, ancora sdraiata come ero sul divano, minacciai di denunciarlo se mi avesse violentata e lui, forse intimidito dalle minacce legali, rinunciò al proposito di fare qualsiasi cosa avesse in mente di fare, sesso o non sesso che fosse, e si rivestì (quindi alla fine non mi violentò). Poi mi chiese di andarmene da casa sua, dicendomi che si portava a letto altre donne... e non aveva nessun bisogno di me.


Solo alla fine si addolcì, anzi cercò di ridicolizzare tutto, si mise a ridere e voleva che pure io ridessi, mi disse che era stato solo uno scherzo, che dopo tutto capita di conoscere ragazzi che pensano solo a portarsi una tipa a letto. Queste sue parole non mi furono di alcuna consolazione, né mi fecero ridere. Ero umiliata e arrabbiata. Lo mandai a quel paese e lui non replicò niente, osservandomi mentre uscivo dal cancello di casa sua.


Sicuramente avrà pensato, guardandomi andare via: "una come questa meglio se ne vada, pianta solo lagne, chissenefrega di una così, me ne trovo quante ne voglio". 


Non era un ragazzo cattivo, forse era immaturo, forse era lui che "aveva bisogno" di usare le ragazze, anzi di abusare di loro e del loro affetto o desiderio di relazione. Pensava di poterle poi liquidare come se niente fosse, pensava: "piangeranno un poco, e poi si dimenticheranno dell'accaduto, e pure io". 


Invece io, a quei tempi, ero vendicativa. Altro che dimenticare. 


Mentre tornavo a casa, già una parte di me iniziava a meditare il proposito di fargliela pagare in qualche modo.


Arrivata nell'appartamento in cui abitavo, cercai di calmarmi, ma invano. Ero  sempre più arrabbiata ma non volevo piangere, bensì trovare il modo di restituirgli l'affronto. Doveva imparare la lezione. Per qualche istante pensai di denunciarlo veramente, di andare dai carabinieri e dire che aveva cercato di violentarmi. Purtroppo non avevo nessun testimone del fatto, eravamo solo io e lui a casa sua, era la mia parola contro la sua, e lo stupro, di fatto, non era avvenuto.

Peccato non avessi, all'epoca, delle amiche con cui confidarmi, o un fratello maggiore o degli amici che potessero andare da lui a.... rompergli il culo, così si dice (?) per come mi aveva trattata. Ero sola. Indifesa, e incavolata. 

Sapete, quando si è soli si fanno delle colossali scemenze, perché non c'è modo di confrontarsi con gli altri ed accogliere punti di vista talvolta migliori dei nostri. 


Lì per lì cercai dei "mezzi naturali" per risolvere la questione, le vie legali o chiedere aiuto a qualcuno. Le persone che conoscevo mi avrebbero probabilmente consigliato di gettarmi alle spalle tutta la faccenda e cercare ragazzi migliori con cui vedermi nel tempo libero. E avrebbero avuto ragione. 


Non ero però una ragazza dal carattere tranquillo. Per niente. Anche io ero immatura. Non riuscivo a non pensare a quello che era successo, ad esserne emotivamente distaccata e a rinunciare al desiderio di vendetta. 


Non riuscivo ad elaborare l'esperienza negativa con tutto l'avvilimento e la rabbia che ne erano risultate. Era la prima volta che venivo maltrattata e per me, per l'educazione ricevuta, ciò era semplicemente inammissibile.


Non riuscendo quindi a rassegnarmi e guardare avanti, e non trovando mezzi naturali, legali, ordinari, per risolvere la questione, decisi di provare, per la prima volta, a ricorrere a quelli preternaturali

Non lo avevo mai fatto prima, intendo dire, ricorrere alla magia per ottenere qualcosa ( e razionalmente dicevo a me stessa che non ci credevo per niente ). 


Non avendo alcuna preparazione specifica, né persone specifiche cui rivolgermi (ma anche conoscendo qualcuno, non lo avrei di certo contattato per roba del genere) mi arrangiai come potevo, lo feci per gioco.


Sì certo. Lo feci per gioco e per vendetta, per vendetta e per gioco.


Il risultato fu una specie "di preghiera", o meglio di richiesta, in cui spiegai brevemente il motivo della rabbia che provavo e dissi che volevo essere vendicata. In quell'intenzione misi tutta la mia rabbia e desiderio di rivalsa nei confronti di quel giovane uomo che mi aveva trattata male.


Cosa è stata dunque questa "magia"? Di cosa si trattò? Fu sostanzialmente una preghiera, solo che anziché rivolgere la mia intenzione a Dio, alla Madonna, agli Angeli la rivolsi ai Demoni, o meglio, non proprio a Satanao a Demoni personalmente (chiamandoli per nome) ma in generale a chiunque fosse stato in grado di ascoltarmi. Diciamo che "non feci nomi", e fu più come lanciare un messaggio senza destinatario, e chi lo trova lo trova. Beh, lo trovarono alcuni Demoni, che poi furono quelli che mi "vessarono" per qualche tempo.


