martedì 3 luglio 2012

Sviluppare la "sensitività" quando presente in latenza: continua a lavorarci su...

Riassumiamo in queste righe una conversazione avvenuta ieri sera tra due nostre conoscenti. Premettiamo come sempre che tali conversazioni non sono soventi, e che hanno luogo tra persone effettivamente normali, anche se la parola normale...

... convenzionalmente, per "normale" intendiamo "più frequente". Oppure persone che non presentano aspetti di eccessiva stravaganza, o di patologia.

Okay, quindi la conversazione è avvenuta tra persone sane e piuttosto... colte, nel senso che si tratta di due giovani donne laureate, per niente "matte", che chiacchieravano tra loro riguardo alla loro "sensitività".

Tra un sorso e l'altro di una bibita fresca, abbiamo ascoltato il dialogo tra loro, e ora riportiamo quanto segue:

La domanda della prima ragazza, da cui era sorta spontanea l'amichevole conversazione, suonava più o meno così:

 - Perché ci sono poche persone che possono vantare doti di sensitività, o spiccata recettività nei confronti degli aspetti del Reale che sfuggono ai più, e che molto considerano, ahimè, mera fantasia?-

La risposta della seconda ragazza suonava invece più o meno così:

-  Bella domanda, la tua. Me la ero posta pure io. E' una domanda che riguarda non tanto l'esistenza di Dio o degli Angeli o delle Anime o degli spiriti in generale (in ogni cultura essi sono presenti, in qualche modo... seppure soggetti a differenti interpretazioni da parte degli esseri umani), quanto piuttosto il concetto di "sensitività".

Sensitività. Recettivita. Intuizione. Sesto senso. Come cavolo lo vuoi chiamare...

Nell'ambiente anglosassone, le persone si occuparono molto più di noi italiani di parapsicologia e fenomeni paranormali nelle loro varie forme (senza per questo sconfinare in pratiche spiritiche in senso stretto).

Le persone con facoltà diciamo "sensitive" o spiccatamente intuitive, in lingua inglese vengono chiamate "psychics", termine che non deve trarre in inganno perché non significa né "psicologi" né "psicopatici". Significa "sensitivi".

In Inghilterra e negli Stati Uniti vi furono, negli ultimi due secoli,  diversi gruppi di studio (tuttora ve ne sono) che si occupano di paranormale, e nessuno se ne meraviglia più di tanto. Molti anzi sono disposti a ritenere tutto ciò in qualche modo possibile.

Non so come sia la situazione in Italia...

Va da sé che se diverse decine se non centinaia di persone o anche più hanno avvertito il desiderio o la necessità di dedicare parte del loro tempo e risorse allo studio e all'indagine sul paranormale, ciò indica che molte persone hanno più volte affermato di avere fatto esperienza di fenomeni preternaturali o soprannaturali, o extra sensibili, o come cavolo li vuoi chiamare.

Se veramente le persone recettive fossero "pochissime", nel giro di pochi decenni, passato l'entusiasmo iniziale, il tutto si sarebbe esaurito.

Invece il filone del paranormale non si esaurisce, nonostante la mentalità materialistica dilagante (sì, ma fino ad un certo punto, perché la spiritualità va sempre molto... "di moda" , e non potrebbe essere diversamente, fa parte di noi). Tutt'oggi, molte persone continuano ad affermare di vivere determinate esperienze. Se si trattasse di uno sparuto gruppetto di persone mentalmente instabili, la cosa si potrebbe etichettare come mera psicopatologia, e il tutto finirebbe tra le mani esclusive della medicina psichiatrica o della neuropatologia.

Certamente le patologie psichiche e neurologiche esistono, purtroppo. Eppure, la sensitività non è una malattia, ma consiste nel semplice fatto che le naturali facoltà percettive di cui tutti disponiamo in modo innato sono presenti in misura maggiore in alcuni individui piuttosto che in altri.

Forse la sensitività, o recettività, è in qualche modo collegata allo stato di benessere energetico di una persona (gli orientali direbbero "di apertura dei chakra").  Non ci sono invece collegamenti, a parer mio, con il grado di istruzione scolastica e universitaria, con lo status sociale o il possesso di beni materiali e denaro. Una persona molto intuitiva e recettiva può essere laureata e colta oppure no, materialmente ricca oppure no.

Se dovessi parlare della sensitività come parlerei, per esempio, di un tratto della personalità di un individuo, direi che gran parte delle doti recettive sono innate. Si nasce così.