Ovviamente mi sentii ridicola dopo avere fatto quella preghiera, anche perché il resto del rituale, trovato su un sito internet, prevedeva anche che dovevo accendere una candela e roba del genere, e questi mi parevano gesti inutili, perché non capivo il loro significato...ma ormai avevo iniziato e quindi conclusi, perché non era difficile eseguire il rituale. Poi misi via tutto, candela e preghiera, e andai a fare una doccia prima di dormire. 


Mentre mi addormentavo, pensavo: "ma sì, tanto l'ho fatto a casa mia, sono cavoli miei se recito strane preghiere e accendo una candela, che vuoi che sia, chissenefrega, mi andava di provare e l'ho fatto".


Devo dire che non ero stata crudele del tutto. Non avevo chiesto la morte,   né la malattia o la disgrazia di quell'uomo che aveva cercato di abusare di me. Lo avevo però voluto "legare", e volevo turbarlo, impedirgli di entrare e di uscire dalla mia vita come aveva fatto, come se niente fosse. 


Fui ovviamente un po' sorpresa nel trovarmi, pochissimi giorni dopo, un sms sul cellulare. Era di quell'uomo: mi aveva scritto che voleva rivedermi, che voleva parlarmi. 


Accettai di rivederlo in un locale pubblico.


Ci incontrammo così in un bar del centro, dove lui mi confidò di avere passato delle strane notti. 


Mi aveva sognata molte volte. Si svegliava di notte, turbato, e ogni volta che si addormentava di nuovo, mi sognava con insistenza. 

Diceva che pensava a me anche quando doveva fare altro, e che non riusciva a cacciare via dalla sua mente il pensiero di me. Ma di notte era peggio, perché mi sognava e stavo diventando rapidamente una specie di ossessione per lui. Disse di provare angoscia, disse che non sapeva se voleva davvero vedermi o meno, ma dato che pensava a me e mi sognava, incontrarmi gli sembrava una logica conseguenza.

Fui sorpresa delle cose che mi disse, ma attribuii tutto al fatto che lui era un uomo giovane e io una ragazza carina, e quindi l'attrazione e il desiderio tra noi erano inevitabili.


Alla fine si scusò per come mi aveva trattata e mi invitò ad uscire con lui per andare ad un concerto. 


Per tutta l'estate ci frequentammo, facemmo l'amore molto spesso (con me consenziente) e praticamente fummo una coppia anche di fronte alle altre persone, agli amici di lui e alla mia famiglia, dato che venne anche a pranzo da me un paio di volte. 


Sembravamo fidanzati.


Avevo dunque ottenuto quel che volevo, di legare quel ragazzo a me.

Io lo trattavo bene, lo ascoltavo e mi ci ero affezionata veramente, e lui a me, tuttavia non penso si potesse parlare di amore. 


La nostra era un'amicizia condita di sesso, ma al tempo stesso, più che una vera amicizia era un legame strano, che ci turbava e ci angosciava in modo inspiegabile. 


Non c'era spiegazione razionale all'angoscia, perché ci pareva di fare tutto in libertà, eppure non ci sentivamo liberi. 


A volte lui mi diceva: - Ti voglio bene, mi fido di te, ma non lo so se ti amo... eppure devo stare con te -. Voleva staccarsi, sganciarsi da me e io da lui, eppure non eravamo sereni con nessuna scelta neppure se presa di comune accordo. Stavamo insieme soffrendo che stavamo insieme ma dovevamo rimanere insieme e questo non è razionale, eppure l'azione di una forza misteriosa tra noi, per quanto "assurdo" possa sembrare mettere le cose su questo piano, era addirittura "palpabile".


Iniziai però ad esercitare la mia volontà perché per me era importante "fermare tutto" e  voler passare passare parte del mio tempo libero da sola, senza di lui, per riflettere. 


Eravamo attratti l'uno dall'altra come per mezzo di una forza misteriosa che ormai chiaro che andava oltre la mera attrazione fisica tra un uomo e una donna; questa "forza" sconosciuta non era, francamente, così potente, ma era efficace entro certi limiti. Per me fu fondamentale capire questo: che qualsiasi cosa io avessi chiamato in causa era potente, ma limitatamente potente. E poteva essere superata.


Quando, con la mia volontà, decisi di stare da sola a pensare, fui però libera di farlo e così mi resi conto che forse avevo cercato di manipolare un tantino le cose. 


Avevo un'amica che si era trasferita all'estero e sapevo che lei credeva in certe cose perché ne aveva fatta esperienza a sua volta. Le scrissi alcuni messaggi per raccontarle la mia situazione con quel ragazzo e lei mi rispose: - Smettila. Sei andata contro il libero arbitrio, cercando di influenzare scelte e comportamento di un'altra persona per mezzo di energie che sono pesanti, oscure, pericolose, che tu non conosci e non sai gestire. Inoltre, il tuo intento è stato egoista, immaturo, per niente vòlto all'accettazione delle esperienze negative, che pure ci tocca prima o poi di fare nella vita e dalle quali possiamo imparare. Cresci! -.


Dentro di me sentivo che l'amica mia, che dopo mesi di silenzio avevo contattato, mi aveva risposto con parole sagge.


Non cancellai il messaggio di risposta e anzi lo lessi e rilessi svariate volte, come volessi farlo entrare nella mente e assimilarne il contenuto. 


Il mio ragazzo non era felice, era deperito e mi aveva anche confidato, oltre quella frase che ho riportato, di avere strani pensieri, di sentirsi depresso e di provare a volte persino uno strano e vago desiderio di morire.


Come? All'improvviso? Settimana dopo settimana quel giovane uomo arrogante e sicuro di sé era diventato insicuro, malinconico, e accusava strani malesseri e pensieri di morte.


Ero allibita... io non volevo questo! Volevo solo ... già cosa volevo? Una stupida, infantile vendetta? Un compagno del cuore? In quel modo?!


Non pensavo neppure più a quella preghiera, anzi, a quella magia... perché tale fu. Ero molto scettica, e dicevo che era merito mio, del fatto che ero attraente, dolce, disponibile, se lui stava con me. Di certo, ci avevo messo di mio, ma rimaneva un fondo di oscurità in quella faccenda. 


Rimanendo sola per riflettere sulla mia relazione con quel ragazzo, ebbi modo, un fine settimana, di accettare l'invito di un'amica di vecchia data, con cui non mi sentivo da molti mesi, di trascorrere un weekend presso una comunità missionaria, per svolgere del volontariato e stare con persone giovani e simpatiche. Accettai l'invito perché nei mesi precedenti uscivo sempre e solo con il ragazzo e non frequentavo altra gente: volevo cambiare giro.


La positività della comunità missionaria mi diede speranza, mi sentii immersa in energia pulita, tra persone liete, oneste, senza "scheletri nell'armadio" come invece ne avevo io. 


Ad un certo punto mi tornò pure in mente quel mio bizzarro rituale, quel mio desiderio di vendetta. Fu come se la mia coscienza "si risvegliasse un po'" e cominciasse a parlarmi. 


Allora trovai il coraggio di raccontare questo fatto ad alcune persone lì presenti, tra cui una ragazza, la quale mi disse, senza mezzi termini: - Hai fatto ricorso alla magia per fare innamorare un uomo di te ed averlo come compagno? Perché da sola non eri riuscita a conquistarlo...ti aveva usata...e tu quindi hai pensato bene di vendicarti e di ricorrere a forze oscure, a potenze "altre", che neanche conosci... per avere quello che non riuscivi ad avere in modo normale, naturale, limpido. Ma ti rendi conto? Ma la dignità tu dove ce l'hai, sotto ai piedi? -.


Le parole di quella ragazza furono dure, dette così davanti a tutti poi. Arrossii violentemente perché nessuno mi aveva mai parlato in quel modo, così duro. Allora ricordai anche il messaggio dell'altra amica, che avevo letto e memorizzato. Era tutto collegato: avevano ragione loro. Ero stata immatura, superstiziosa nel senso che pensavo scioccamente di poter "scomodare" energie aliene e sconosciute ai più, o persino negate da molti, per i miei stupidi e meschini "moti del cuore" !


Dovevo ammettere che non avevo scuse e che dovevo iniziare a prendermi un po' di responsabilità e "crescere" anche dal punto di vista affettivo: non si può pretendere di ottenere l'amore di una persona, l'amore di un uomo,  e neppure giustizia o vendetta nei confronti di un torto subito, pregando entità indefinite, spiritiche per giunta, né mettendo in atto studiate strategie di seduzione e malizia.


Mi resi conto che, pensando di vendicarmi o di fare qualcosa di semplicemente "eccentrico", avevo preso in giro e danneggiato in realtà solamente me stessa.


Non avevo mai capito quanto era divertente e bello essere spontanea,  essere leale, amare veramente le persone ed avere il loro affetto senza ingannare, senza esibirmi, senza recitare, senza magia


Non sapevo proprio accettare le contrarietà, il rifiuto degli altri o semplicemente non tolleravo che le cose andassero in modo diverso da come io desideravo, e questo era molto infantile. 

Proprio da bambina viziata.

Tornata a casa dopo quel weekend di dialogo, preghiera e di lavoro nella comunità missionaria, mi sentivo tuttavia ancora dubbiosa. Forse stavo immaginando tutto, ero scettica, non potevo credere a superstizioni del tipo della magia e roba del genere. Superstizioni. Scherzi della nostra mente. 