Probabilmente vi è una componente ereditaria, non è un caso che molti veri sensitivi (non ciarlatani, non maghi o persone che hanno acquisito facoltà per altre vie) abbiano a loro volta parenti nella loro genealogia che erano sensitivi.

Mia zia ha doti di chiaroveggenza, e così pure una mia cugina di secondo grado, e mio nonno lo stesso: tutte queste persone hanno lo stesso cognome, che è anche il mio. Non penso sia casuale, e soprattutto queste cose "sono emerse dopo" perché quando ero ragazzina non me ne avevano mai parlato né si erano messe d'accordo tra loro per farlo: ce ne siamo accorti da soli, con reciproca sorpresa.

Le doti intuitive comunque le abbiamo tutti, ma veramente tutti, tranne forse persone in cui l'intero funzionamento del SNC o comunque del cervello o di certe aree di esso è compromesso per le cause più svariate (incidente, emorragia cerebrale che ha distrutto zone del cervello, handicap, morbo di alzheimer, morbo di parkinson, neuropatie varie, cancro al cervello... ecc). Oppure nel caso di persone affette da gravi disturbi psichiatrici che alterano profondamente la percezioni e il comportamento: psicosi grave, schizofrenia ecc...

Conosco uno psicologo clinico che lavora in ambito delle neuroscienze che ha valutato diverse esperienze di percezione ESP ritenendole fondate.

Ci sono sostanzialmente due modi di vedere la cosa, a partire dalla medesima asserzione di carattere scientifico:

" Il nostro cervello è un organo complesso di cui si conosce ancora relativamente poco e di cui si ha comunque una conoscenza superficiale rispetto a quanto ci sarebbe da sapere su esso. "

Da qui le opinioni degli scienziati si dividono: chi dice che il cervello immagina, crea, proietta quelli che noi chiamiamo spiriti, o alieni, comprese le anime che certe persone dicono di Sentire. Chi invece dice che il nostro cervello è in grado di percepire queste presenze, che esistono in maniera indipendente dal soggetto percipiente.

Poiché sono state scattate fotografie di entità resesi in qualche modo visibili o che comunque sono riuscite ad usare la loro energia per impressionare la pellicola, e poiché non è vero che la scienza è riuscita a dare giustificazione di certi fenomeni che avvengono, per esempio, durante i riti di esorcismo o anche fuori da un contesto religioso o spirituale in senso stretto, molte persone ritengono che "le entità" esistano eccome, ed in modo indipendente da noi. Ovviamente quelle foto non sono truccate, niente photoshop o fotoritocco! Io non le ho, le foto..... delle persone che conosco ne hanno alcune....le hanno scattate loro, io non ci ho neppure mai provato.

D'altra parte, non sarebbe "presuntuoso" da parte nostra presumere, appunto, di essere gli unici esseri dotati di intelligenza come noi la intendiamo?

Che è questa "pretesa di unicità" ?!

E perché poi il tutto dovrebbe ridursi a quello che noi "chiamiamo materia" ? Il materialismo scientifico, che non è scienza, ma solo una specie di corrente filosofica o di pensiero, vorrebbe che tutto l'esistente fosse riconducibile alla materia come noi la intendiamo, che ogni ente per essere tale, e per esistere, deve essere fatto di materia come noi la intendiamo. E' così?

Quindi, per quanto riguarda noi esseri umani, la nostra esistenza si darebbe solo in ambito materico, terreno, legata al corpo fisico e nient'altro. Quindi, gli "esseri eterici", le "entità", le "persone angeliche" o le "persone animiche"... non esisterebbero, ma sarebbero solo una nostra proiezione mentale, un'elaborazione della nostra mente, prodotto dell'attività del cervello, in soldoni.

Secondo me non è così... certamente tutto per noi passa "per il nostro cervello", anche il modo in cui abbiamo queste percezioni e il modo in cui elaboriamo queste informazioni, come le interpretiamo, come le usiamo, come le valutiamo. Per forza che usiamo il cervello! Ma percepiamo entità esistenti indipendentemente da noi, è questo il punto.

Secondo me e secondo molti, è piuttosto ragionevole e sensato adottare una posizione possibilista, continuando ad indagare anche con i mezzi che la tecnologia mette a disposizione. Se la tecnologia continua a progredire col ritmo di ora, possiamo aspettarci l'ipotetica progettazione di apparecchiature sensibili "alle entità", cioè a queste forme di emissione di energia, in grado di rilevarle e anche di misurarle e valutarle. Perché no? Se gli uomini sono riusciti, nei secoli, a vedere i microbi e persino i virus costruendo microscopi sempre più sofisticati e potenti, è logico supporre che verrà un tempo in cui gran parte di ciò che per ora è "invisibile ai più" diventerà visibile per mezzo della tecnologia, non dei sensitivi, ma ... delle macchine.

Ovviamente c'è un abisso di differenza tra vedere i microbi e vedere o percepire gli spiriti/le entità, o avere intuizioni riguardanti le persone fisiche, gli animali, le situazioni.

Per vedere le entità, oppure per avvertirne la presenza (ma sempre all'interno di un range di percettività oltre il quale non si ha più alcuna percezione) alcune persone non hanno bisogno di nessun apparecchio ausiliario. Ma se ne avessero uno, lo userebbero per ampliare ulteriormente il  range percettivo e stabilizzarlo.

In effetti esistono "aggeggi" che potrebbero aiutare: teoricamente, qualsiasi cosa sia in grado di muoversi con moto oscillatorio... un piccolo pendolo o qualcosa del genere. Non chiedermi di più sulle leggi che regolano i moti, non sono un fisico !

Però qualcosa che oscilla generalmente può modificare il suo moto, oppure, se ruota, invertire il senso di rotazione, in presenza di un campo energetico di un qualche tipo (es. elettromagnetico).

Questo principio mi pare stia alla base della rabdomanzia e della radiestesia. Ovviamente non prendo in considerazione il fatto di usare tali strumenti per contattare entità negative, per fare divinazione o altre cose deleterie. Purtroppo c'è sempre chi, ingenuamente o coscientemente, abusa di tutto questo.

In realtà, basterebbe una specie di antenna...

C'è uno strumentino che si chiama bio-tensore, non so perché si chiami in tale modo. Il principio è simile a quello di una bacchetta da rabdomante, cioè un bastoncino che si piega formando un lieve arco in presenza di campi magnetici naturali (per esempio, falde sotterranee, giacimenti ferrosi) o artificiali (emissioni di apparecchi elettronici, televisore, trasmettitori e ripetitori per le telecomunicazioni) o eteriche (entità spirituali di un certo tipo e potenza).

Per sensitività io intendo semplicemente una marcata sensibilità nei confronti dell'elettromagnetismo naturale e quindi anche di eventuali entità presenti.

Niente a che vedere quindi con i doni mistici, i miracoli, le visioni profetiche, l'occultismo, lo spiritismo, la divinazione, la cartomanzia, il reiki, l'oroscopo, la superstizione, la magia. In altre parole: non devono essere coinvolte in modo diretto (= invocate) entità, intelligenze, altre da noi.


Non lo so perché le persone molto recettive siano poche rispetto alla maggioranza! Generalmente è così un po' per tutte le doti naturali: solo alcune persone (poche rispetto al resto) sono, per esempio, molto brave in campo matematico, o hanno un gran talento artistico o musicale. E così è pure per le persone molto recettive.

Vorrei fossero tante!

Penso che tutte le persone o quasi, se potessero scegliere deliberatamente se Sentire oppure no, sceglierebbero di Sentire !!

Cosa dunque è accaduto?


Al di là di quella che potrebbe quindi essere "la volontà o la permissione divina" riguardo al fatto di riuscire a "vedere oltre il velo" della materia densa, io ritengo che la perdita di sensitività sia anche un prodotto dell'evoluzione che poi non è evoluzione bensì involuzione.


Molte persone hanno tuttavia motivo di ritenere che gli uomini detti "primitivi" o "ominidi" o "delle caverne" avessero facoltà sensitive maggiori alle nostre. In alcune specie animali (selvatici ma non solo) tale recettività è presente.

Il concetto è quello dell'uso e del disuso: quello che usamo si sviluppa, quello che non usiamo si atrofizza e va perso.

Semplicemente, l'evoluzione intesa come adattamento all'ambiente ha fatto sì che il cervello si sviluppasse in un modo piuttosto che in altri, cioè che certe facoltà di esso prevalessero in larga scala.

Bisognerebbe educare le persone alla sensitività fin da piccoli, per esempio, nelle scuole, fin da bambini. In tale modo sarebbe più facile individuare i bambini o bambine maggiormente recettivi/e e aiutarli a sviluppare e gestire il loro talento, prevenendo anche che si caccino nei pasticci entrando in contatto in modo precoce e sconsiderato con entità pesanti e pericolose.

Invece purtroppo molti bambini/e recettive non sono consapevoli di niente, le loro famiglie non lo sono.