Non ci sono altre "forze" all'infuori di quelle che studiamo a scuola o all'università nei corsi di fisica e simili. Non ci sono altre "forze" all'infuori di quelle dette naturali. 


Pensavo tutto questo per cercare di tranquillizzarmi da sola. Non poteva essere in azione nessuna forza ignota o malevola tra me e quel giovane uomo, solo il semplice fatto che ero una ragazza carina, e che ero riuscita "a conquistarlo" in qualche modo. A legarlo, d'accordo, ma per vie del tutto naturali, fisiologiche, di normale attrazione sessuale, intellettuale, amicale.


E il resto non veniva da me, però.


Qualche giorno dopo, andai a casa del ragazzo e lo trovai in condizioni pietose.


Non l'avevo mai visto in quello stato. Lo trovai raggomitolato sul divano del salotto, e dovetti aiutarlo a mettersi seduto. Mi disse che aveva trascorso un fine settimana orrendo, pieno di angoscia e di pensieri che più negativi non li aveva mai avuti. Poi si mise a piangere. Piangeva come un bambino spaventato e confuso. Cercai di confortarlo, ma invano. Riuscii  solo ad infondergli un po' di speranza dicendogli di non ascoltare pensieri negativi, perché io sapevo che c'erano ancora cose buone nel mondo, e persone buone. Ascoltando queste mie parole, si rassicurò un po' e riuscì a tirare avanti nei giorni successivi, continuando ad andare al lavoro. 


In quei giorni, io iniziai a provare il desiderio interiore di cambiare,di diventare più donna e meno ragazzina, e così un pomeriggio cercai e trovai la roba che avevo usato per "fare la magia" contro quel ragazzo, e buttai via tutto, dicendo a voce alta che non volevo più niente di quelle cose, che dichiaravo tutto finito, tutto spezzato, tutto distrutto.


Anche se ripetevo a me stessa la filastrocca mentale che non esistevano altre forze all'infuori di quelle fisiche e naturali, sentivo che dovevo mettermi a pregare per spezzare un legame che naturale non era, che non sottostava alle leggi note, ma che pure sentivo come presente, come realmente esistente.


Proclamai dunque a voce alta: - Dichiaro che questo legame tra me e quel ragazzo, se provocato da forze oscure che non sono io, è spezzato, è distrutto, non lo voglio più! Amen! -.


Poi, vincendo scetticismo, timidezza e vergogna, decisi anche di andare a confessarmi veramente con un sacerdote, anzi un frate, molto buono e attento ad ascoltare le persone, che vive in un convento nella mia città. Fui onesta e ammisi di avere voluto prevaricare e legare a me una persona. Parlai anche della mia rabbia e desiderio di vendetta. Notando che il mio proponimento di non cadere più in simili errori e meschine dinamiche di rivalsa era sincero, ottenni l'assoluzione e in quel momento stesso visualizzai dentro di me come un laccio che si spezzava, lo visualizzai sul mio "schermo mentale" sotto forma di una specie nastro di raso rosso che si scioglieva delicatamente, non dal mio polso, ma da quello del ragazzo, e poi svaniva.


Fatto questo, rimasi ferma nel mio proponimento di essere leale e comunicai al ragazzo che dovevamo fare una vera scelta: se fossimo rimasti insieme, la nostra sarebbe stata una relazione onesta e lieta, più matura, senza negatività. Sarebbe stata una libera scelta di entrambi, una scelta naturale, responsabile, umana, senza costrizioni. Diversamente, ci saremmo lasciati, non saremmo cioè più usciti insieme come una coppia e non avremmo più fatto sesso insieme. Lui rispose che non voleva impegnarsi con me, che mi vedeva come la sua migliore amica (!) come una confidente, come una sorellina, e che gli piaceva il sesso e che sentiva che c'era stato un legame strano tra noi, diverso, artificiale, non naturale. Ma non mi voleva come vera compagna, al di là di ogni seduzione e di ogni magia di sorta.


Era la prima volta che lui riusciva a rivendicare il suo arbitrio innanzi a me, era la prima volta dopo molti giorni che si esprimeva in modo schietto con me, senza lagnarsi.

Quindi il cambiamento, come ci fu per me, ci fu pure per lui, in termini di una ritrovata e rinvigorita libertà decisionale.


Allora ci lasciammo e ci sentimmo a modo nostro liberati. Andammo anche nella chiesa del convento di quel frate che conoscevo e pregammo brevemente volentieri, nonostante ogni scetticismo di fondo che lui pure aveva, per ringraziare che fosse finita, che fossimo riusciti a separarci con una libera scelta.


Poi fu tutto più facile. Non provai più nessun desiderio di avere quell'uomo, anzi iniziai a chiedermi come avevo fatto, nei mesi precedenti, a stare con lui. Non mi piaceva più, non mi attraeva più. Guardavo al passato e pensavo: "ma che ho fatto, ma come ho fatto, ma non aveva senso".


Non provai mai più desiderio di vendicarmi di nessuno e compresi che è sciocco e pericoloso fare ricorso alle forse occulte per coercire la libertà di scelta degli altri e manipolare in modo nascosto le situazioni e le persone per servire il nostro interesse in modo egoista. 


Contenta di questo mio progresso, dell'avvenuto salto di qualità in termini della mia maturazione psico-affettiva, pensavo di poter trascorrere una vita normale, tranquilla, piena di impegni gioiosamente affrontati e di relazioni umane positive. 


Mi sbagliavo.


Passarono mesi, e poi mi fu "presentato il conto". Con queste parole intendo dire che feci esperienza di come le "forze oscure" di cui negavo ma al tempo stesso affermavo l'esistenza si presentarono nella mia vita in modo diverso da prima, in modo disturbante. Non certo per rendermi un servizio, ma quasi per rimproverarmi, castigarmi, vendicarsi, vessarmi. Non so bene neppure io che cosa volessero, fatto sta che per qualche tempo non vollero lasciami in pace e lasciarmi proseguire contenta su vie di relazioni positive e leali.


Concludo qui la prima parte: questo post spiega come tutto è iniziato, i presupposti, lo svolgimento, e il cambiamento di disposizioni interiori, che poi, suppongo, è condizioni indispensabile per il bene, cioè la volontà di bene, volgere il cuore e la mente a ciò che è bene veramente, e che non è relativo al mero soddisfacimento di egoistici desideri.





Parla Nobisco: abbiamo deciso di dare spazio alla "testimonianza" di questa ragazza perché emergono alcuni elementi in essa sui quali vorremmo soffermarci brevemente.


1. Il tipo di persone coinvolte nella vicenda: una ragazza e un giovane uomo. Ma che persone sono? Il giovane uomo si rivela da subito essere una persona disturbata, quasi ai limiti dello stupro, in cerca di un rapporto sessuale che non può avere, in cerca di poter abusare di una ragazza la quale sperava di trovare in lui un possibile compagno, non solo un uomo con cui avere un'esperienza sessuale.  La ragazza a sua volte è immatura: offesa dal torto ricevuto dall'uomo e incapace di trovare soluzioni razionali e naturali (una denuncia, chiamare le amiche o degli amici) come pure di elaborare emotivamente l'esperienza negativa e gettarsela alle spalle, decide addirittura di vincere ogni scetticismo e adottare una logica apparentemente irrazionale e superstiziosa: quella del ricorso al "preternaturale", inteso persino in senso negativo, oscuro, diabolico. La "magia" è vista come il mezzo per "ottenere ascolto" ed essere esaudita da "potenze misteriose" , dai demoni, che, pur non facendo parte dell'immaginario acquisito né delle percezioni extra sensoriali della ragazza (almeno non all'inizio) ad un certo punto decidono di intervenire dapprima in modo pressoché nascosto ed invisibile (la ragazza si limita a fare menzione di un "qualche tipo di forza sconosciuta") e poi in modo manifesto (nella seconda parte della testimonianza).


Ci pare palese il collegamento tra la tentata violenza sessuale, il torto subito, la rabbia e l'immaturità di chi, non sapendo gestire adeguatamente un problema, pensa bene di invocare "intelligenze spirituali" di cui non conosce nulla, in modo imprudente, oscillando non tra la tentazione e la rinuncia ad essa (saremmo già nel campo della fede e dell'etica) quanto piuttosto tra un "non ci credo ma vorrei fosse vero e comunque chissenefrega se lo faccio" che è tipico di un atteggiamento immaturo, poco recettivo, egocentrico e che denota ignoranza ed impreparazione spirituale oltre che immaturità psico-affettiva e solitudine esistenziale.


La ragazza non è "stupida" ma era incapace di elaborare le esperienze negative e di circondarsi di persone amiche, riuscendo invece solo a desiderare di vendicarsi, per quanto in modo eccentrico e pericoloso.


2. Ignoranza spirituale e mancanza di sensitività. Chiunque abbia un minimo di cognizione riguardante le entità spirituale e il loro modo di agire, e un briciolo di buon senso, si guarderà bene dal ricorrere ai "servizi dei demoni" per ottenere cose di una futilità impressionante, o per inseguire umani e mediocri "moti del cuore", appunto. 

E' vivamente sconsigliato cercare di ricorrere alle potenze diaboliche per ottenere non importa che. Come si suol dire "chi entra nella bottega di Satana" paga spesso un prezzo altissimo, magari non subito ma anche a distanza di anni, un prezzo di turbamento, di non-pace, di ossessione, di prigionia emotiva e spirituale, a volte anche di separazione, disperazione, di malattia e di morte, se non la propria, quella di qualcuno che ci è vicino (i demoni colpiscono chi vogliono e chi riescono a colpire, anche persone della stessa famiglia, ignare di quanto era stato fatto, ma vulnerabili).