I bambini/e molto recettivi (mi pare che qualcuno li abbia chiamati "indigo children", bambini indaco), se non coltivano da subito "il dono" tenderanno a perderlo per il semplice fatto che non lo usano mai o quasi mai con consapevolezza e prediligono invece le altre facoltà che noi tutti sviluppiamo grazie anche all'istruzione scolastica che riceviamo (leggere e scrivere, sviluppare il linguaggio, il ragionamento matematico ecc).

Generalmente si pensa che il cervello, diviso in due emisferi uniti da un complesso di cellule chiamato "corpo calloso", possieda zone della corteccia adibite a diverse facoltà. Il linguaggio ha sede nell'emisfero sinistro. L'intuizione, dicono, in quello destro.

Ovviamente le cose sono molto più complesse di così, ma se noi sviluppiamo solamente certe capacità del nostro cervello, rischiamo di perdere le altre, perché non impariamo a riconoscerle e ad usarle. Più che di facoltà intellettuali, io parlerei di talenti naturali, di predisposizioni.


 Una persona che era molto recettiva da bambina, non è detto che perda del tutto le sue capacità crescendo e smettendo di esercitarle. Generalmente esse rimangono presenti in latenza ed è possibile cercare di ri-attivarle in qualche modo, anche se non si possono sperare i risultati che si sarebbero ottenuti lavorando da subito.



Lo stesso vale per le persone che si rendono conto da adulte di avere un certo grado di recettività spirituale.

Finché un soggetto non è troppo anziano, quindi il cervello diventa troppo vecchio, è ancora in tempo per sviluppare la propria recettività.

A 40, 45, 50 anni e persino 60 anni e più, certi soggetti, se in buone condizioni psico-fisiche, possono ottenere buoni risultati partendo da una recettività latente.

Il lavoro non deve essere troppo intenso, ma deve essere costante. Come la ginnastica...

Un poco ogni giorno. Senza esagerare. Ma che sia ogni giorno.

Le tecniche per sviluppare la sensitività sono diverse: preghiera in primis, meditazione, visualizzazione creativa, frequentazione di luoghi energeticamente puliti e di persone con un campo energetico pulito e intenso, che possa riequilibrare quello di chi sta loro accanto.

Anche l'esercizio dell'amore, del pensiero positivo, di un'attitudine gioiosa e onesta verso la vita, sé stessi e gli altri aiuta ad aprirsi a livello percettivo.

Da evitare le forzature, cioè qualunque cosa implichi l'intervento di qualcosa di esterno, compreso reiki, che poi ha causato vari problemi a diverse persone, catalizzando anche eventuali entità negative che lo hanno strumentalizzato e lo usano, se possono, come veicolo e canale verso le persone fisiche.

Non abbiamo nessun bisogno di cercare di acquisire facoltà e poteri da fuori (dietro pagamento, magari...).

Quindi diffida di chi ti dice di "avere acquisito facoltà sensitive o poteri vari" dopo chissà quale invocazione spiritica, reiki o addirittura dopo avere praticato yoga in modo sbagliato, aprendo un canale verso entità negative eventualmente già presenti nell'ambiente...

tornando alla tua domande: perché le persone recettive sono poche? io risponderei così:

1. Non è propriamente vero che esse siano "poche", è vero piuttosto che poche di esse sono consapevoli e molte invece non ci badano o si autoconvincono che non vale la pena approfondire la questione.

2. la mentalità materialistica ed eccessivamente scettica dominante in questi tempi storici e nel nostro contesto culturale "soffoca" molti tentativi di riconoscere e coltivare la sensibilità latente.

3. la presenza di ciarlatani, occultisti, cartomanti vari... e di una buona dose di ignoranza e superstizione genera ovviamente diffidenza tra la popolazione, rovinando anche i pochi che invece sono veramente e naturalmente recettivi e non sono coinvolti in pratiche occulte o stramberie di sorta, anzi.

4. l'energia pesante, sporca, stagnante delle città e i ritmi frenetici di lavoro e vita cui molti sono sottoposti ugualmente soffoca il riconoscimento e lo sviluppo di facoltà sensitive.

5. l'educazione scolastica o famigliare che non tiene in nessun modo conto di queste possibilità non aiuta i bambini e i giovani a riconoscerle, se ne hanno di notevoli.

6. la selezione naturale e l'adattamento ambientale e sociale ha fatto sì che altre facoltà fossero preferite e valorizzate.



Ma tu intanto continua a lavorarci su, se ne hai il tempo e la voglia... -.