3. Intervento positivo tanto da parte della razionalità della ragazza, comunque presente, e quindi della ragione (la Ragione è "figlia di Dio") quanto delle persone che lei ad un certo punto si mette a frequentare (i giovani della comunità missionaria) la quale la esortano a "fare il pieno di positività" e a diventare responsabile.


4. Vediamo come a questo punto la ragazza fa una sua scelta personale, di  rompere una relazione che portava angoscia tanto a lei quanto al giovane uomo che stava con lei e che lei aveva, naturalmente e/o preternaturalmente "legato" e di "voler crescere" e puntare a qualcosa di meglio che una storia di sesso angosciante ottenuta mediante... il sesso come pure mediante l'intervento inizialmente dubbioso ma poi manifesto di alcuni spiriti diabolici (quelli che evidentemente avevano deciso di "ascoltare" il messaggio senza destinatario nominale della ragazza).


NON FATE COSE DEL GENERE.



Seconda Parte:


Ho concluso la prima parte spiegando come tutto era incominciato e come mi ero resa conto di dover cambiare alcune (o molte) cose di me stessa, del mio modo di relazionarmi con gli altri e di gestire le contrarietà e le ambizioni.


Avendo compreso la necessità del cambiamento e deciso di agire di conseguenza, ero entusiasta di poter riconoscere e adottare comportamenti più maturi e compiere scelte relazionali oneste e responsabili.


Non ero tuttavia preparata a gestire quelle forze avverse che si scatenarono contro di me per qualche tempo in seguito alla mia decisione di abbandonare completamente qualsiasi altro tipo di ricorso alla magia.


Un mattino che dovevo andare a lezione all'università mi svegliai con la netta sensazione di non essere da sola in camera. Mi pareva ci fosse qualcuno, più di uno.


Ero sveglia, non sognavo. Mi misi seduta sul letto e mi guardai attorno. La luce del mattino filtrava dalle tende. Vidi con i miei occhi delle sagome scure che si muovevano in camera mia, a poche decine di centimetri di distanza dal mio letto. 


Non saprei dire come fossero, suppongo fossero entità di qualche tipo, non vidi nessun dettaglio, per esempio, facce o nasi o bocche, solo forme scure che si muovevano rapidamente e mi sentivo osservata da loro. 


Questo durò un minuto al massimo, poi io cambiai posizione perché volevo accendere la luce e anche alzarmi. Quando iniziai a muovermi, una di queste sagome scure si avvicino a me e anzi direi che spiccò un salto e salì così sul mio letto. Da scura che era, cambiò colore e diventò blu elettrico. Allora pensai che doveva trattarsi di una qualche forma di energia. Era circa sferica e sembrava "elettrica". 


Si avvicinò ancora a me (io ero stupefatta e non mi veniva in mente niente da dire o da fare), ma lentamente.


La guardavo meravigliata. Quando fu a meno di trenta centimetri di distanza da me, emise pure un suono. 


E che suono!


Stava ridendo.


Sì sì, erano proprio risatine quelle che udii provenire da quella piccola sfera di energia che pure pareva avere volontà e intelletto propri, in qualche maniera.


Era come se facesse un verso del tipo: - hi hi hi -. Come una risatina.


Era piccola. Fatta di energia. E stava innanzi a me ridacchiando.


Devo essere completamente ammattita.


Una parte della mia mente rifiutava quel genere di esperienza, perché non riusciva a comprenderla, ad interpretarla, a collegarla a qualcosa che io potessi avere studiato a scuola o sentito altrove. 


Eppure la stavo vivendo e la ricordo ancora oggi, vividissima.


Uscendo dal mio stupore (beh, non potevo rimanere allibita per interi minuti) mi venne spontaneo aprire la mano verso quella forma di energia e non appena "le offrii il palmo", lei ci saltò sopra. Quella sfera di energia che se la rideva del mio stupore, quell'entità insomma, era piccina e mi stava sul palmo di mano. 


Bellissima. 


La fissavo nei suoi bagliori che avevano un colore elettrico, notando anche che il contatto mi aveva dato una sensazione come di ricevere una piccola scossa, eppure la mia pelle non riportò ustioni o altri segni. Era però un contatto con una qualche forma di energia.


- Che figata -. Mormorai, al che la piccola sfera ridacchiò di nuovo. Sembrava si divertisse.


Poi gli altri, che erano rimasti sul pavimento, più distanti dal letto, si mossero di nuovo e io ebbi l'impressione che parlassero a quello che stava nel mio palmo di mano. 


Allora l'entità con cui avevo avuto un contatto cercò di saltarmi addosso e io percepii questo comportamento come un atto di aggressione perché io iniziai a dire: - No! no! - ma quell'entità continuava imperterrita i suoi assalti, ma era davvero piccola e ad un certo punto io mi sottrassi all'attacco, scesi in fretta dal letto e uscii dalla stanza, piantando in asso tutti quanti, sia la sfera blu che il resto della sua compagnia. Non mi seguirono.


Quel giorno però e anche quelli successivi mi sentii proprio "presa di mira". Più che veri atti di violenza, si trattava di sorta di dispetti, ma maligni. 


Quelle entità parevano volermi esasperare. Quando stavo in camera mia mi sentivo osservata e a volte (sarà stata una mia impressione, non lo so) persino derisa. Mi sentivo tirare per i vestiti, tirare i capelli. Qualcuno muoveva coperte e lenzuola quando cercavo di addormentarmi o cercava di muovere persino il letto. 


Potevano, entro certi limiti, spostare oggetti fisici, perché aprirono improvvisamente un'anta del mio armadio e rovesciarono a terra rapidamente più vestiti che poterono. 


Una sera che ero in cucina riuscirono a colpirmi lanciandomi contro un pezzo di... zucchino, visto che stavo tagliando delle zucchine. Fa ridere a leggerlo così e a pensarci, ma è successo veramente e devo dire che quando un pezzo di zucchino crudo ti arriva addosso all'improvviso e a velocità sostenuta centrandoti quasi in un occhio non ti viene voglia di metterti a ridere per niente. Non ho mai pensato di avere doti di telecinesi (TK), erano loro, quelle entità eteriche malevole e dispettose, a muovere gli oggetti e cercare di colpirmi con essi.


Non erano però vere e proprie violenze quelle che subii. Non tentarono di uccidermi, ma era chiaro il loro intento dispettoso e malizioso nei miei confronti. D'accordo, non mi strangolarono nel sonno, ma non posso certo dire che mi vollero bene...


Erano esasperanti.


Mi resi conto che le altre persone non erano coinvolte, quella sotto attacco ero io e solo io. Tuttavia, una volta una bambina, nipote piccola della vicina di casa, bussò alla porta del mio appartamento per... chiedermi di andare in bagno (non funzionava quello della vicina, l'idraulico ci stava facendo dei lavori). La accompagnai dunque in bagno e aspettai sulle scale che uscisse. Lei poi (bambina di cinque o sei anni) volle entrare in camera mia per vedere le bambole. Sì perché io tenevo in camera, all'epoca, alcune bambole Barbie che avevo tenuto da quando ero piccola, ben vestite di tutto punto e pettinate. Erano tutte in fila sopra uno scaffale. La bambina ne era attratta.


Le permisi di entrare in camera mia ma dopo pochi minuti la piccola uscì per dirmi che "dei signori" (signori? vabbè, era una bambina educata e parlava così, chiamando "signori" oppure "signore" le persone che non conosceva e non sapeva come catalogare) volevano parlare con me.


Sorpresa dalle parole della bambina, entrai in camera a mia volta, solo per sentire le entità (saranno state quattro o cinque, non di più) sghignazzare spassosamente. 


La bambina non era spaventata dell'accaduto, ma era perplessa. Non so ora, a distanza di anni, se ricordi questo fatto (penso l'abbia rimosso non trovandovi alcuna logica, ma io ce la trovai io).


Fu interessante però notare che altre persone potevano percepire quello che percepivo io, ma non tutte le persone vi riuscivano. Si dice che i bambini siano più propensi ad avere percezioni extra sensoriali. Può darsi ma penso che dipenda dalla persona, che la sensitività sia individuale e variabile nel tempo, e che una persona recettiva abbia questo genere di percezioni sia da bambina che da adulta, mentre persone poco recettive non vivono questo tipo di esperienze percettive né quando sono piccoli né quando crescono.


Quelle entità erano buffe e dispettose, spassose e vagamente maligne. 


Più dispettose che altre, e la situazione, alla lunga, risultava logorante. Temendo che le cose potessero, anziché migliorare, peggiorare, decisi di tornare nel convento del frate presso cui mi ero confessata la prima volta...


...non ero però disposta a raccontare ai frati queste mie esperienze perché pensavo non mi avrebbero creduta. Tuttavia, ebbi un'idea: chiedere una benedizione. Vedevo che le persone chiedevano benedizioni individuali, o una preghiera per i loro problemi e allora lo feci pure io.


Non lo feci per superstizione, ma per fede, sperando in un piccolo aiuto "dall'alto" che non tardò ad arrivare.


Infatti, tornata a casa, mi venne l'idea di telefonare al parroco a chiedergli di venire a benedire le stanze in cui abitavo, specialmente la mia camera. 


Erano anni che quegli ambienti non venivano benedetti. Di certo lo stabile era stato benedetto, la casa intendo, ma chissà quando. 


Così cercai il numero di telefono del parroco, era in elenco, e telefonai. Non si meravigliò della richiesta, per lui era un'attività ordinaria andare a benedire le abitazioni.


Arrivò l'indomani all'ora stabilita con un aspersorio, recitò una breve preghiera e poi passò di stanza in stanza benedicendo e spargendo poche gocce d'acqua con l'aspersorio. 


Non mi aspettavo niente, era tutto così rapido e semplice, invece notai con rinnovato stupore un fenomeno strano. 


All'inizio pensai fosse polvere, che si fosse alzata della polvere grigiastra in strani cumuli allungati. Invece i cumuli, sollevati di almeno venti centimetri dal pavimento, assunsero forme che ricordavano vagamente quelle di serpenti, e scivolarono tutti quanti, uno dopo l'altro e in fretta, fuori da camera mia. 


Non vi tornarono più.


Pareva che la benedizione li avessi infastiditi al punto da rendere la mia stanza, come pure il resto dell'appartamento, un luogo per loro fastidioso e insopportabile.


Non raccontai al parroco di quello che avevo visto, non so se lui pure l'avesse percepito o soltanto io.


Decisi però che anzitutto non avrei mai più fatto cose che riguardavano quel genere di entità (niente magie, niente di niente) e poi avrei continuato ad avere quel minimo di fede e riconoscenza nell'aiuto del Cielo. Aiuto che ho sperimentato varie volte e in cui credo, per quanto ovviamente sia un aiuto ponderato e saggio, non un atto superstizioso e magico, non la soluzione pronta ai nostri problemi, ma un conforto e una luce preziosa per fare scelte accurate e positive, trovando sempre una via di luce e di speranza, di crescita e di integrità morale.


Vivo la fede come vivo le opere, nel senso che per me tutto deve tradursi in comportamenti veramente leali ed onesti, senza ipocrisia, senza pomposità, ma onesti e cordiali, questo sì.


Ho poi letto altre storie di vessazioni e mi sono resa conto di come a me le cose siano andate bene... ho letto infatti testimonianze di esperienze ben più pesanti, paurose e difficili da gestire. 


Vessazioni tali che una persona voleva suicidarsi, vessazioni per cui ci furono persone che pensarono di impazzire, che non riuscirono più a lavorare o studiare o sposarsi. Vessazioni che poi diventarono vere e proprie possessioni. 


Penso che la differenza di intensità dei fenomeni dipenda da una permissione divina o anche dalle scelte individuali, cioè dal fatto che una persona decida di rinunciare all'odio, all'egoismo e alla vendetta e vivere bene, con benevolenza verso tutti, dando e ricevendo amore, e non odio o invidia o rancore. 


E' una mia idea, probabilmente le variabili in gioco sono molteplici, ma penso che molto dipenda "dal cuore di una persona", dalle sue disposizioni, dalla sua fede e anche dall'amore di chi le sta intorno e dall'aiuto che riceve o non riceve, dalle parole sagge che le vengono o non le vengono rivolte, dalle benedizioni, dalla preghiera. 


Non serbo alcun rancore, nessuna paura, nessun odio. Penso che anzi l'amore e l'onestà siano e sempre saranno le "carte vincenti", insieme alla fiducia nell'aiuto di Dio. Che sempre aiuta, anche quando a noi ci pare che no, ma solo perché seguiamo sempre la nostra logica umana, che non sempre coincide con quella del Cielo. I modi e i tempi non li sappiamo, ma penso che ci è richiesto di fare la nostra parte. A volte basta poco per stare meglio o per risolvere una situazione, a volte ci vorrà più tempo, ma penso che ne valga la pena perché sono esperienze che insegnano, che aprono un varco e ci fanno capire che esiste qualcosa di più di quello che ordinariamente pensiamo esista. 


Io per esempio all'inizio, quando ero molto scettica e non volevo considerare niente di quello che pure percepivo, mi ripetevo, come un mantra, che le sole forze esistenti sono quella della fisica...le forze naturali. Invece ora penso che la Realtà sia più complessa, che vi siano forze che non conosciamo, che magari potenzialmente potremmo anche conoscere e studiare, e allora per noi quelle forze, quelle energie, sono preternaturali, eppure sono anch'esse esistenti. 


Esiste cioè molto più di quello che conosciamo o che abitualmente percepiamo.


Il messaggio che vorrei poter dare è comunque quello di perseguire vie di bene, di onestà intellettuale, integrità morale, etica e fede, e non farsi coinvolgere in pratiche pericolose perché potrebbe andare male, peggio di quello che ho avuto io. Il mio consiglio è quello di cercare le cose del Cielo perché sono le uniche valide, non quelle degli spiriti coinvolti nelle pratiche di magia, non quelle dei demoni cioè, atte solo ad ingannare o a dare l'illusione di avere o di fare qualcosa di buono o efficace, ma in realtà poi non è così. Il messaggio che vorrei dare è anche quello di non essere completamente scettici verso tutto ma lasciare un margine al dubbio e alla possibilità, senza però diventare creduloni, né superstiziosi, ma avere una fede semplice, ragionevole, saggia, senza pomposità, né fanatismi di sorta.